Nella lontana Liberopoli la criminalità è in
crescita. I cittadini sono impensieriti, i sondaggi danno il governo in
calo di consensi. Il premier corre ai ripari con una proposta
innovativa, l’helicopter policeman: squadre di agenti di
polizia verranno caricate su elicotteri e paracadutate a spaglio sul
territorio, col compito di incarcerare la prima persona che incontrano. I
cittadini esultano: finalmente un governo che fa qualcosa! Quest’ultima
frase, lo so, l’avete già sentita (e forse anche detta). Passata
l’euforia però ci si comincia a chiedere: perché mai uno Stato, che
legittimamente esercita il monopolio della forza, dovrebbe farne un uso
così inefficiente? Gli onesti sono la maggioranza, altrimenti al governo
il loro consenso non interesserebbe. Mandando agenti ad arrestare
persone a caso, gli errori giudiziari fioccherebbero, aggiungendo al
senso di insicurezza quello di ingiustizia. Non sarebbe meglio
concentrare gli agenti in squadre che, utilizzando tutti i poteri dello
Stato (quello di intercettare i cittadini sotto il controllo
dell’autorità giudiziaria, quello di fermare e interrogare sospetti,
ecc.), effettuassero indagini e arresti mirati? La rinuncia a esercitare
il monopolio della forza non porta a uno Stato più sicuro: porta a uno Stato più autoritario.
Fine della metafora, inizio delle dolenti note. Ci dicono che, per risolvere i problemi di un’economia cronicamente anemica, la Bce, anziché insistere con il Quantitative Easing (Qe), dovrebbe far decollare l’elicottero monetario: finiamola, si dice, di acquistare titoli dalle banche, che poi si tengono i soldi invece di prestarli! Meglio paracadutare un assegno
in ogni famiglia: saremmo così certi che la moneta finisca in mano ai
cittadini, rianimando l’economia. Non mancano gli entusiasti,
soprattutto nella sinistra “dei diritti”, cronicamente incapace di
andare oltre analisi sentimentali. “Banca brutta, popolo bello”: se il Qe per le banche è cattivo, quello for people
sarà buono. Volendo usare la testa, dovremmo chiederci: perché mai lo
Stato, che esercita il monopolio dell’emissione monetaria, dovrebbe
farne un uso così inefficiente? Perché disperdere moneta nei mille
rivoli di spesucce per consumi, quando si potrebbero finanziare investimenti pubblici, tanto necessari in un Paese che letteralmente cade a pezzi (da Pompei al Polcevera)?
L’elicottero monetario non è solo ingiusto (rischia di dare a chi già ha), ma anche inefficiente.
Peraltro, molti di noi, se ricevessero un assegno, oggi lo terrebbero
da parte per ripianare debiti o pagare imposte. Altro che rianimare
l’economia! Il motivo di questa proposta inefficace e demagogica è
semplice: dare ai cittadini una mancia, anziché un
lavoro, aiuta a sedare il dissenso, senza alterare i rapporti di forza
fra lavoro e capitale. Il capitale preferisce che lo Stato dia ai disoccupati una mancia
anziché un lavoro, perché la disoccupazione aiuta a contenere i salari,
e quindi a espandere i profitti. Coopera al progetto la Banca centrale,
che per proteggere il capitale ostacola politiche keynesiane di difesa dell’occupazione, negando il finanziamento della spesa pubblica con moneta.
Fratianni e Spinelli, nella loro Storia monetaria d’Italia,
ricordano che il finanziamento monetario ha coperto in media la metà
del deficit pubblico per oltre un secolo. Se l’economia cresce, dovrà
crescere la massa monetaria, e allora perché non immetterla nel sistema
anche finanziando, quando occorrono, investimenti pubblici? Ma dal 1992 ciò è illegale senza se e senza ma, grazie al Trattato di Maastricht.
Con esso gli Stati cedono la gestione della moneta a burocrati non
eletti, che possono influenzare la distribuzione del reddito, materia
politica per eccellenza, senza rispondere a nessuno, e se ne vantano.
Applicando una presunzione di colpevolezza tornata in voga, si diceva
che i politici avrebbero usato la moneta per fare spese clientelari,
generando inflazione. In questo modo è stato facile convincere il popolo
a tagliarsi la sovranità monetaria per far dispetto alla politica.
Ora sappiamo che stampare moneta non crea inflazione: il fallimento di Draghi
lo dimostra. L’inflazione si controlla sul mercato del lavoro. Impedire
allo Stato di finanziare politiche espansive, battendo moneta se
occorre, trasforma ogni crisi in un arretramento irreversibile dei
diritti dei lavoratori. La rinuncia dello Stato al monopolio
dell’emissione di moneta non porta a un’economia più sana: porta a una
distribuzione del reddito più iniqua, e quindi, necessariamente, a uno
Stato più autoritario, se non altro perché affida decisioni politiche a
burocrati non eletti.
I politici non volevano certo Maastricht per
moralizzare se stessi: volevano solo avere le mani più libere
nell’aggredire il diritto al lavoro. A missione compiuta arriva
l’elicottero monetario, la cui utilità è puramente retorica: presentare
il nemico politico delle nostre costituzioni socialdemocratiche, cioè la
Banca centrale indipendente, come un moderno Robin Hood. Per
motivi che mi sfuggono, erogare una mancia sembra infatti meno
clientelare che finanziare investimenti. Forse perché la si chiama QE for people? Ma questo problema può essere risolto: chiamiamo QE for State
la monetizzazione del deficit pubblico e riprendiamo a farla, come si è
sempre fatto, tranne nell’infausta parentesi della nostra storia
iniziata con Maastricht, il trattato che, nell’interesse di pochi, ha
condannato un continente alla depressione economica.
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