Il pifferaio getta la maschera davanti al Quirinale:
"le idee di CasaPound sono condivisibili". E i fascisti ringraziano per
lo sdoganamento.
La fogna “grillina” viene scoperchiata dallo stesso “conducator” del Movimento5Stelle. Per esibire massima apertura ai “fascisti del terzo millennio”. L'episodio si è verificato nella tarda serata di ieri, davanti al Quirinale, dove si sono incrociati esponenti di tutte le liste visto che proprio lì si dovevano depositare gli elenchi dei candidati alle elezioni di fine febbraio.
La discussione amichevole si può ascoltare nel video (probabilmente girato dagli stessi neofascisti) che abbiamo postato anche noi.
Quello che si sembra per ora necessario evidenziare è il blob mentale che Grillo mette in scena. Un pastone di stronzate e luoghi comuni che risulterebbe insopportabile persino in un ubriaco.
«All'interno di CasaPound ci sono idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo dei vostri vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi». «Se un ragazzo di CasaPound volesse entrare nel Movimento 5 stelle e ha i requisiti, ci entra».
Non ci dilunghiamo qui sul fatto che "le idee" non sono mattoni o prodotti in mostra sullo scaffale del supermercato; non è che insomma ne prendi un paio, scarti le altre, e non accade nulla. Le idee, senza virgolette, sono parti di un "sistema teorico" (una visione del mondo, un'ideologia, un modo di pensare, ecc) oppure non sono nulla (sono solo delle "pensate" che durano quel che durano). Sorvoliamo pure sull'affermazione idiota per cui "questa è democrazia" (dopo il nazifascismo al potere nessuno ha più diritto di non capire che "la democrazia" non può includere anche chi la nega per principio). Occupiamoci invece del dato politico principale.
All'ex comico sembra sfuggire il dato banale, che persino il “casinista” suo interlocutore mette in luce più volte: CasaPound ha già una sua forma organizzata, non gliene serve un'altra. Non ha bisogno di "entrare" in un altro movimento più grande, privo di struttura logica e organizzativa. Ciò che gli serve invece come il pane è il “riconoscimento” della legittimità dei fascisti a stare su piazza. Una sorta di “ammissione in società” che riduca al minimo le resistenze che i fascisti fortunatamente incontrano ancora in tutta Italia.
E questa “legittimazione” Grillo gliela dà senza alcuna remora: “Se vi leggete il programma (di Casapound e del M5S, ndr), non possiamo non essere d'accordo sui concetti”, dice Grillo al vicepresidente dei fascisti del terzo millennio. Appunto, come se "i concetti" fossro pietruzze da portare in tasca, file di parole da spendere davanti a una telecamera accesa (altrimenti non si ha nulla da dire).
E il fascista raccoglie ringraziando: ”Non abbiamo certo bisogno del consenso di Grillo per candidarci alle elezioni – ha poi puntualizzato Di Stefano in una nota - Eppure fa piacere sentirgli dire che non si definisce antifascista. E soprattutto fa riflettere, e dovrebbe far riflettere innanzitutto gli elettori, che il Movimento 5 Stelle, come tutte le forze che, pur partendo dai presupposti più diversi, vogliono liberare l’Italia dalla morsa asfittica che la sta soffocando, indichino in Monti e nei suoi vecchi e nuovi complici la vera forza da combattere. Insomma, a indicare CasaPound Italia come il nemico da abbattere sono rimasti solo i vetero-comunisti del Pd, quelli che non hanno ancora vinto le politiche e già chiedono al ‘professore’ di appoggiare il loro governo”.
Abbiamo qui un riassunto condensato di pseudo-argomenti, una “narrazione” - direbbe Vendola – che impasta frammenti di verità, luoghi comuni, falsità allo stato puro, secondo l'ordine delle priorità ideologiche fasciste. E' un discorso che ci troviamo e ancora più ci troveremo davanti nei prossimi mesi e anni. E' il discorso che prende l'occasione di un fatto vero – il “montismo” è una pratica di governo sovranazionale privo di legittimazione democratica, che anzi preferirebbe prescinderne – lo riveste con una seconda constatazione altrettanto vera (il Pd che insieme ai centristi e Confindustria ha sostenuto “lealmente” e senza riserve l'esecutivo venuto da Bruxelles), per arrivare alla conclusioni tipiche dell'ideologia fascista: “sovranità nazionale” escludente, “nuovo ordine” basato sulla “razza”, “nazionalizzazione delle risorse strategiche”.
