Ma un po’ di dignità, perdio! Ma che teatrino è? Ma dove si sono mai
visti due candidati avversari alle elezioni che si scambiano cotante
smancerie prima del voto? Bersani e Monti, una coppia di fatto. Resta
solo da capire perché il professore non ha fatto le primarie.
«Aiuto Pierluigi ma lui non ricambia», si lamenta un po’ offeso
l’algido tecnico su Repubblica. «Siamo prontissimi a collaborare con
Monti», si fa perdonare l’adone di Bettola. In mezzo ci siamo noi
elettori di sinistra. Ci hanno assicurato che i tecnici erano una
parentesi dolorosa ma necessaria, i più gaudenti non avevano dubbi (vedi
Stefano Fassina) e spiegavano ciò che tutti sanno: Monti è la destra,
autorevole ed educata, ma la destra. I neoliberisti. I colpevoli della
crisi, come spiega benissimo Luciano Gallino. E bisognava svoltare,
tornare a una sana e massiccia dose di “moderato” (non sia mai…)
keynesismo, investimenti pubblici e lavoro, lavoro, lavoro.
Nel frattempo Monti ha tradito gli accordi col suo garante, Giorgio
Napolitano. Si è candidato e contro il Pd, quest’ultimo fedele fino al
sadomasochismo con i tecnici tutto loden e classismo ottocententesco che
fa tanto antichi valori, quelli pre-emancipazione delle masse.
Ora uno si aspetterebbe una specie di amor proprio da parte della
“sinistra”. Una voglia di rivalsa di una sinistra capace, finalmente, di
dire parole di cambiamento radicale, di uguaglianza sociale, di povertà
ed esclusione, di ambiente, di regolamentazione della finanza. Invece
no, siamo agli amorosi messaggi, al politicismo spinto (dove c’è D’Alema
trionfa quello), alle parole vaghe e democristiane che sanno di
conservazione perenne.
Allora parlarci oggi di “voto utile” si profila come un attentato
all’intelligenza collettiva. Così come le primarie (#oppureMonti) si
sono rivelate un festival buono a occupare paginate di giornali, visto
che l’accordo tra Pd e centristi è scritto nelle stelle. Lo sanno tutti e
ci sfugge come possa non saperlo Vendola e come possa ignorarlo la
Cgil. Per chi spera in un governo delle sinistre (riformiste e radicali,
ma “sinistre”) il “voto utile”, oggi, è quello chiaramente alternativo
al montismo. Nelle parole e – soprattutto – nei fatti.
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