“Non possiamo più continuare così” è stato l'appello, che è di disperazione (quella dei lavoratori e dei precari) ma anche di speranza (perché tenta di aggregare e ricomporre le lotte e i conflitti che attraversano il Paese). L'assemblea è stato un grande successo di partecipazione. remita, e prendono la parola decine di delegati, operai, licenziati, esodati, precari e studenti. Il malcontento è forte: contro Monti e Fornero “che stanno via via smantellando tutti i diritti dei lavoratori fino a renderli tutti licenziabili e precari”, ma anche contro le forze di centro-sinistra “che hanno scelto di stare dalla parte dei padroni”. Ma soprattutto, in quasi tutti gli interventi, è percepibile lo scontro con la Cgil, che un delegato arriva a definire “un’anomalia, perché in questo momento fa da tappo rispetto al conflitto”. L’atteggiamento di Susanna Camusso, e di gran parte del maggior sindacato italiano, rispetto alla riforma del lavoro, così come sulla questione dell’articolo 18, non piace e delude. Delude la scelta di aver indetto una mobilitazione per il 2 giugno, giorno di festa nazionale.
Per Giorgio Cremaschi lo scontro con la Cgil è frontale; riferendosi alla Cgil afferma: “in questi giorni si parla molto dei ‘palazzi’, ma c’è un palazzo sindacale inutile che il 2 giugno farà un’inutile manifestazione. Non avere il coraggio di difendere l’articolo 18 resterà una macchia indelebile nell’attuale classe dirigente della Cgil”. Cremaschi parla poi di Monti e di Grecia: “Monti si augura che in Grecia non vincano i partiti cosiddetti ‘estremi’, ovvero quelli che non accettano il Memorandum ( piano di austerita' di Ue, Fmi e Bce, Ndr.), perché sa che potrebbero contagiare tutta l’Europa. Io gli dico: viva la lotta di liberazione del popolo greco, portiamo in Italia la lotta del popolo greco”. L’obiettivo dell’assemblea autoconvocata è di creare un movimento unitario con le forze, sindacali e non, che ci stanno, che hanno un’altra idea di società e di uscita dalla crisi; il traguardo, come conclude Cremaschi, “deve essere un movimento sindacalista antagonista e unitario”. Il messaggio è chiaro: la lotta sindacale dal basso, con o senza Cgil e Fiom, ha tutte le carte in regola per fare paura a questo governo, così come a chi vuole applicare il modello Marchionne a tutti i lavoratori. Ora occorre aggregare e ricucire il conflitto di classe.
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