Grillo, come si sarebbe detto qualche anno fa, non ci vede nulla di strano e preferisce evidenziare “il lato buono” del discorso neonazista, “le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono”. È la misura di dove può portare l'improvvisazione in politica. Grillo è in calo di consensi e, come Berlusconi, prova la mossa del fare dei problemi politici un “grande calderone” (un blob, appunto) in cui tutto viene frullato e diventa indistinguibile. Sapendo bene, come Berlusconi, che da questi brodo primordiale di paure sociali e politiche non potrà emergere altro che qualche figura di “capo carismatico” in cui ognuno dovrà e potrà vedere ciò che lo soddisfa meglio. Tanto, quello che poi quel capo farà, non sarà deciso dal “movimento”, ma soltanto dalla sua corte assediata dai lobbisti delle multinazionali.
Sappiamo bene che nel M5S c'è tanta gente perbene, persino tanti compagni che hanno trovato sensato sostenere un movimento senza altra logica che quella del "rifiuto" della "vecchia politica". Era ed è una scorciatoia, un modo di saltare l'ingorgo delle domande lasciateci in eredità dal Novecento. Ma ogni scorciatoia ha in suoi rischi: si può finire nel dirupo, nel torrente, se non in una fogna.
L'invito è dunque semplice e pressante: mollate quel pifferaio senza princìpi. Subito. Lì dentro non controllerete mai nulla "dal basso", ancor meno di quanto non vi sia capitato di sperimentare nei partiti della vecchia sinistra. Verrete sempre e soltanto strumentalizzati dall'alto. Magari da uno di CasaPound che riuscirà ad entrare nel "cerchio magico" di Grillo e Casaleggio.
Venite fuori. C'è una rivoluzione vera da fare.
La fogna “grillina” viene scoperchiata dallo stesso “conducator” del Movimento5Stelle. Per esibire massima apertura ai “fascisti del terzo millennio”. L'episodio si è verificato nella tarda serata di ieri, davanti al Quirinale, dove si sono incrociati esponenti di tutte le liste visto che proprio lì si dovevano depositare gli elenchi dei candidati alle elezioni di fine febbraio.
La discussione amichevole si può ascoltare nel video (probabilmente girato dagli stessi neofascisti) che abbiamo postato anche noi.
Quello che si sembra per ora necessario evidenziare è il blob mentale che Grillo mette in scena. Un pastone di stronzate e luoghi comuni che risulterebbe insopportabile persino in un ubriaco.
«All'interno di CasaPound ci sono idee condivisibili, alcune più, alcune meno. Ma se un ragazzo dei vostri vuole entrare a far parte del Movimento, non vedo problemi oggettivi». «Se un ragazzo di CasaPound volesse entrare nel Movimento 5 stelle e ha i requisiti, ci entra».
Non ci dilunghiamo qui sul fatto che "le idee" non sono mattoni o prodotti in mostra sullo scaffale del supermercato; non è che insomma ne prendi un paio, scarti le altre, e non accade nulla. Le idee, senza virgolette, sono parti di un "sistema teorico" (una visione del mondo, un'ideologia, un modo di pensare, ecc) oppure non sono nulla (sono solo delle "pensate" che durano quel che durano). Sorvoliamo pure sull'affermazione idiota per cui "questa è democrazia" (dopo il nazifascismo al potere nessuno ha più diritto di non capire che "la democrazia" non può includere anche chi la nega per principio). Occupiamoci invece del dato politico principale.
All'ex comico sembra sfuggire il dato banale, che persino il “casinista” suo interlocutore mette in luce più volte: CasaPound ha già una sua forma organizzata, non gliene serve un'altra. Non ha bisogno di "entrare" in un altro movimento più grande, privo di struttura logica e organizzativa. Ciò che gli serve invece come il pane è il “riconoscimento” della legittimità dei fascisti a stare su piazza. Una sorta di “ammissione in società” che riduca al minimo le resistenze che i fascisti fortunatamente incontrano ancora in tutta Italia.
