Se qualcuno si chiedeva se Occupy Wall Street
fosse un fenomeno del passato, ieri ha avuto una risposta. Non sappiamo
come finirà, ma per certo lungo Broadway ieri ha sfilato tanta gente.
Più di quanta se ne veda a una manifestazione X negli Usa, in un giorno
lavorativo qualsiasi. Come è il primo maggio qui. C’erano i sindacati, i
partitini di sinistra, associazioni, reduci del Vietnam, organizzazioni
omosessuali e c’era Occupy Wall Street. Ovvero un sacco di gente venuta
per conto suo, con un suo striscione, una cosa da dire, una battuta
sulle banche da rendere pubblica. La gente intorno, nei negozi, i
clienti, i commessi, eccetera, guardavano, sorridevano, fotografavano. OWS è un marchio che piace e non fa nessuna paura (nonostante la polizia, un esercito impiegato male). Inutile fare una cronaca in un post. Qualche nota:
2. Come in Italia mancava la generazione di mezzo.
C’erano i reduci dei ’60 e ’70, cerano tanti dai 35-40 anni in giù.
Mancavano i 40-50enni. Quelli forse lavorano a Wall street.
4. La riforma del sistema economico
è il motivo per cui questa gente è scesa in piazza. Chi vuole radere al
suolo il capitalismo e chi vorrebbe tornare a un sogno americano equo e
rivisto. Capace di dare servizi di base, lavoro, casa e dignità a
tutti. E’ più difficile che inpassato e per questo chi lo chiede appare
come più radicale. Ma il fatto che un movimento che contiene al suo
interno anche istanze di estrema radicalità sia popolare nel suo
complesso, nel Paese del capitalismo per eccellenza, è un segnale che
dovrebbe far riflettere. Serve qualche idea per restituire slancio a un
sistema economico e istituzionale incapace di dare delle risposte buone
per la maggioranza.
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