sabato 7 ottobre 2017

Decoro urbano di Luigi Altea




L’abitatore di questa dimora non fissa, e utilizzatore del giaciglio in attesa di sgombero, è un uomo.
Semplicemente un uomo.
La foto, di sabato 23 Settembre, non lo ritrae soltanto per il doveroso rispetto della privacy.
Il diritto alla riservatezza appartiene a tutti, anche a chi è esposto, notte e giorno, ad occhiate indaginose o a sguardi infastiditi.
Lorenzo, con la sua bella barba incolta, con gli occhi intelligenti e vivi, seduto accanto alla sua piccola libreria non fa una brutta figura.
Tra lui e i suoi libri non c’è incompatibilità.
Osservandolo non si avverte quella discrasia che appare evidente, invece, quando vediamo certi “potenti” della politica, fare sfoggio d’improbabile sapienza, seduti in favore di telecamera, davanti a lussuose librerie, stracolme di libri intonsi…
Il viso luminoso e arguto di Lorenzo fa tutt’uno con i suoi migliori amici: i libri che ha cura di disporre accanto al giaciglio, sulla soglia della vetrina in disuso di una banca, da lui immaginata come mensola naturale e pregiata.
La dimora di Lorenzo è situata, pro tempore, sotto i portici di un lussuoso stabile, all’angolo di un grande incrocio, che i milanesi si ostinano a chiamare Piazza…
Girando per Milano si incontrano tante, tantissime altre persone che vivono l’emarginazione estrema, accampate per strada.
Mi ha colpito particolarmente Lorenzo perché su quella lastra di marmo, tirata a lucido, avrebbe potuto disporre i suoi pochi viveri: un po’ di pane, di formaggio, qualche lattina di birra… E proteggerli, tenendoli il più lontano possibile dal calpestio dei passanti, frettolosi e distratti.
Avrebbe cioè potuto utilizzarla come tavolo su cui consumare i miseri pasti, o come piccola dispensa da raggiungere facilmente, durante la notte, per servirsi da bere…
Con tutta evidenza, però, Lorenzo non vive di solo pane.
Seguendo la gerarchia delle sue priorità, ha assegnato quello spazio privilegiato e più sicuro a quanto possiede di più prezioso: i libri.
Non so perché, vedendolo, ho pensato subito ad alcuni ministri e ministre di oggi e di ieri, nei confronti dei quali ho anche mentalmente pronunciato qualche battutaccia, che la vergogna m’impedisce di riferire…
Però non riesco a tacere la banalissima constatazione che, se c’è chi insegue facili o immaginari titoli accademici, per vestire con minor disagio i panni di ministro, c’è anche chi, fortunatamente, apre e legge un libro per il solo impagabile ed onorevole gusto d’indossare dignitosamente l’abito di uomo…
Lorenzo custodisce gelosamente la sua storia.
Resterà quindi inappagato il mio desiderio di conoscere, almeno in piccola parte, i suoi pensieri, le sue riflessioni su di lui, su di noi, sul mondo, sull’esistenza…
Chi sono i suoi santi, se ci crede e se ne ha…
Come immagina il paradiso, se riesce ad immaginarlo e se ci crede…
Gli uomini del ministro di polizia, quando arriveranno per togliere l’ingombro, ci vadano leggeri su quelle due braccia che sorreggono amorevolmente un libro…
Sappiano indirizzare altrove i getti dei loro idranti, perché lì c’è anche una libreria…
E sotto quell’apparente involucro di macerie, si muove qualcosa, c’è ancora vita, c’è tanta vita.
C’è il decoro umano di una persona che legge e che pensa.

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