mercoledì 2 gennaio 2013

Il dopo Primarie Pd: quattro ricorsi e una segreteria vacante


PERUGIA – Le primarie per i parlamentari del Partito Democratico hanno rappresentato “un’occasione per far valere un modo diverso di fare politica” fatto di apertura e partecipazione e capace di “riavvicinare la politica ai cittadini”. Parola di Dante Andrea Rossi, Segretario Provinciale del Pd di Perugia, che questa mattina, in conferenza stampa insieme al Coordinatore della Segreteria Carlo Calvieri, ha espresso “soddisfazione per il dato sulla partecipazione, buono nonostante il periodo di festività” e rivendicato “l’orgoglio di aver dimostrato di essere una squadra forte e unita”, grazie soprattutto “a tutti i volontari – che ringrazio - che hanno consentito di mettere in pratica uno sforzo organizzativo impegnativo e significativo”.
“L’obiettivo della primarie – ha detto Rossi – era anche quello di rafforzare il Pd e farlo vincere insieme” e le urne hanno consegnato al Pd e all’Umbria una squadra “autorevole e rappresentativa, legittimata dal voto, in cui è significativa la presenza delle donne”, a dimostrazione di come “la partecipazione femminile – ha aggiunto Calvieri – non sia assolutamente minoritaria”. E’ lo stesso Rossi, in occasione dell’incontro con i giornalisti, a ufficializzare i numeri della consultazione (Bocci 6.740, Giulietti 5.686, Ascani 5.463, Cardinali 5.441, Falaschi 4.632, Bottini 3.923, Flagiello 2.544) rivendicando “totale correttezza e trasparenza delle procedure”. E per quanto riguarda ricorsi e richieste di riconteggio, “mi preme sottolineare l’orgoglio di aver partecipato a un’organizzazione che in nessun modo può accostare le nostre primarie ad altri fenomeni di degenerazione”. A Gualdo Cattaneo, oggetto di uno dei ricorsi presentati dai candidati, ad esempio, “il partito ha dato la massima disponibilità a verificare dal primo all’ultimo votante, evidenziando, comunque, un dato storicamente molto superiore alla media relativamente alla partecipazione”. Del resto, “ogni candidato poteva dotarsi di rappresentanti di lista e non è in dubbio la serietà dei presidenti e dei componenti dei seggi”. Secondo Rossi “si è creata e alimentata ad arte una polemica sulla correttezza mirata a screditare il partito. Se pure è legittima in occasione di consultazioni primarie come questa – ha aggiunto Rossi - la tifoseria non può portare a delegittimare il partito”. “C’è il rischio che volino gli stracci – secondo Calvieri – ma dopo bisogna tenere il timone dritto”.
Il Segretario Provinciale non perde l’occasione per porre alcune riflessioni sul ruolo del Pd e sulla sua autonomia rispetto alle istituzioni. Perché “è il momento di aprirsi realmente al territorio dove c’è una ricchezza vera”. “Non si è mai visto – opinione di Rossi – che staff di amministratori si arrogassero in maniera equivoca il diritto di svolgere un ruolo di direzione politica. Dobbiamo saper separare compiti e responsabilità, anche rispetto a tripli, quadrupli incarichi che limitano autonomia e libertà di espressione. Servono serenità e trasparenza nella distinzione dei ruoli”. Un capitolo a parte Rossi lo dedica alle dimissioni del Segretario Regionale Lamberto Bottini e alla riflessione sulla “necessità di separazione tra livello amministrativo e politico”. “Rispetto a una presunta debolezza del Pd – sottolinea Rossi – ritengo che serva un confronto leale, di reciprocità e di correttezza”. Anche perché “quando si candida un Segretario regionale lo fa di concerto con tutta la classe dirigente e i rappresentanti delle amministrazioni” mentre si sono evidenziati “scelte, preferenze e appoggi in distonia rispetto al confronto interno che si era fatto sulla candidatura del Segretario”.
“Rispetto a questo – annuncia Rossi – ci sarà un confronto anche a livello provinciale”. Perché “vogliamo che nasca un Pd che sappia cogliere in profondità le istanze di cambiamento”, come quelle evidenziate dalle primarie del 25 novembre e 2 dicembre “che interrogano tutta la classe dirigente”. “Abbiamo bisogno di riforme – sottolinea, infine, Rossi – e di più partecipazione, di maggiore condivisione con i gruppi dirigenti, perché alle volte dai territori vengono segnali chiari di malessere”. E su questo “c’è l’impegno del partito a trovare punti di condivisione”. Il prossimo impegno per il Pd umbro sarà condurre “la concertazione con il Pd nazionale sulle quote riservate, con l’obiettivo di dare la prevalenza a chi si è misurato con le primarie”.  Fuori discussione il ruolo di capolista di Marina Sereni.

