”La vedo ogni giorno questa generazione dei 25enni e dei trentenni. Destini incerti come le foglie nei boschi di dicembre. Proprio nell’età che dovrebbe essere quella della fioritura, della fecondità, dell’energia (…) una generazione di ragazzi bravi intelligenti, col segreto dolore di chi si sente senza definizione, anonimo, senza un posto nel presente e forse nel futuro”. La generazione sprecata che Antonio Socci ha tratteggiato così nel suo articolo natalizio su Libero è, in ultima analisi, vittima della deflazione: non ci sono soldi, o meglio, non circolano. E la deflazione è l’esito ineluttabile e costantemente ripetuto del capitalismo, quando non gli viene impedito di applicarsi sulla società con tutto il suo rigore ideologico (che i liberisti proclamano “scientifico”). Infine, ci sono dei metodi riconosciuti per combattere la deflazione; hanno funzionato in passato; oggi non li si vuole adottare, perché ridurrebbero il potere a quelli che lo detengono.
Mi rendo conto che queste qui sopra siano una serie di affermazioni apodittiche, contestabili dagli ignoranti e dagli ideologi del pensiero unico, che richiedono spiegazioni; purtroppo lunghe.
La deflazione è instaurata
Partiamo da ciò che tutti vedono, o dovrebbero vedere: le banche centrali non riescono, applicando i metodi prescritti dal capitalismo terminale (che le possiede), a sconfiggere la deflazione. La Federal Reserve ha ridotto il tasso primario a 0 (che significa: le banche possono ottenere dollari gratis) dal 2008, per 7 anni. Ha lanciato tre giri di cosiddetto quantitative easing, diciamo “stampaggio di moneta”, e comprato a man bassa Buoni del Tesoro Usa, iniettando trilioni di dollari nel sistema. La Banca del Giappone ha stampato a perdifiato, per rimettere in moto un’economia congelata da un decennio. La BCE (Draghi) ha tagliato il suo tasso di deposito a negativo (meno 0,2) per punire le banche e i risparmiatori che tesaurizzano i soldi, onde spingerli ad investirli.
Ebbene: quest’alluvione di denaro creato dal niente non ha prodotto quello che i banchieri centrali speravano: l’inflazione, almeno sopra il 2%. Anzi, s’è instaurata la deflazione, che ha mutato la recessione in depressione, in tutto l’Occidente (anche se i media vi dicono che c’è la “crescita”, benché anemica: è solo propaganda).
Ora, accadde anche negli anni ’30 in Usa: milioni di famiglie e di capifamiglia disoccupati, non avevano da mangiare e facevano la coda davanti alle mense pubbliche, e nello stesso tempo si buttavano in mare – pubblicamente, con la grancassa dei media – centinaia di tonnellate di latte e di frumento (lo facevano gli agricoltori, con l’aiuto del governo) per “sostenere i prezzi”. I prezzi di grano e latte infatti scendevano.
Secondo i capitalisti, si trattava di “sovrapproduzione”: i farmer producevano “troppo” grano, latte; le industrie “troppe” auto e altri beni; ciò faceva calare prezzi addirittura sotto i costi di produzione. Un disastro. Naturalmente i capitalisti non volevano vedere che, magari, la pretesa sovrapproduzione sarebbe stata assorbita, se le migliaia di famiglie e disoccupati che facevano la fila per una minestra al giorno, avessero avuto un salario da spendere.
Il motivo di questa cecità è lampante: i capitalisti finanziari non vogliono pagare i salari. Lasciati liberi di agire come vogliono, se un governo non interviene a costringerli, pagano il meno possibile; anzi, se possibile tecnicamente, niente del tutto – come avviene oggi quando sostituiscono i lavoratori coi robot.
Perché? Perché nella loro teoria “scientifica” chiamano questa “la miglior allocazione del capitale”. I possessori di capitale finanziario si vantano di saper benissimo come “allocare il capitale”, ossia investirlo nei settori che si rivelano più lucrosi per loro, ossia che danno il maggior rendimento del capitale investito. In ultima analisi (nonostante le chiacchiere-propaganda) l’allocazione “migliore” del capitale è quella che “retribuisce più” il capitale come? “Retribuendo meno” il lavoro. E’ chiarissimo quando il capitalismo divenuto globale ha delocalizzato ossia investito in aziende cinesi, pakistane o vietnamite o brasiliane: per produrre merci a basso costo da vendere poi alle popolazioni del mondo ad alti salari.
