L’esperienza del miliardario alla guida del governo in Italia l’abbiamo già fatta ed i risultati sono sotto ai nostri occhi: dovevamo diventare tutti più ricchi ed invece i ritroviamo con le pezze al culo. Ma, evidentemente, a qualcuno questa esperienza non è bastata e ci ripropone la medesima ricetta sia pure con altri ingredienti: riaffidarci ad un altro miliardario di turno che, al pari del primo, si presenta con qualche proposta demagogica ed a prima vista accattivante, come quella di far pagare un po’ di soldi a chi ne ha accumulati tanti.

Ci riferiamo a Luca Cordero di Montezemolo, ineffabile presidente della Ferrari ed ex capo in testa di Confindustria che si è chiesto con meraviglia come mai il governo non faccia pagare qualche cosa anche a lui e a quelli come lui per risanare le scassate finanze del bel Paese. Bravo, direte, solo che si guarda bene di parlare di una riforma del fisco organica, che colpisca “perennemente” i percettori di redditi miliardari secondo il principio di chi più ha più metta, ma si limita a dichiararsi d’accordo per un sacrificio una volta tanto per poi proseguire con lo stesso andazzo di sempre, ovvero gabbando il fisco trasferendo i capitali all’estero. Siamo dunque al solito “cambiamo tutto per non cambiare niente”. E per dirci questo sceglier la località più rappresentativa del proletariato italiano: quella Cortina d’Ampezzo” zeppa di case del popolo e circoli Arci, noto emblema del duro lavoro e di altrettanti duri sacrifici, dove, poveraccio, ha prenotato una misera pensioncina per trascorrervi qualche giorno di vacanza.

''Puo' anche essere che fra un anno e mezzo ci possa essere un'offerta politica nuova'', ha annunciato dal palco di 'Cortina Incontra', lasciando alla platea un pronostico finale senza spiegare oltre. Se starci dentro o meno non lo chiarisce, ma dice che si tratta di una questione al centro di molte delle sue riflessioni e, temiamo, non solo sue.

Anche se ci tiene a sottolineare che fare politica con la ''P'' maiuscola non significa necessariamente essere un componente organico di un partito. La discesa in campo? Montezemolo ammette pero' che ''ci sta riflettendo molto'', ma aggiunge, bontà sua, che ''in questo paese ci sono molte persone competenti e capaci come Montezemolo'' e comunque, prima di ogni cosa, occorre cambiare la legge elettorale esistente altrimenti ''cambiare la classe politica sara' difficile se non impossibile''.

E proprio per una nuova legge elettorale da settembre la sua fondazione, ''Italia Futura'', chiamera' i cittadini alla mobilitazione.

Quanto alla manovra, Montezemolo si tradisce esprimendo il ''massimo sostegno al Governo''. Salvo precisare: ''se non e' in grado di fare le riforme che servono, e' meglio andare a elezioni, piuttosto che proseguire questa agonia. Dico questo come stimolo al Governo per fare quello che deve fare - ha aggiunto - Mi auguro che le persone piu' responsabili e riformiste di entrambi gli schieramenti si mettano d'accordo: il nostro Paese deve recuperare il senso della coesione, non possiamo piu' permetterci una politica litigiosa''. E fra le cose da fare c'è, naturalmente, un ennesimo attacco alle pensioni.

Da cambiare, ma nel senso di un ritorno alle origini, c'e' anche il comportamento di esponenti di partiti di governo che ''hanno l'onore e l'onere di rappresentare l'Italia a livello governativo''. Non barcollate per la sorpresa, il riferimento non e' al premier che con le sue sbandate "amatorie" ci sputtana in ogni angolo del mondo, bensì ad alcune espressioni da lui definite “volgari”, usate poco prima da Roberto Calderoli nei suoi confronti. ''Rispondergli e' troppo ma mi dispiace per tante persone serie della Lega che a causa sua sono in imbarazzo'', ha chiosato.

Se il ministro sostiene che lui non ha mai lavorato, Montezemolo rassicura: ''un'occupazione me la cerchero' ma che non sia da precario perche' non dormirei la notte''. Non si raccomanderebbe, ci par dunque di capire, al suo diretto superiore Marchionne, che pretenderebbe di precarizzare tutti i dipendenti Fiat.

La Lega poi ''sembra il Prc del governo Prodi'', ha infine concluso.

Quale film politico abbia visto Montezzemolo non lo dice, limitandosi a ripetere pappagallescamente il concetto che sarebbe stata Rifondazione Comunista a buttare a mare il governo di centrosinistra e non i continui ricatti esercitati da quei mini partitini (Dini, Mastella e compagnia bella) che ne avevano paralizzato il programma e che alla fine, dopo averlo ben logorato, gli hanno fatto mancare i voti per andare avanti.

Sul resto dello scenario politico, Montezemolo dispiega un altro concetto davvero originale, che ascoltiamo per la prima volta, ovvero che ''oggi la vera differenza non e' tra destra e sinistra ma tra populisti e riformisti. Cioe' fra chi ha capito che dobbiamo cambiare rotta e chi rimane abbarbicato ad un passato fallimentare'' del quale, naturalmente, lui non porta nessuna responsabilità, neppure quando alla testa degli industriali italiani, sosteneva a spada tratta le scelte del governo Berlusconi pienamente condivise dagli idustriali italiani.

La formula di Montezemolo per riassestare i conti e' infine chiara: ''un'aliquota dello 0,5% sulle fortune superiori ai 10 milioni di euro attraverso un'autocertificazione del patrimonio e' piu' che sufficiente per coprire il gettito dell'iniqua tassa sui redditi alti. Qualunque altra patrimoniale che non sia limitata alle grandi fortune, anche con aliquote progressive, sarebbe del tutto inaccettabile''.

Sacrifici, sì, ma senza esagerare, ci par di capire: non più dello 0,5% perché altrimenti lor signori ci rimettono troppo e così non va bene. Ed il bello è che lui si colloca naturalmente non fra i “populisti” che pretenderebbero qualcosina di più, bensì fra i “riformisti”, ovvero fra quelli che hanno capito tutto.

Peccato che anche noi, sia pure zucconi, dagli e dagli una cosa semplice semplice l'abbiamo capita: Berlusconi scese in campo dopo la fine di Craxi per curare direttamente i suoi interessi, visto che non c’era più nessuno disposto a farlo per lui, e Montezemolo (assieme a quelli che la pensano come lui) si prepara a fare altrettanto, visto che ormai il cavaliere di Arcore si è sputtanato a tal punto da non essere più credibile nella difesa degli interessi della vera "casta" italiana, ovvero, tanto per fare ricorso ad un termine desueto come noi siamo, "i signori del vapore". Un giochino vecchio come il cucco, come si vede, tanto che c'è da chiedersi se gli riuscirà ancora!?

da www.umbrialeft.it