Il
X Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista –
Sinistra Europea, riunitosi a Spoleto dal 31 marzo al 2 aprile, preso
atto dei risultati del voto delle iscritte e degli iscritti nei
congressi di circolo che hanno visto una larga maggioranza esprimersi a
favore della proposta politica avanzata nel documento “Socialismo XXI,
per un nuovo umanesimo”, approvate la relazione e le conclusioni del
segretario uscente Paolo Ferrero e sentito il dibattito, impegna tutto
il partito nell’attuazione degli indirizzi e degli obiettivi
democraticamente assunti.
La
democrazia all’interno del partito è un valore a cui non intendiamo
rinunciare e di cui andiamo orgogliosi in un’epoca in cui il leaderismo
sostituisce la partecipazione nella gran parte delle formazioni
politiche. Abbiamo attraversato un lungo periodo di difficoltà e
dobbiamo a noi stessi – a tutte le compagne e i compagni che hanno
resistito – un rinnovata tensione nel coniugare il pluralismo e il
confronto di posizioni con il comune impegno per il rafforzamento del
partito e nel lavoro politico per concretizzare gli obiettivi che
democraticamente ci siamo dati: la creazione di un polo politico e di un
soggetto unitario della sinistra antiliberista, lo sviluppo di un vasto
movimento per l’attuazione della Costituzione nel nostro paese e per
un’altra Europa su scala continentale.
Siamo andati in direzione ostinata e contraria, non abbiamo ricercato riparo in comode quanto ingiustificabili alleanze: non era scontato che il nostro partito avrebbe resistito a lunghi anni di esclusione dal parlamento e oscuramento mediatico, a tante scissioni, alla mancanza di risorse e di una struttura funzionariale. Non ci nascondiamo i problemi, a partire dal calo progressivo degli iscritti, ma per affrontarli dobbiamo partire dalla consapevolezza che in questi anni abbiamo fatto scelte indispensabili per ricostruire la credibilità del nostro profilo politico.
Ci
diciamo comunisti e comuniste e riteniamo che il progetto della
rifondazione comunista sia più attuale oggi che 26 anni fa non solo per
rispetto della storia e della memoria, ma sulla base dell’analisi della
crisi sistemica del capitalismo e delle contraddizioni del mondo in cui
viviamo. Il nostro partito, il nostro punto di vista di classe e
internazionalista, il nostro orizzonte comunista li mettiamo a
disposizione della lotta per costruire un’alternativa in Italia e in
Europa.
La battaglia delle idee, l’analisi e l’inchiesta, l’internità nei movimenti e nelle lotte, l’impegno per lo sviluppo e la ricomposizione dei conflitti sociali sui luoghi di lavoro e sul territorio, le pratiche del partito sociale, il mutualismo e la solidarietà sono gli assi di lavoro principale su cui imperniare la ridefinizione del ruolo ed il rafforzamento culturale, politico ed organizzativo di un partito che supera una visione incentrata sulla presentazione del proprio simbolo alle elezioni. Per costruire un blocco sociale alternativo è necessario che la lotta ideologica, politica e sociale si accompagni alla risposta concreta ai bisogni materiali dei proletari qui ed ora. Occorre quindi sviluppare il partito sociale e operare per costruire “comuni solidali” che sul territorio diventino punto di ricomposizione sociale e di ostacolo concreto alle guerre tra i poveri.
La
gravità della crisi sociale, le conseguenze delle politiche neoliberiste
e dell’austerità, la stessa degenerazione del sistema politico ci
impongono di continuare a lavorare per superare l’attuale frammentazione
della sinistra sociale e politica.
La
vittoria nel referendum in difesa della Costituzione ci indica il dovere
di non disperdere un risultato storico. La disponibilità di energie,
intelligenze e passione civile e il malcontento nei confronti delle
politiche liberiste del governo Renzi che si sono manifestati nella
campagna e nel voto popolare rischiano di non incrociare una proposta
politica credibile della sinistra.
Rilanciamo con forza la nostra proposta di costruzione di un soggetto unitario della sinistra antiliberista che raccolga il complesso delle forze sociali, culturali e politiche che si pongono sul terreno dell’alternativa alle politiche liberiste, dunque alternativo al PD ed ai socialisti europei. Insistiamo sulla necessità di andare oltre le forme delle aggregazioni unitarie elettorali perché una proposta per essere credibile deve avere le caratteristiche di processo democratico e partecipato che coinvolga da protagonista la stragrande maggioranza delle persone di sinistra e attive nei movimenti sociali che oggi non militano in nessun partito. La definizione di un programma dell’alternativa e un profilo di netta rottura sul piano della collocazione politica quanto dei comportamenti e della questione morale rispetto a una classe dirigente sempre più delegittimata sono altresì fondamentali.
