martedì 22 marzo 2011

Armiamoci e pentiamoci: quando la politica è ridotta a barzelletta


Il dibattito su cosa stiamo facendo in Libia è non solo legittimo, ma addirittura opportuno. La discussione non è sempre scontro e rottura. E’ il motivo per cui viviamo in una democrazia.
Ma da sempre quando si alzano in volo gli aerei militari, esiste uno stupidario militaresco quanto uno stupidario pacifista. E dopo appena tre giorni già si intravedono i segnali di un impazzimento generalizzato delle opinioni.
C’è solo un modo per tenerlo a freno. Tagliare alla radice la linfa vitale di cui gli stupidari si nutrono, che è l’improvvisazione, la cialtroneria e la confusione di chi governa processi tanto delicati.
Il terzetto Berlusconi-Frattini-La Russa, impegnato in acrobazie che nemmeno le Frecce tricolori, sembra non rendersene conto.

Così diamo le basi ma “non spariamo”, difendiamo il popolo dagli spietati Colonnelli ma intanto siamo “addolorati” per i dittatori, apriamo uno scontro con la Francia a cose fatte perché non siamo stati capaci di farlo al momento opportuno.
Insomma ci armiamo e partiamo, poi però ci pentiamo, e allora ci riarmiamo ma intanto ci addoloriamo.
Non c’è molto tempo. Se il terzetto di cui sopra non si decide a darci qualcosa di più chiaro su cui discutere, e magari dividerci, assisteremo in tempi rapidissimi al solito diluvio di parole più o meno in libertà.

Una tempesta nel deserto, questa sì, di cui l’unico a sentire il bisogno è Bruno Vespa, senz’altro ansioso di montare in studio un gigantesco tabellone di Risiko.
Per giocare alla guerra e far dimenticare la politica.

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