Qualche settimana fa la nipote di un famoso capo di governo italiano defunto, per qualcuno un grande statista, per i più un dittatore che ha preso per i fondelli gli italiani per un ventennio, la nipote, dicevo, ha baciato la sagoma di cartone in scala uno a uno di un famoso capo di governo italiano, per qualcuno un grande statista, per i più un dittatore che ha preso per i fondelli gli italiani per un ventennio. Non era suo nonno, era un cartonato a grandezza – si fa per dire – naturale dell’attuale premier italiano. Un governante di cartone.
Forse la soluzione è quella: il cartone.
Un governo di cartone, fatto di ministri di cartone, in materiale riciclabile.
Poi un’opposizione di cartone e un parlamento tutto di cartone, a grandezza – si fa per dire – naturale.
Che il cartone da molti meno problemi: è sagomabile a piacere, lo puoi bucare, tagliare, pressare, dipingere, incollare. Poi costa poco e se per caso un ministro di cartone ti è venuto male lo butti via, nel contenitore giallo della carta che passano giovedì a ritirarlo, e con pochi euri ti fai un ministro nuovo.
E l’opposizione di cartone, anche, non sarebbe più facile? Un po’ di vinavil e non si dividono più. Però si può sempre strappare. Va bè, fa niente.
Anche per le amministrazioni locali si potrebbe pensare a dei bei modelli di cartone: dai presidenti di regione ai presidenti di circoscrizione, fino ai sindaci dei piccoli paesi di montagna. Dei cartonati solidi, però, mica roba che si imbarca alla prima pioggia.
Sarebbe un bel risparmio per la collettività, tra l’altro.
Tornando un attimo al premier, poi, averlo di cartone, da mandare in giro ai congressi internazionali, ci metterebbe anche al riparo dalle brutte figure: un premier cartonato non fa gestacci, non importuna gli altri premier, cartonati e non, non racconta barzellette. Tutto si svolgerebbe con tranquillità e decoro. Un premier di cartone per un paese di cartone.
Di cartone le case, le strade, gli uffici.
Sembrerebbe quasi di stare in un racconto di Gianni Rodari.
Il ministro dell’istruzione, di cartone, favorirebbe la costituzione di un corpo insegnati di cartone, dentro scuole di cartone.
E il ministro della difesa comanderebbe un esercito di cartone, molto adatto, peraltro, alle missioni di pace di cartone.
Sul fronte interno, poi, il ministro della difesa di cartone, coadiuvato dal ministro dei trasporti di cartone, sotto lo sguardo vigile del ministro dell’ambiente di cartone, manderebbe i suoi soldati di cartone a cercare di sgomberare la Val di Susa.
E a quel punto i No-Tav, che non sono un’opposizione di cartone – loro – avrebbero la meglio e di quello scempio economico e ambientale che è la Tav non rimarrebbe che il ricordo scritto su qualche cartellone, di cartone.
Ma purtroppo non siamo in una storia di Gianni Rodari, io sono solo uno scrittore – si fa per dire – di cartone e mentre lo scontro a Chiomonte si consuma, riesco solo a inventarmi questa storiella per tenere lontana la tristezza che monta insieme all’avvicinarsi dell’apertura (forse…) dei cantieri.
Blog di Diego Finelli
Forse la soluzione è quella: il cartone.
Un governo di cartone, fatto di ministri di cartone, in materiale riciclabile.
Poi un’opposizione di cartone e un parlamento tutto di cartone, a grandezza – si fa per dire – naturale.
Che il cartone da molti meno problemi: è sagomabile a piacere, lo puoi bucare, tagliare, pressare, dipingere, incollare. Poi costa poco e se per caso un ministro di cartone ti è venuto male lo butti via, nel contenitore giallo della carta che passano giovedì a ritirarlo, e con pochi euri ti fai un ministro nuovo.
E l’opposizione di cartone, anche, non sarebbe più facile? Un po’ di vinavil e non si dividono più. Però si può sempre strappare. Va bè, fa niente.
Anche per le amministrazioni locali si potrebbe pensare a dei bei modelli di cartone: dai presidenti di regione ai presidenti di circoscrizione, fino ai sindaci dei piccoli paesi di montagna. Dei cartonati solidi, però, mica roba che si imbarca alla prima pioggia.
Sarebbe un bel risparmio per la collettività, tra l’altro.
Tornando un attimo al premier, poi, averlo di cartone, da mandare in giro ai congressi internazionali, ci metterebbe anche al riparo dalle brutte figure: un premier cartonato non fa gestacci, non importuna gli altri premier, cartonati e non, non racconta barzellette. Tutto si svolgerebbe con tranquillità e decoro. Un premier di cartone per un paese di cartone.
Di cartone le case, le strade, gli uffici.
Sembrerebbe quasi di stare in un racconto di Gianni Rodari.
Il ministro dell’istruzione, di cartone, favorirebbe la costituzione di un corpo insegnati di cartone, dentro scuole di cartone.
E il ministro della difesa comanderebbe un esercito di cartone, molto adatto, peraltro, alle missioni di pace di cartone.
Sul fronte interno, poi, il ministro della difesa di cartone, coadiuvato dal ministro dei trasporti di cartone, sotto lo sguardo vigile del ministro dell’ambiente di cartone, manderebbe i suoi soldati di cartone a cercare di sgomberare la Val di Susa.
E a quel punto i No-Tav, che non sono un’opposizione di cartone – loro – avrebbero la meglio e di quello scempio economico e ambientale che è la Tav non rimarrebbe che il ricordo scritto su qualche cartellone, di cartone.
Ma purtroppo non siamo in una storia di Gianni Rodari, io sono solo uno scrittore – si fa per dire – di cartone e mentre lo scontro a Chiomonte si consuma, riesco solo a inventarmi questa storiella per tenere lontana la tristezza che monta insieme all’avvicinarsi dell’apertura (forse…) dei cantieri.
Blog di Diego Finelli
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