Oggi come allora c’è il partito unico del progresso e degli affari, che va dal Pd fino alla Lega, e il sistema unico dell’informazione, che va da Repubblica fino al Giornale, dalla Rai fino a La7, tutto passando naturalmente per il Pdl e Berlusconi.
Tutti costoro sostengono la stessa unica tesi: da un lato ci sono il progresso, lo sviluppo, ci sono i giusti affari, dall’altro c’è la resistenza conservatrice di piccole minoranze, a volte anche violente perché urlano troppo.
Solo poche settimane fa la vittoria ai referendum ci aveva fatto pensare e sperare che la priorità data ai beni comuni, all’ambiente, alle esigenze dei cittadini e delle persone rispetto al mercato e agli affari, fosse diventato un patrimonio di tutto il paese. Abbiamo capito che non è così.
Ancora una volta sulla Tav non c’è argomento di merito, non c’è tentativo di capire le ragioni di chi si oppone. C’è solo, come per la Fiat, una subalterna, incondizionata acritica adesione alle tesi di chi sostiene, senza dimostrarlo, che così si fa il bene di tutti. Così la devastazione del territorio passa in secondo piano, viene trattata come la richiesta dei lavoratori Fiat di avere tempi di lavoro più umani e di essere rispettati come persone, anche dentro la fabbrica. Cosa c’entra tutto questo con le esigenze della globalizzazione e dell’Europa? Siamo sempre qui.
Pensavamo di esserci liberati, pensavamo di aver cominciato un processo di liberazione del paese da tutti i regimi, con questo anno di lotte e con le votazioni che lo hanno rappresentato. Invece siamo solo ancora all’inizio, saremo davvero liberi quando avremo sconfitto non solo Berlusconi ma anche quel regime a pensiero unico che unisce il 90% dello schieramento politico e dell’informazione in vuote formulette e che coprono operazioni autoritarie. E saremo liberi anche perché con il popolo della Valle Susa, così come con i lavoratori della Fiat che dicono no a Marchionne, non stanno piccole minoranze, ma milioni di persone che vogliono davvero cambiare il paese e che sono arcistufe di farsi rappresentare ancora da questo partito unico del progresso e degli affari.
Giorgio Cremaschi,
Presidente CC FIOM
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