Sono molto contento della nascita della lista Rivoluzione Civile
che ha in Antonio Ingroia il candidato Presidente. Rifondazione
Comunista farà parte di questa lista e ha attivamente operato per la sua
nascita a partire dal percorso costruito con Cambiare si può. Si tratta
di una lista civica nazionale di cui faranno parte
tutti coloro che in questi anni si sono opposti alle politiche di
Berlusconi e di Monti: partiti, associazioni, comitati, uomini e donne
che non hanno piegato la testa. Una coalizione quindi che prende la
forma della lista: una coazione perché tutti siamo indispensabili ma
nessuno è autosufficiente. Nessuno rappresenta da solo una alternativa
alle politiche neoliberiste mentre insieme possiamo costruirla.
Una lista quindi che ha al centro la difesa e il rilancio della democrazia
e la lotta contro le politiche neoliberiste portate avanti in questi
anni da centro destra e centro sinistra. Questione democratica e
questione sociale non sono mai state così intrecciate come dentro questa
crisi.
L’aggressione alla democrazia – dai poteri criminali come
dalle oligarchie finanziarie – rappresenta il tentativo di svuotare di
potere le istituzioni rappresentative affinché i poteri criminali ed
economici possano agire come incontrollati poteri sovrani.
In nome della modernizzazione neoliberista
ci stanno riportando all’800, quando la democrazia era un affare
privato delle classi dominanti e la questione sociale veniva trattata
come questione di ordine pubblico. La distruzione del welfare, l’attacco
ai diritti dei lavoratori e al sindacato, la privatizzazione di ogni
bene comune che cosa sono se non un drammatico tentativo di
restaurazione reazionaria?
Del resto, la mafia, come diceva Dalla
Chiesa “dà come favore quello che lo stato dovrebbe dare come diritto”.
Vi è un rapporto diretto tra la distruzione dei diritti e l’allargamento
della sfera dei favori, delle clientele, dei soprusi. Così come le
politiche neoliberiste sono decise a livello europeo nel totale
disprezzo di ogni volontà e sovranità popolare. La democrazia è
attaccata dal basso e dall’alto, dai potentati economici come da quelli
criminali perché solo nella democrazia, il popolo – gli uomini e le
donne che non hanno potere – possono far sentire la loro voce e
candidarsi a gestire la cosa pubblica.
Per questo nel simbolo vi è
l’immagine del quarto stato. Il tradimento delle radici Costituzionali
della Repubblica coincide largamente con l’abbandono di ogni politica di
giustizia sociale. Oggi non si tratta solo di unire la sinistra. Si
tratta di unire tutti gli uomini e le donne che intendono battersi per
la giustizia sociale e per la democrazia, per la
libertà e l’eguaglianza, contro le mafie e il neoliberismo. Qualcuno
dirà che questo è populismo. Io non credo, ma se lottare per difendere i
diritti del popolo contro le oligarchie finanziarie e criminali
significa essere populista, meglio populisti che servi sciocchi dei
potenti.
Questa è la scommessa che facciamo proponendo la
Rivoluzione Civile: la costruzione di una lista che dia vita ad un nuovo
spazio pubblico di partecipazione popolare.
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