Due
anime percorrono questo Primo Maggio. Una è quella di regime. Essa è
ben simboleggiata dalla orribile pubblicità di Cortina, che usa Pelizza
da Volpedo per chiamare alle ultime discese sui suoi costosi impianti di
sci. È l'assorbimento consumistico della festa dei lavoratori, come
purtroppo è già in gran parte avvenuto per l'8 marzo. Contribuiscono
sicuramente a questa distruzione del senso della giornata appuntamenti
come il Concertone di Roma. Questo spettacolo promosso da CGIL CISL UIL e
concordato censura per censura con le autorità della Rai, ha il
compito rappresentare un momento di svago che non confligge con
nessuno, men che meno con chi il lavoro lo sfrutta.
E che la
parola sfruttamento sia invece quella più necessaria oggi ce lo dicono
da ultimi i dati dell'INAIL, che proprio alla vigilia della festa dei
lavoratori ci informano che coloro che sono rimasti uccisi sono il 16%
in più rispetto all'anno scorso. 1200 sono le vittime degli omicidi per
il mercato, la competitività, la precarietà, lo sfruttamento.
Chi
lavora, chi riesce ad uscire dalle sabbie mobili della disoccupazione
di massa dove affondano tutti i principi della democrazia, è sottomesso
allo sfruttamento perché subisce il più brutale dei ricatti. O mangi sta
minestra o salti dalla finestra, questa è la antichissima e brutale
filosofia che regola oggi i rapporti di lavoro. E che tiene vincolati
alla stessa catena i braccianti impiegati nei campi a tre euro all'ora,
gli operai della Fiat costretti a turni massacranti, i dipendenti delle
banche che devono vendere obbligazioni a rischio, i lavoratori dei
servizi pubblici sui quali si scaricano addosso i tagli allo stato
sociale.
Ricatto è la parola che oggi accompagna e sostiene
sempre l'altra, sfruttamento. Assieme queste due parole sono i pilastri
sui quali si regge l'attuale rapporto di lavoro, spinto sempre di più
alla regressione verso il Medio Evo. A questa marcia indietro del lavoro
ha dato la sua spinta Matteo Renzi, con l'eliminazione dell'articolo 18
e con la continua aggressione a tutti i diritti residui delle
lavoratrici e dei lavoratori, che il presidente del consiglio condanna
come privilegi da abbattere. Renzi odia i sindacati, soprattutto quelli
che fanno il loro dovere a difesa dei lavoratori, e ama i padroni che
come Marchionne li combattono. Renzi giudica incomprensibili le lotte e
le manifestazioni, che fa regolarmente bastonare dalla polizia. Renzi è
capo di governo più aggressivo e reazionario verso il lavoro da molti
decenni. Il Primo Maggio nel suo vero significato non può che essere
prima di tutto contro Renzi e tutto ciò che fa e rappresenta.
Ecco
emergere allora la seconda, la vera anima della festa delle lavoratrici
e dei lavoratori: quella che nasce dalla lotta contro il potere che
sfrutta.
Il segnale più forte e vicino ci viene dalla Francia,
dove da un mese lavoratori e studenti lottano contro la loi travail,
almeno lì il Jobsact lo traducono. Il Primo Maggio in Francia sarà una
giornata di manifestazioni contro Hollande e la sua legge per rendere
più facili i licenziamenti. E quei cortei parleranno a noi e a tutti i
lavoratori d'Europa, imbrogliati e vessati dalla Unione Europea,
dall'Euro, dai sacrifici immani nel nome delle banche e della finanza.
Certo rispetto a ciò che accade in Francia la caduta della mobilitazione
in Italia è impressionante, ma non dobbiamo scoraggiarci.
Nonostante
il torpore amministrato dal potere e da Cgil Cisl Uil avremo anche noi
tanti segnali di un Primo Maggio contro. Da chi farà sentire la sua
rabbia per la fabbrica che chiude a chi protesterà contro i
supermercati aperti. Dalle piazze ufficiali dove comunque emergeranno
scontento e indignazione, alle mobilitazioni alternative. Tra cui
voglio ricordare quella che si svolgerà a Napoli, a Bagnoli contro la
privatizzazione di un intero territorio.
Segnali di ripresa di
passione e lotta al di fuori della, e contro la, pacificazione di
regime ce ne sono e saranno sempre di più. Per questo possiamo comunque
augurarci un buon Primo Maggio contro.
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