Il dibattito su cosa stiamo facendo in Libia è non solo legittimo, ma addirittura opportuno. La discussione non è sempre scontro e rottura. E’ il motivo per cui viviamo in una democrazia.
Ma da sempre quando si alzano in volo gli aerei militari, esiste uno stupidario militaresco quanto uno stupidario pacifista. E dopo appena tre giorni già si intravedono i segnali di un impazzimento generalizzato delle opinioni.
C’è solo un modo per tenerlo a freno. Tagliare alla radice la linfa vitale di cui gli stupidari si nutrono, che è l’improvvisazione, la cialtroneria e la confusione di chi governa processi tanto delicati.
Il terzetto Berlusconi-Frattini-La Russa, impegnato in acrobazie che nemmeno le Frecce tricolori, sembra non rendersene conto.
Ma da sempre quando si alzano in volo gli aerei militari, esiste uno stupidario militaresco quanto uno stupidario pacifista. E dopo appena tre giorni già si intravedono i segnali di un impazzimento generalizzato delle opinioni.
C’è solo un modo per tenerlo a freno. Tagliare alla radice la linfa vitale di cui gli stupidari si nutrono, che è l’improvvisazione, la cialtroneria e la confusione di chi governa processi tanto delicati.
Il terzetto Berlusconi-Frattini-La Russa, impegnato in acrobazie che nemmeno le Frecce tricolori, sembra non rendersene conto.
Così diamo le basi ma “non spariamo”, difendiamo il popolo dagli spietati Colonnelli ma intanto siamo “addolorati” per i dittatori, apriamo uno scontro con la Francia a cose fatte perché non siamo stati capaci di farlo al momento opportuno.
Insomma ci armiamo e partiamo, poi però ci pentiamo, e allora ci riarmiamo ma intanto ci addoloriamo.
Non c’è molto tempo. Se il terzetto di cui sopra non si decide a darci qualcosa di più chiaro su cui discutere, e magari dividerci, assisteremo in tempi rapidissimi al solito diluvio di parole più o meno in libertà.
Insomma ci armiamo e partiamo, poi però ci pentiamo, e allora ci riarmiamo ma intanto ci addoloriamo.
Non c’è molto tempo. Se il terzetto di cui sopra non si decide a darci qualcosa di più chiaro su cui discutere, e magari dividerci, assisteremo in tempi rapidissimi al solito diluvio di parole più o meno in libertà.
Una tempesta nel deserto, questa sì, di cui l’unico a sentire il bisogno è Bruno Vespa, senz’altro ansioso di montare in studio un gigantesco tabellone di Risiko.
Per giocare alla guerra e far dimenticare la politica.
Per giocare alla guerra e far dimenticare la politica.
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