E questa “legittimazione” Grillo gliela dà senza alcuna remora: “Se vi leggete il programma (di Casapound e del M5S, ndr), non possiamo non essere d'accordo sui concetti”, dice Grillo al vicepresidente dei fascisti del terzo millennio. Appunto, come se "i concetti" fossro pietruzze da portare in tasca, file di parole da spendere davanti a una telecamera accesa (altrimenti non si ha nulla da dire).
E il fascista raccoglie ringraziando: ”Non abbiamo certo bisogno del consenso di Grillo per candidarci alle elezioni – ha poi puntualizzato Di Stefano in una nota - Eppure fa piacere sentirgli dire che non si definisce antifascista. E soprattutto fa riflettere, e dovrebbe far riflettere innanzitutto gli elettori, che il Movimento 5 Stelle, come tutte le forze che, pur partendo dai presupposti più diversi, vogliono liberare l’Italia dalla morsa asfittica che la sta soffocando, indichino in Monti e nei suoi vecchi e nuovi complici la vera forza da combattere. Insomma, a indicare CasaPound Italia come il nemico da abbattere sono rimasti solo i vetero-comunisti del Pd, quelli che non hanno ancora vinto le politiche e già chiedono al ‘professore’ di appoggiare il loro governo”.
Abbiamo qui un riassunto condensato di pseudo-argomenti, una “narrazione” - direbbe Vendola – che impasta frammenti di verità, luoghi comuni, falsità allo stato puro, secondo l'ordine delle priorità ideologiche fasciste. E' un discorso che ci troviamo e ancora più ci troveremo davanti nei prossimi mesi e anni. E' il discorso che prende l'occasione di un fatto vero – il “montismo” è una pratica di governo sovranazionale privo di legittimazione democratica, che anzi preferirebbe prescinderne – lo riveste con una seconda constatazione altrettanto vera (il Pd che insieme ai centristi e Confindustria ha sostenuto “lealmente” e senza riserve l'esecutivo venuto da Bruxelles), per arrivare alla conclusioni tipiche dell'ideologia fascista: “sovranità nazionale” escludente, “nuovo ordine” basato sulla “razza”, “nazionalizzazione delle risorse strategiche”.
Grillo, come si sarebbe detto qualche anno fa, non ci vede nulla di strano e preferisce evidenziare “il lato buono” del discorso neonazista, “le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono”. È la misura di dove può portare l'improvvisazione in politica. Grillo è in calo di consensi e, come Berlusconi, prova la mossa del fare dei problemi politici un “grande calderone” (un blob, appunto) in cui tutto viene frullato e diventa indistinguibile. Sapendo bene, come Berlusconi, che da questi brodo primordiale di paure sociali e politiche non potrà emergere altro che qualche figura di “capo carismatico” in cui ognuno dovrà e potrà vedere ciò che lo soddisfa meglio. Tanto, quello che poi quel capo farà, non sarà deciso dal “movimento”, ma soltanto dalla sua corte assediata dai lobbisti delle multinazionali.
Sappiamo bene che nel M5S c'è tanta gente perbene, persino tanti compagni che hanno trovato sensato sostenere un movimento senza altra logica che quella del "rifiuto" della "vecchia politica". Era ed è una scorciatoia, un modo di saltare l'ingorgo delle domande lasciateci in eredità dal Novecento. Ma ogni scorciatoia ha in suoi rischi: si può finire nel dirupo, nel torrente, se non in una fogna.
L'invito è dunque semplice e pressante: mollate quel pifferaio senza princìpi. Subito. Lì dentro non controllerete mai nulla "dal basso", ancor meno di quanto non vi sia capitato di sperimentare nei partiti della vecchia sinistra. Verrete sempre e soltanto strumentalizzati dall'alto. Magari da uno di CasaPound che riuscirà ad entrare nel "cerchio magico" di Grillo e Casaleggio.
Venite fuori. C'è una rivoluzione vera da fare.
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