martedì 15 gennaio 2013

Pierluigi Bersani al Washington Post: patto di collaborazione con Monti dopo il voto. E insieme a Fassina (sul FT) rassicura i mercati

Per parlare, Pierluigi Bersani, ha scelto il Washington Post. E non è un caso. L'amministrazione Usa, le cancellerie europee, e i mercati, si stanno interrogando con qualche timore su quale sarà il destino dell'Italia dopo le elezioni. La settimana scorsa il Financial Times aveva accusato il segretario del Partito Democratico di essersi spostato troppo a sinistra, sulle posizioni dell'area massimalista rappresentata dalla Cgil e dal responsabile economico Stefano Fassina.
Ora dunque è il momento di rassicurare. Bersani lo fa con il Washington Post, aprendo definitivamente ad un "patto di collaborazione" con Mario Monti dopo il voto. "Siamo aperti alla collaborazione", ha spiegato il leader del Centrosinistra, "non uno scambio di favori, ma la firma di un patto per le riforme e la ricostruzione del paese". Poi Bersani si è rivolto direttamente agli investitori. "I mercati", ha spiegato, "non hanno nulla da temere, a patto di accettare la fine dei monopoli e posizioni dominanti". Non solo. "Capisco quanto strano possa sembrare di vedere la sinistra italiana aprire i mercati", ha aggiunto Bersani, "ma questo deriva dal fatto che in Italia, la destra non ha una tradizione di libero mercato, tende a dare più potere allo Stato ed è più fortemente influenzato dalle lobby professionali".
Per il Pd tranquillizzare i mercati è un imperativo categorico. Come dimostra l'intervista rilasciata da Fassina allo stesso Financial Times che lo aveva attaccato. Il responsabile economico del Pd al quotidiano della city ha spiegato che un eventuale governo a guida Bersani non smonterà le riforme di Monti, a partire da quella della Fornero sul mercato del lavoro. Niente revisione dell'articolo 18, questione sulla quale, invece, Sel di Nichi Vendola ha raccolto le firme per un referendum abrogativo. Fassina, come Bersani, ha teso la mano a Monti, ricordando che con il professore il Pd "divide un terreno comune sulle riforme costituzionali, sull'Europa e sulla necessità di riforme strutturali". Fassina assicura che il Pd non rimetterà mano al Fiscal compact, ma che farà leva sull'Europa per le politiche di sviluppo, aprendo anche all'ipotesi di un super-commissario al bilancio lanciato dalla Germania.

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