“Il Manifesto” del 7 Agosto pubblica, dedicandovi ampio
spazio, un’intervista a Vendola sotto il titolo “Una sinistra che conta non
lascia affogare il PD”. (http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/9726/ )
Già ci sarebbe da dire sulla “sinistra che conta”, tanto più
che, nello stesso testo, il Presidente della Regione Puglia si lascia sfuggire
un accenno al “minoritarismo” e aggiunge “L’alternativa al governo che conclude
il ventennio berlusconiano è dentro il Parlamento”.
E’ necessaria una replica a queste affermazioni: una replica
collocata su diversi piani di ragionamento.
Il primo punto non può che riguardare la sinistra: la
sinistra, senza aggettivi, per fare che cosa e, soprattutto, perché al governo?
L’analisi della crisi in atto, sia al riguardo dello specifico
del “caso italiano” sia rispetto al quadro imposto dalla globalizzazione ci
indica come sia massima la ferocia della gestione iper-liberista del
capitalismo e del ricostituirsi di drammatiche condizioni “di classe” anche
nelle aree più sviluppate dell’Occidente: chi riteneva che la “contraddizione
principale” risultasse ormai desueta dovrebbe rapidamente ricredersi e
ripartire proprio da lì la riguardo delle sue analisi e valutazioni.
Un elemento che ci dice come sia necessaria, prima di tutto,
la rappresentanza “politica” della classe e come, in questa fase, questa
rappresentanza politica anche sul piano istituzionale non possa altro che
prefigurarsi come “alternativa” al sistema esistente e, di conseguenza,
collocarsi all’opposizione: non ci sono vie intermedie, adesso come adesso,
soluzioni “ponte” o altro sul terreno del governo.
Il secondo elemento riguarda, nello specifico della
situazione italiana, il ruolo del PD: come abbiamo già avuto occasione di
rimarcare con il massimo della forza possibile, il Partito Democratico è
collocato, nel suo insieme, dentro a quel quadro di feroce gestione della crisi
di parte capitalistica cui già si accennava e, in più, si muove nel campo dell’azione
politica e delle istituzioni proprio in quella direzione di modifica di fondo
dell’assetto costituzionale (in senso autoritario – presidenzialista, tanto per
essere chiari e non aggiungere null’altro). Non ci sono spazi per alleanze con
il PD per difendere la Costituzione nel senso della centralità della repubblica
parlamentare.
Il fronte evocato da Rodotà e Landini si troverà, sotto
quest’aspetto, su di un terreno molto scivoloso e la sua azione risulterà, alla
fine, del tutto contraddittoria rispetto alle aspirazioni che intende
promuovere nella società italiana: salvo che non si tratti, semplicemente, di
una mossa meramente propagandistica.
Si tralascia, per carità di patria, l’azione portata avanti
da Sel nel corso di questi mesi e soprattutto una scelta elettorale che
privilegiando la presenza parlamentare di un gruppo ben definito ha rinunciato
a costruire una propria autonomia di pensiero e d’iniziativa, ritrovandosi così
come ben si rileva nell’intervista in questione in una posizione del tutto
marginale e dipendente all’interno di una visione dell’“autonomia del politico”
che riemerge da uno strano impasto tra movimentismo e personalizzazione.
La prospettiva di questa fase politica può essere, comunque,
così riassunta: I settori dominanti dell’economia e della finanza attraverso il
combinato disposto tra “personalizzazione della politica” e “riduzione della
domanda sociale” punteranno ad un’istituzionalizzazione delle “larghe intese” e
all’attacco definitivo alla Costituzione Repubblicana.
Il resto appare marginale, compreso il “can can” mediatico
post – sentenza Mediaset/Berlusconi.
Che cosa servirebbe a sinistra?
Le considerazioni fin
qui svolte, sia pure assolutamente schematiche, portano alla conclusione del
rilancio di una proposta che già c’è stata occasione di avanzare, sia pure non
in una forma così diretta ed esplicita: la costruzione, nella forma di una
strutturazione politica organizzata, di un vero e proprio “campo
dell’opposizione” in modo da poter puntare, in forma organica, a una saldatura
tra il conflitto sociale e quello politico, a una ripresa piena di rapporti a
livello europeo in vista della costruzione di una lista anticapitalista
sovranazionale per le elezioni europee del prossimo anno, all’avanzarsi di una
prospettiva per un soggetto anticapitalista, comunista, di opposizione di
recuperare il terreno della rappresentanza politica anche sul piano della
presenza istituzionale, a partire dal Parlamento.
Senza volerci cimentare in un esercizio di eccessivo
ottimismo, proprio per via del processo di riallineamento sistemico cui si
accennava, gli spazi politici possono sicuramente presentarsi in una dimensione
del tutto sostenibile rispetto a questo progetto.
Le condizioni politiche di fondo da rispettare sono però
queste:
1) Non
esiste alcuna condizione di “Unità della Sinistra” a livello di (eventuale)
vertice e non si può aver paura di uno “spirito di scissione” non
giustificabile da alcuna ragione rispetto all’esistente. Le condizioni
“unitarie” possono avvenire soltanto dal basso, dal vivo delle lotte sociali,
per aggregazioni successive e la presentazione di una proposta organica di
costruzione della struttura politica;
2) Non
esistono le condizioni oggettive per una proposta di “alternativa” fondata
sull’esistente delle forze politiche in campo. L’analisi relativa a SeL (e al
Movimento 5 Stelle) è già stata sviluppata e, a questo punto, può essere
soltanto ribadita, nel senso dell’internità di questi soggetti al “campo di
governo”;
3) Ne
consegue che l’alternativa può nascere soltanto dall’opposizione a questo
“campo di governo”, opposizione da concretizzarsi attraverso una vera e propria
”estraneità” politica – programmatica e alla presentazione di una proposta
provvista delle due caratteristiche di autonomia e di conseguente egemonia
fondata su alcune opzioni particolarmente chiare dal punto di vista della
collocazione sociale (il “ridimensionamento di classe” che sta pesantemente
avanzando nel corso della crisi), dell’agire politico (una struttura di “tipo
consiliare”), della qualità della democrazia (difesa e riproposizione forte
della repubblica parlamentare, a partire dal sistema elettorale proporzionale),
della dimensione europea in collegamento con le forze più avanzate della
sinistra storicamente legate al movimento operaio.
L’idea è quella di aprire subito una discussione di fondo su
questi temi e per il perseguimento di questi obiettivi, valutando la
possibilità di costruire appositi appuntamenti di dibattito e di riflessione.
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