di Alessandra Daniele
La disfatta del Movimento 5 Stelle alle comunali è pesante, quanto impossibile da attribuire soltanto agli accrocchi di liste ciniche fra le quali PD e Forza Italia si sono mimetizzati per vincere.
I candidati sindaci del M5S hanno perso dovunque e contro chiunque.
Hanno perso a Palermo contro Leoluca Orlando, che è sindaco da quando Grillo faceva ancora Domenica In.
Hanno perso a Parma contro Pizzarotti, che gli ha inflitto il gol dell’ex.
Hanno perso a Genova, dove si sono inutilmente rimangiati la prima delle loro stesse regole
Hanno perso a Trapani contro due candidati entrambi inquisiti, per corruzione e pericolosità sociale.
Hanno perso a Verona contro la Lega, e la fidanzata di Tosi.
Fino a una settimana fa sembrava che i grillini avessero la vittoria in tasca, che nessuna delle cazzate irresponsabili che combinano potesse davvero danneggiarli.
Cos’hanno sbagliato?
Hanno cercato di sembrare responsabili.
Convegni coi lobbisti di Confindustria.
Aperture sull’Unione Europea.
Concessioni ai palazzinari romani.
Trattative sulla legge elettorale.
Col Cazzaro.
E Salvini.
E Berlusconi.
Questo genere di sputtanamento governista puoi farlo digerire agli elettori della Lega, non a quelli del Vaffa Day. Loro s’aspettavano che i grillini “aprissero il Parlamento come una scatoletta di tonno”, non che diventassero un ingrediente dell’insalata.
I grillini l’hanno capito. E sono subito corsi ai ripari.
Puntando agli elettori della Lega.
Con l’assunzione del complesso e variegato programma del Carroccio di Salvini:
“Basta negri”.
Dopo tanto barcamenarsi per rastrellare voti da destra a sinistra, dopo tanto negare l’evidenza di certe posizioni xenofobe, securitarie, antisindacali, complottiste, fino a negare la stessa esistenza di destra e sinistra (come fa la Lega), la lista cinica M5S s’unisce esplicitamente alle altre destre variamente fasciste nella caccia al capro espiatorio.
Non ha nessuna importanza se Casaleggio Jr. abbia o no incontrato personalmente Salvini o Meloni, è una sfumatura che solo i sofisti di Repubblica possono considerare dirimente, quando la convergenza di fatto è politica, e rende oggi particolarmente patetica la speranza del Fatto Quotidiano che Grillo potesse essere interessato a raccattare quei quattro stracciaculo degli scissionisti MDP, o quelli di Pisapia, oggi talmente disperati da evocare Prodi, già pratico di sedute spiritiche.
Virginia Raggi e Gianni Alemanno sono di fatto già uniti da un comune nemico.
Lo Straniero.
L’Invasore.
Il problema di Roma per loro non sono i palazzinari, ma i mendicanti. Lo stadio ecomostro si farà.
Il Movimento 5 Stelle è pronto per governare.
Gli mancano solo i voti, ma ha già deciso da che parte cercarli.
No, questa non è la sua fine, ma sicuramente per alcuni dei suoi elettori e dei suoi militanti è il tramonto d’una grande illusione.
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