Continuiamo
a lavorare in questa direzione valorizzando tutti i percorsi unitari
sin qui costruiti, a partire dalle esperienze già sperimentate nei
territori e dall’iniziativa della rete delle “città in comune” con
l’obiettivo di dar vita ad un processo di aggregazione.
Invitiamo
le altre formazioni della sinistra di alternativa a intraprendere con
determinazione un percorso che vada oltre l’ottica della mera lista
unitaria e a condividere un progetto che vada oltre il perimetro degli
attuali partiti senza chiedere a nessuno di sciogliersi.
Unire le lotte e unire le formazioni politiche esistenti sono due obiettivi fondamentali in questa fase se non vogliamo che la crisi sociale continui a tradursi nella crescita di spinte razziste, xenofobe e pericolose per la democrazia, se vogliamo contrastare efficacemente le politiche di privatizzazione, precarizzazione del lavoro, smantellamento del welfare e saccheggio dei beni comuni.
Noi
lavoriamo a livello sociale e politico per unire la sinistra
antiliberista e la diversità di posizioni su alcuni temi – vedi
questione euro – non deve essere motivo che determina divisioni e
contrapposizioni come d’altronde non accade nelle altre formazioni della
sinistra radicale a livello europeo.
Di
fronte alle politiche messe in campo dal governo Gentiloni non possiamo
che denunciare la continuità col renzismo e un ulteriore spostamento a
destra anche sul piano dei diritti e delle libertà con i decreti
Minniti-Orlando.
Il
nostro impegno per l’attuazione della Costituzione passa oggi per
l’opposizione a queste misure con cui il Partito Democratico si omologa
alle proposte della destra leghista e nel rilancio della mobilitazione
per una legge elettorale proporzionale e l’abolizione dei capilista
bloccati con il sostegno alla campagna lanciata dal Comitato per il NO.
L’attuazione
della Costituzione implica la critica dell’Europa neoliberista:
rilanciamo la campagna per l’abrogazione dell’articolo 81, contro
l’inserimento del Fiscal compact nei trattati europei e per la sua
cancellazione.
L’attuazione della Costituzione vive nella lotta sul terreno sociale.
L’annunciata
abrogazione delle norme sui voucher segnala che dopo la sconfitta
referendaria il governo teme uno scontro aperto sul tema della
precarizzazione sempre più spinta del lavoro.
Rifondazione
comunista sostiene la campagna referendaria della Cgil, a prescindere
dagli esiti dell’iter parlamentare, ampliando il raggio di azione contro
il Jobs act e puntando al ripristino dell’articolo 18. Il jobs act
introduce nuovi meccanismi nell’ambito degli ammortizzatori sociali che
penalizzano fortemente i lavoratori, lasciando libertà alle aziende di
licenziare. La battaglia va estesa a tutti gli aspetti della
controriforma del lavoro.
Di
fronte a una realtà segnata da alta disoccupazione, super-sfruttamento,
lavori sottopagati assume sempre più centralità la nostra storica
battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro e la riaffermazione del
ruolo pubblico nel creare occupazione come risposta all’automazione e
alla caduta degli investimenti.
Va rilanciato il Piano per il lavoro e l’economia ecologica e solidale traducendolo in un programma minimo di intervento sulla struttura economica e sociale: dalla cancellazione della vergognosa legge Fornero sulle pensioni alla proposta dell’intervento pubblico alla riduzione dell’orario di lavoro, all’istituzione del salario minimo per i disoccupati, alla proposta di una radicale riforma fiscale per colpire i grandi patrimoni, ripristinare la progressività del prelievo e contrastare la grande evasione e elusione.
Battersi
per l’attuazione della Costituzione significa per noi lottare per la
difesa della scuola pubblica, della sanità, dei servizi, dell’ambiente e
dei beni comuni.
Soprattutto
battersi per una radicale modifica delle politiche migratorie e per un
nuovo antifascismo che coniughi la difesa della memoria storica e della
democrazia con il rifiuto della logica dell’immigrato come capro
espiatorio.
Salutiamo
la nuova ondata di mobilitazione delle donne e il suo caratterizzarsi
sempre più per un femminismo del 99% con un’agenda inclusiva – allo
stesso tempo antirazzista, anti-imperialista, anti-eterosessista,
anti-neoliberista – come definita nell’appello per la giornata
internazionale di sciopero dell’8 marzo.
La
prospettiva del socialismo del XXI secolo è per noi l’alternativa alla
barbarie di cui manifestazione più violenta è l’esplosione di razzismi e
xenofobia, la strage di migranti che si continua a consumare nel
Mediterraneo, il dilagare dei conflitti e delle aggressioni armate. E’
nostro compito lavorare per il rilancio dei movimenti contro la guerra e
per la pace, per il disarmo e l’uscita dalla Nato, la solidarietà
internazionalista. Nostra patria è il mondo intero. Senza giustizia,
nessuna pace.
Spoleto, 2 aprile 2017
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