Gli “strani casi” delle “parlamentarie”

Di Ciuenlai, www.umbrialeft.it PERUGIA - Di primarie si può anche morire. Quello che sta succedendo in questi giorni in Umbria e in diverse regioni d’’Italia, dimostra che l’abuso di qualsiasi strumento può mettere in discussione anche importanti possibilità di partecipazione popolare alle scelte. Un esempio in tal senso sono state le “parlamentarie” del centrosinistra. Invece della propagandata risposta agli elenchi di “nominati” del porcellum, sono state soltanto il mezzo per superare la ormai cronica incapacità e impossibilità dei gruppi dirigenti di costruire, proporre e sostenere una lista. Un mezzo per regolare i conti tra le varie correnti e i vari personaggi. I numeri parlano chiaro. Siamo nell’orbita degli apparati. In Italia e in Umbria hanno votato poco più degli iscritti alle forze politiche di riferimento. Dunque sono state un fatto molto più interno (anche per le regole restrittive su candidature e votanti)  che esterno. Insomma roba da “truppe cammellate” e affini.  Da qui i sospetti, i veleni, i ricorsi, le dimissioni, le accuse e le tante anomalie sparse qua e là per il territorio. E allora dagli  alle 1981  preferenze su  2.404 partecipanti di Giulietti ad Umbertide, che possono anche essere troppe, anzi sono decisamente troppe, ma  che almeno sono state date ad uno che  gli abitanti della “Fratta” conoscono benissimo, perchè è il loro sindaco. Ma forse non si può dire la stessa cosa dei 565 voti di Gualdo Cattaneo dati alla giovane tifernate Anna Ascani.

I suoi avversari “malignano” che in quel comune la conoscesse sola una persona : quella che l’ha fatta votare agli altri 564. Da qui il sospetto che qualcuno abbia praticato il famoso voto di scambio. E’ buffo questo Pd. Prima fa le barricate contro tutte le proposte di legge elettorale che si basano sulla elezione con preferenze. Poi, per le parlamentarie, addirittura ricasca in quell’obbrobrio della prima repubblica chiamato multipreferenza (contro il quale è stato indetto e vinto uno specifico referendum). L’aver concesso la possibilità di esprimere due voti, uno per un uomo e l’altro per una donna, ha generato la corsa alle accoppiate e al voto di scambio tra i diversi candidati. Voto di scambio che, secondo alcuni, non avrebbe coinvolto solo i candidati ma anche i partiti. Una inchiesta giornalistica fatta il giorno delle votazioni, ha dimostrato che nei seggi di Foligno si poteva tranquillamente votare sia ai tavoli del Pd che a quelli di Sel, allestiti (unico caso in Umbria), nella stessa sede.

Naturalmente la possibilità non vuole dire che sia accaduto. Ma mi sorprende che i tanti ricorrenti si siano attaccati a tutto, meno che a questo. Basterebbe chiedere agli organismi di garanzia il controllo degli elenchi dei votanti di Pd e Sel in quei seggi per verificare se c’è qualcuno che ha fatto uso del doppio voto e, se si, quanti sono stati a farlo. Perché votare la Ascani a Gualdo o Giulietti a Umbertide non è irregolare (a meno che si provi che c’è gente che è stata registrata senza essere andata al seggio), ma esprimere la preferenza per due diverse forze politiche si. Adesso, visto il polverone che si è alzato, sono in tanti quelli che stanno cercando di metterci una pezza. La soluzione più cliccata sarebbe quella di abbassare il numero dei catapultati da Roma da 4 a 3. Ma i rumors provenienti dalla capitale parlano di una quota intoccabile e, al massimo, ritoccabile solo verso l’alto e non verso il basso. Oltre a Epifani, la Ginetti, Rometti e La Sereni, in giro c’è la mina vagante Verini. Se non trovano il modo di ficcarlo in uno di quei collegi “contieni tutto” di Roma, c’è il rischio che il listino Bersani lo ricatapulti in Umbria o al posto di Epifani (dirottato altrove) o, addirittura, come quinto “nominato” dalla Direzione. Sarebbe il terzo altotiberino nella lista protetta, con la concreta possibilità che a rimanere esclusa possa essere Valeria Cardinali. E non sarebbe cosa da poco perché , credo per la prima volta, il capoluogo di questa parte politica, non avrebbe una rappresentanza Parlamentare. A riprova che Perugia non ha una classe dirigente che gode di “buona stampa” nel Pd.

Nessun commento: