ilmanifesto.it - di Riccardo Chiari -
Rifondazione comunista. Il nuovo segretario del Prc: “Dai referendum è
emersa una ricchezza dentro il paese che merita di più di una lista
elettorale all’ultimo minuto”. La richiesta a partiti e movimenti
alternativi al neoliberismo di Pd e Forza Italia: “Dobbiamo andare oltre
gli steccati, per una sinistra che voglia vincere e governare”.
Maurizio Acerbo, nei tuoi primi interventi da segretario del
Prc hai citato le osservazioni fatte da un ospite, molto applaudito,
come il costituzionalista Gaetano Azzariti. Come mai?
Il professor Azzariti ha detto due cose: che, da non iscritto, ha
lavorato con noi in più di un’occasione; e che occorre trasformare in un
‘sì’ politico il ‘no’ sociale emerso nel paese, dai referendum sui beni
comuni a quello costituzionale. In ogni città si sono attivate migliaia
di persone che si sono ritrovate in un cammino comune di alternativa al
neoliberismo, e quindi anche al Pd. Allora non vedo perché tutte queste
persone non possano condividere un movimento popolare, con i partiti di
sinistra ma anche con chi si mobilita in difesa dell’ambiente, dei
diritti e delle tutele del lavoro, della democrazia. Anche con chi non
si dice di sinistra perché nauseato dell’uso che negli ultimi anni si è
fatto del termine. Sabato sarò a Barcellona, per l’assemblea costituente
di un soggetto unitario con le proposte che noi avanziamo in Italia.
Hai parlato con toni elogiativi anche di Luigi De Magistris.
Credo sia positiva l’esperienza di Napoli di tenere insieme realtà
variegate ma che condividono una posizione di chiara alternativa al Pd,
di rottura con la ‘politica politicante’, e di radicalità dei programmi.
La sinistra non può essere scambiata con la casta: abbiamo regalato
questa parola a Grillo quando era di Marx nei suoi scritti sulla Comune
di Parigi, e di Gramsci quando parlava della casta governativa al
servizio dei grandi industriali. Abbiamo bisogno anche della esperienza
napoletana per una sinistra che voglia vincere e governare, Così come
abbiamo bisogno delle forze sociali che si stanno opponendo alle
politiche ‘marchionnesche’. La Fiom è fondamentale. E’ positivo anche il
cammino della Cgil, che ha avviato un confronto serrato con il governo.
E il sindacalismo extraconfederale, con cui abbiamo lavorato insieme
per il ‘no Renzi day’.
Non è troppa carne al fuoco? Paolo Ferrero ha segnalato come
la sinistra, comunista e non, abbia perso gran parte della sua
credibilità anche per proprie colpe.
“Abbiamo fatto errori politici gravi, anche di comportamenti: mio
padre si fidava di Nenni e Di Vittorio perché non li considerava della
casta, ma uomini che avevano messo in gioco la vita per i principi per
cui lottavano. Oggi non dobbiamo inventarci nuovo marketing, è la
sinistra, e chi vuole rappresentarla, che deve tornare a fare il suo
mestiere”.
Altro tema delicato, viste le cautele, e le difficoltà, nella costruzione di una sinistra unitaria e di alternativa.
C’è una ricchezza dentro il paese che merita di più di una semplice
lista elettorale all’ultimo minuto. Ma questo non riguarda solo la
rappresentanza istituzionale. Se nel dibattito pubblico non c’è un punto
di vista di sinistra quando lo scivolamento a destra del Pd è slittato
al piano sociale, basta pensare al decreto Minniti-Orlando, questa
debolezza è un problema di tutti. Quindici anni fa a Roma, per
contestare il vertice Ue e la sue politiche, ci sarebbero state 100mila
persone. Insieme, non con due manifestazioni nobilissime ma poco
partecipate. Dobbiamo andare oltre gli steccati. Quando lo facciamo,
vedi i referendum, l’effetto moltiplicatore c’è, superando la
contrapposizione fra politico e sociale, riconquistando visibilità, e
senza continuare a spaccare il capello in quattro. Perché dobbiamo
ambire ad essere lo strumento con cui la maggioranza del paese difende i
propri diritti, i servizi, la qualità della vita.
Eppure, al congresso, l’intervento di Nicola Fratoianni a molti non è piaciuto.
A me sì, anche se credo che Sinistra italiana debba avere il coraggio
di un ulteriore passo avanti. Così come i movimenti, come De Magistris.
Come i tanti che su lavoro, welfare, Europa e temi ambientali hanno
maturato una visione comune. alternativa allo stato delle cose. Al
neoliberismo di Pd e Forza Italia. Alle destre razziste. Anche al M5S,
perché il caso di Paolo Berdini è cartina di tornasole. L’esperienza
dell’Altra Europa nel 2014 è stata miracolosa, e ha riportato tanti a
impegnarsi. Poi si è arenata per i problemi interni di Sel. Ma ora non
possiamo perdere un’altra occasione.
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