Il tablet meno caro, lo paghiamo coi nostri figli
Per poi scoprire – oh sorpresa! – che le popolazioni euro-americane gli alti salari non li hanno più, dato che le fabbriche e lavorazioni sono andate in Cina. Sì, esistono altissimi salari in Usa ed Europa, ma sono sempre più pochi: speculatori e loro vari ausiliari (in Italia, i pubblici dipendenti che si sono sottratti alla concorrenza globale), ma non sono abbastanza per assorbire milioni di iPad prodotti in Cina a basso prezzo. Comincia già a delinearsi una crisi di “sovrapproduzione”. Ma niente paura, lorsignori sanno come sventarla – e guadagnarci ancora: non avete i soldi per l’iPad, la Toyota ibrida, il “lusso” italiano? No problem: ve li prestiamo. Allarghiamo il credito. Pagate in comode rate e con la carta revolving che vi presta il denaro (al 20 %)…E’ molto meglio, per lorsignori, che rassegnarsi a pagare degli stipendi alti.
E lucrano pure gli interessi sul capitale che prestano ai consumatori. Dicendo: non siete contenti? Potete riempirvi di tablet e smartphone Asus e Samsung fatti in Cina e Corea, a basso prezzo. Se fossero stati fatti in Europa, sarebbero più cari, e non ve li potreste permettere. I consumatori infatti comprano, senza pensare che stanno pagando lo smartphone a “basso” prezzo pagandolo però con qualcosa di molto caro: la disoccupazione dei figli ormai trentenni, che non hanno mai imparato un mestiere e non lo impareranno più. Che non avranno figli, né casa, né dignità personale.
Il punto è che anche il sistema di finanziare il consumo a credito, escogitato dal capitalismo liberista, aggrava la deflazione fino a giungere a un punto zero, di paralisi completa dell’economia. La paralisi che cominciamo a vedere tutto attorno a noi.
Perché? Per spiegare i perché, bisogna ricordare il trucco bancario fondamentale, il “credito frazionale”. A voi fanno credere che le banche prestano il denaro che voi e gli altri risparmiatori avete depositato. Non è così. Se una banca riceve da un risparmiatore un deposito di 1000 euro, ne presta (in qualche modo ne “deve” prestare) diecimila. E’ denaro fittizio, vuoto, che la banca “crea” indebitando: aziende e famiglie che chiedono fidi e mutui. Come fa’ a funzionare il trucco? Perché fin dalla prima rata, i 10 debitori a cui la banche ha “prestato” 1000 euro inesistenti, cominciano a restituire il rateo di capitale, più l’interesse. Diciamo, per semplicità di calcolo, che ciascuno dia 100 euro; siccome sono in dieci, la banca si trova con mille euro, veri, fin da subito, e può far fronte agli impegni senza rivelare il trucco: ossia che a riempire di valore vero il denaro digitale e “vuoto” che crea, sono i faticatori, i lavoratori, e i produttori reali, imprenditori. Che restituiscono non solo il capitale (il principale), ma gli interessi che pagano alla banca…
Se ancora non avete capito, tenete presente la sintesi magistrale dell’Enciclopedia Britannica: “La Banca lucra gli interessi da tutto il denaro che crea dal nulla”. E’ la definizione più concisa del trucco: la banca estrae il suo interesse dal “vostro lavoro”, da quello del vostro imprenditore che vi impiega.
Oggi è abbastanza noto che il denaro non è emesso dalla banca centrale; il 90 per cento, anzi più, è denaro creato dalle banche private, che lo creano indebitando: noi, voi, le imprese, gli stati. Il punto di paralisi è quando le banche non riescono più a indebitare il prossimo: o perché i consumatori non possono indebitarsi ancora pagando già troppi interessi sul loro salario (o non avendo più salario), o perché le imprese non chiedono più fidi a causa della recessione, e non c’è mercato per le merci che producono.
Quando questo succede, la massa di denaro, che le banche producono indebitando il mondo, cala. E’ la deflazione. Che si instaura nonostante le banche centrali facciano enormi quantitative easing: riempiono le banche di soldi a tasso zero e sottozero, ma è inutile. Il denaro resta lì, al massimo alimenta bolle speculative, produce inflazione in Borsa. La BCE punisce le banche facendo pagare un interesse negativo sui loro depositi presso la banca centrale? L’effetto finale è che offrono alla speculazione i mezzi per comprare i cespiti produttivi di intere nazioni “con lo sconto”. Quando media e governo si rallegrano di aziende italiane comprate da capitali esteri, sono criminali; ma ancor più lo sono in regime d deflazione mondiale, perché i capitali esteri (presi a prestito a tasso negativo) che comprano una ditta italiana, di fatto la comprano con lo sconto. Per un boccon di pane, anzi per una briciola.
In questa fase, uno Stato dovrebbe vietare gli investimenti esteri. E’ l’estremo saccheggio offerto al capitalismo selvaggio.
Ma devo spiegare ancora perché il credito bancario, che crea denaro dal nulla, crea deflazione. Ineluttabilmente, nel quadro del capitalismo libero. In modo ricorrente. La risposta, se ci pensate, è ovvia. Le banche, quando indebitano (poniamo) un salariato che chiede un mutuo, “creano” per lui il denaro che costituisce il capitale, ma non creano quello che è necessario a ripagare gli interessi. Il debitore si troverà sempre “in affanno” a meno che non produca molto e molto di più del debito, per esempio con l’export. Avrà sulla schiena sempre un “eccesso di debito”, impagabile, che alla fine lo indurrà a smettere di indebitarsi – perché tutto ciò che guadagna va alle banche ai creditori – e quindi provocando la diminuzione del circolante, quel 90% di circolante creato dalle banche indebitandoci. La massa monetaria può sembrare esista ancora; ma la sua circolazione rallenta e infine si ferma del tutto. La deflazione si instaura, provocando disoccupazione di massa, ‘sovrapproduzione’ invenduta, fame, guerre. Ed è invincibile.
Invincibile nel sistema capitalista, e della libertà delle banche di creare moneta. Ma vincibile con metodi che il capitalismo odia.
Essenzialmente, bisogna creare in qualche modo denaro libero da debito, e libero da interessi, da iniettare direttamente nelle tasche dei consumatori, in modo da permettere loro di pagare gli interessi sul debito contratto. Questo è il rimedio “alla Keynes”, che non intacca la creazione di denaro bancario per indebitamento, ma anzi lo rimette in piedi. Persino l’ultra-liberista Milton Friedman suggerì di lanciare dollari dall’elicottero, anzi fu lui l’inventore dell’idea della Helicopter Money.
Ci sono metodi più fondamentali ed anche fantasiosi, come quelli escogitati dal Terzo Reich per far uscire la potenza industriale germanica dal gelo della deflazione: effetti MeFo eccetera; non sto qui a ricordarli perché richiedono sovranità monetaria e un governo autoritario, in un clima in cui la globalizzazione di allora – che portò al 1929 – fu interrotta di fatto dalla grande Depressione.
Tutti i metodi però coinvolgono quel che il Nobel francese Maurice Allais formulava così: “Restituire allo Stato, e allo Stato soltanto, il potere di creare moneta”. Moneta senza interessi con cui rimettere in moto l’economia pagando salari. E’ quel che un altro grande economista per nulla statalista, Irving Fisher (il rivale di Keynes) propose con il nome di 100% Money: ossia le banche abbiano una riserva obbligatoria del 100 per cento, non del 5 o 2 per cento come oggi. In altre parole, possano prestare solo l’ammontare dei depositi che hanno in cassa e non di più.
Naturalmente, l’orripilata reazione dei teorici del capitalismo è prevedibile: “Volete restituire ai governi, ossia ai politici, il potere di creare moneta?! Ma avete presente come sono corrotti? Proprio per sottrarre alla corruzione politica abbiamo separato il Tesoro dalla Banca centrale, lasciando che siano le banche private a prestare, creando denaro sul mercato del debito!”. La risposta dovrebbe essere semplice, se siete in buona fede: “Perché, i banchieri si sono mostrati meno corrotti? Hanno abusato meno del potere di creare moneta? Ne hanno abusato di più, ancor più irresponsabilmente, provocando crack, bolle, una mostruosa nuvola di derivati, sprechi, soldi agli amici e niente ai nemici. Prestiti andati a male, ossia investimenti da incapaci o da delinquenti; che si son fatti pagare dai contribuenti (bail-out), col ricatto che le banche non possono fallire, altrimenti si trascinano via i vostri risparmi. Difficilmente dei politici avrebbero potuto fare peggiori disastri”.
E’ un rischio inerente al potere di creare moneta. Motivo per cui occorre controllare da vicino chi lo ha. I politici li controlliamo meglio del “sistema bancario globale”, o no?
