L’abitatore di questa dimora non fissa, e utilizzatore del giaciglio in attesa di sgombero, è un uomo.
Semplicemente un uomo.
La foto, di sabato 23 Settembre, non lo ritrae soltanto per il doveroso rispetto della privacy.
Il
diritto alla riservatezza appartiene a tutti, anche a chi è esposto,
notte e giorno, ad occhiate indaginose o a sguardi infastiditi.
Lorenzo,
con la sua bella barba incolta, con gli occhi intelligenti e vivi,
seduto accanto alla sua piccola libreria non fa una brutta figura.
Tra lui e i suoi libri non c’è incompatibilità.
Osservandolo
non si avverte quella discrasia che appare evidente, invece, quando
vediamo certi “potenti” della politica, fare sfoggio d’improbabile
sapienza, seduti in favore di telecamera, davanti a lussuose librerie,
stracolme di libri intonsi…
Il
viso luminoso e arguto di Lorenzo fa tutt’uno con i suoi migliori
amici: i libri che ha cura di disporre accanto al giaciglio, sulla
soglia della vetrina in disuso di una banca, da lui immaginata come
mensola naturale e pregiata.
La
dimora di Lorenzo è situata, pro tempore, sotto i portici di un
lussuoso stabile, all’angolo di un grande incrocio, che i milanesi si
ostinano a chiamare Piazza…
Girando per Milano si incontrano tante, tantissime altre persone che vivono l’emarginazione estrema, accampate per strada.
Mi
ha colpito particolarmente Lorenzo perché su quella lastra di marmo,
tirata a lucido, avrebbe potuto disporre i suoi pochi viveri: un po’ di
pane, di formaggio, qualche lattina di birra… E proteggerli, tenendoli
il più lontano possibile dal calpestio dei passanti, frettolosi e
distratti.
Avrebbe
cioè potuto utilizzarla come tavolo su cui consumare i miseri pasti, o
come piccola dispensa da raggiungere facilmente, durante la notte, per
servirsi da bere…
Con tutta evidenza, però, Lorenzo non vive di solo pane.
Seguendo
la gerarchia delle sue priorità, ha assegnato quello spazio
privilegiato e più sicuro a quanto possiede di più prezioso: i libri.
Non
so perché, vedendolo, ho pensato subito ad alcuni ministri e ministre
di oggi e di ieri, nei confronti dei quali ho anche mentalmente
pronunciato qualche battutaccia, che la vergogna m’impedisce di
riferire…
Però non
riesco a tacere la banalissima constatazione che, se c’è chi insegue
facili o immaginari titoli accademici, per vestire con minor disagio i
panni di ministro, c’è anche chi, fortunatamente, apre e legge un libro
per il solo impagabile ed onorevole gusto d’indossare dignitosamente
l’abito di uomo…
Lorenzo custodisce gelosamente la sua storia.
Resterà
quindi inappagato il mio desiderio di conoscere, almeno in piccola
parte, i suoi pensieri, le sue riflessioni su di lui, su di noi, sul
mondo, sull’esistenza…
Chi sono i suoi santi, se ci crede e se ne ha…
Come immagina il paradiso, se riesce ad immaginarlo e se ci crede…
Gli
uomini del ministro di polizia, quando arriveranno per togliere
l’ingombro, ci vadano leggeri su quelle due braccia che sorreggono
amorevolmente un libro…
Sappiano indirizzare altrove i getti dei loro idranti, perché lì c’è anche una libreria…
E sotto quell’apparente involucro di macerie, si muove qualcosa, c’è ancora vita, c’è tanta vita.
C’è il decoro umano di una persona che legge e che pensa.
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