L’altro grido di orrore che viene dai teorici dell’ideologia è: “Lasciate allo Stato il potere di creare moneta, ed avrete l’iper-inflazione. I politici stamperanno come in Zimbabwe”. Che stranezza: la Federal Reserve, la BCE, la Bank of Japan (e mettiamoci anche la banca cinese, che ha iniettato trilioni per mantenere gonfia la bolla immobiliare ed azionaria), stampano a perdifiato, e l’iper-inflazione stile Zimbabwe non si vede. Anzi hanno instaurato la deflazione, perché hanno dato quei soldi alle banche. Che se li tengono.
Risorse non utilizzate
Di fatto, l’inflazione alza la testa solo quando il sistema economico globale raggiunge la piena capacità produttiva. Siamo lontanissimi da questa condizione, e lo dimostrano i fatti che ci vediamo attorno: masse di inoccupati (i trentenni di Socci) mentre le risorse (che coi salariati servono a produrre beni) restano inutilizzate: petrolio ribassato, rame con lo sconto, noli navali per trasporti di materie prime in calo mai visto. E’ la classica situazione in cui bisogna produrre denaro senza interessi da mettere nelle tasche dei lavoratori (e persino dei non lavoratori) perché comprino le merci che adesso soffrono di “sovrapproduzione”.
Le banche centrali (possedute dalle private) non vincono la deflazione per un semplice motivo: i loro quantitative easing non sono altro che degli asset swap, una compravendita di attivi finanziari: dollari ed euro contro titoli pubblici o privati. I soldi non vanno nell’economia reale, che rimane assetata ed affamata dei fondi necessari per creare domanda, la quale creerebbe lavoro.
Bisogna dare soldi alla gente. Gli 80 euro di Renzi? Sono nella direzione giusta, ma: troppo poco, troppo discontinuo e troppo limitato – limitato anche mentalmente. L’intenzione era di aumentare “i consumi”: ridare un po’ di fiato al sistema terminale del capitalismo. Pochissimo fiato, e nulla per i trentenni “senza un posto nel presente e nel futuro”.
Cosa fare? Come in tutti i tempi di crisi, sorgono dal basso delle idee non convenzionali.
Gli svizzeri decideranno per referendum se togliere alle banche il potere di creare denaro indebitando: sono state raccolte le firme per il referendum, ai cittadini la parola.
Il governo dell’Islanda ha preso in considerazione la stessa proposta: ritirare, per legge, il diritto alle banche private di creare moneta, per mettere fine al ciclo di boom e crack ineluttabile quando la moneta diventa una merce .
Aggravata dalle sanzioni globaliste e dal calo del greggio (manipolato dai suoi nemici) la Russia di Putin ha sul tavolo le proposte del suo consigliere Sergey Glaziev: prestiti mirati a industrie e imprese capaci di produrre beni di sostituzione a quelli importati, a tassi d’interesse bassi (1-4%), finanziati dalla banca centrale con la creazione di moneta.
Più importante se non foss’altro, perché viene da Londra, la capitale del dogma – la proposta del candidato laburista Jeremy Corbyn, “quantitative easing per il popolo”. La Banca centrale, invece di creare moneta dal nulla per le banche, dovrebbe crearla per darla “autorità locali”, casse create per specifici propositi, trust sanitari, insomma banche popolari vere che nascono apposta per finanziare investimenti, infrastrutture e risanamenti che i “mercati finanziari” mancano completamente di considerare, e per dare salari per lavori utili che adesso mancano.
E’ un ordine di idee accettato persino da Bernanke e da Friedman, almeno nella situazione d’emergenza è che è la deflazione pienamente consolidata. Allora da dove vengono gli ostacoli? Dalle normative UE dettate dai tedeschi e da tutti noi accettate.
“La proposta di Corbyn – ha scritto il Telegraph – si scontra con l’art.123 del Trattato di Lisbona, che proibisce alle banche centrali di finanziare la spesa pubblica”. Se il Labour di Corbyn andasse al governo, dovrebbe lottare per tre anni di lotta legale con la Corte di Giustizia Europea”.
Sui media inglesi, Corbyn è demonizzato e mostrificato più ancora d Putin. Buon segno. Vuol dire che fa paura ai padroni del sistema. Se avrà successo, ci toccherà ancora una volta ringraziare gli inglesi di averci “liberato” dai tedeschi?
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