mercoledì 26 dicembre 2012

La Costituzione più Violata del Mondo, http://vocidallestero.blogspot.it

Cari lettori,  vi auguro buon Natale con un post che non è come al solito una traduzione, ma una riflessione che mi è sorta spontanea dopo aver sentito l'eroe nazionale volteggiare  con leggedria sul corpo ferito della nostra Costituzione violata, fingendo allegramente che sia viva e vegeta, ma soprattutto dopo aver visto qualcuno commuoversi, anche: ma come, dici, ci sono cascati! eppure la commozione è un buon segno, significa che quei valori ci fanno nostalgia, perché sappiamo, in realtà lo sappiamo, che più li esaltano e più ce li stanno sottraendo.


Posso essere d'accordo che sia la più bella del mondo, come proclama Benigni, che nel suo tanto atteso spettacolo televisivo decanta con passione i Principi Fondamentali della nostra Costituzione. Una Costituzione "fondata sul lavoro"! Perché il lavoro è l'unico modo di sostenersi e crearsi una famiglia e vivere con dignità, a meno che uno non sia "ricco di nascita" e abbia delle rendite che gli consentano di vivere senza lavorare! Una Costituzione – come la nostra - che vuole dare valore alla persona, non può non riconoscere l'importanza del lavoro e tutelarlo e metterlo a fondamento dello Stato! 

Cosa significhi mettere a fondamento della repubblica il lavoro, lo si può comprendere meglio proseguendo nella lettura e arrivando all'art. 4 - che tra i principi fondamentali riconosce il "diritto" al lavoro - e al titolo III della prima parte, che pone il baluardo costituzionale a garanzia dei diritti dei lavoratori, e del sistema di sicurezza sociale. 
 
Vediamo meglio l'art. 4, secondo il quale la repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Bellissimo, ha ragione Benigni.

Ma cosa può fare un governo che vuole davvero promuovere il lavoro? può adottare delle politiche economiche che favoriscano il raggiungimento della piena occupazione. E queste sono, in base alla teoria e alla pratica dell'economia, delle politiche economiche anticicliche, che quando l'economia per un motivo o per un altro attraversa una fase di recessione, rimettano in moto il paese attraverso degli interventi di spesa pubblica volti a sostenere la domanda, e alleggeriscano la pressione fiscale per lasciar più disponibilità alle famiglie per i consumi e alle imprese per i necessari investimenti. La politica monetaria di una banca centrale "dipendente" dal popolo sovrano (rappresentato nel governo) finanzierà queste politiche di bilancio e agevolerà il credito alle imprese, e quando l'economia sarà ripartita la crescita stessa ripagherà questi investimenti.

Ma allora, come si concilia questo dettato dell'art. 1 e dell'art. 4, posti "a fondamento" della nostra Costituzione, con la modifica dell'art. 81 (seconda parte Cost.) attuata con legge di revisione costituzionale del 2012, che richiede il pareggio di bilancio e vieta l'indebitamento pubblico, salvo casi "eccezionali", e così facendo ci impedisce di fare proprio quelle politiche necessarie per sostenere l'occupazione nelle fasi di crisi, alle quali ci impegna la Costituzione più bella del mondo? 
 
Benigni questo non lo dice, ma in realtà i principi fondamentali hanno subito uno schiaffo terribile dall'approvazione del nuovo art. 81.

Secondo i più prestigiosi costituzionalisti i principi fondamentali, proprio perché come dice la parola stessa sono posti a fondamento dello stato (a differenza della seconda parte della Costituzione che semplicemente ne prevede i modi di organizzazione), non sono soggetti a revisione neppure coll'usuale procedimento di revisione della Costituzione previsto dall'art. 138 (doppia approvazione delle Camere ed eventuale referendum se non c'è la maggioranza dei due terzi). Quindi se – nonostante tutto – assistiamo a una loro negazione, esplicita o implicita, ciò vuol dire che ci troviamo davanti a un grave sovvertimento, a un altro e diverso tipo di stato che sta cercando di soppiantare quello precedente. Ma un nuovo stato (che sia democratico) può nascere solo con un nuovo procedimento costituente (un'assemblea costituente eletta dal popolo che scriva una nuova Costituzione), altrimenti, normalmente, si tratta di un tentativo di "colpo di stato". 
 
Come ben sappiamo, naturalmente, questo sovvertimento dei principi fondamentali ce l'ha chiesto l'Europa, perché é l'Europa che ha proposto come necessario per i paesi dell'eurozona l'accordo intergovernativo, il cosiddetto Fiscal Compact, che impone ai paesi firmatari la riduzione del debito pubblico a tappe forzate da qui al raggiungimento del 60% del Pil (limite "stupido", non essendoci nella scienza economica alcuna valida motivazione a sostegno) – e il pareggio di bilancio da ora e per sempre. E a miglior garanzia del patto fiscale stesso, ha caldamente suggerito che i paesi aderenti introducessero la regola d'oro del pareggio di bilancio all'interno dei loro ordinamenti nazionali a livello costituzionale. 
 
A questo punto mi paiono logiche due domande, che sarebbe stato bello fossero venute in testa anche a Benigni, che con slancio dice che dobbiamo "cedere" la nostra sovranità per realizzare il "sogno" europeo! (ma dai sogni bisogna pure svegliarsi, è ora!) :
  1. L'Unione Europea, in quanto organismo sovranazionale cui abbiamo aderito tramite trattati internazionali, può legittimamente chiederci questo sacrificio dell'obiettivo costituzionale della piena occupazione?
  2. Ma poi perché, perché ce lo chiede? E' necessario, è forse cosa buona e giusta?
1. Quello che un'organizzazione internazionale può chiederci o non chiederci si trova stabilito nell'art. 11 Cost., sempre nei Principi Fondamentali, dove si dice che l'Italia, stato indipendente e sovrano nella comunità internazionale, può consentire - in condizioni di reciprocità - a porre dei limiti alla propria sovranità in favore di organizzazioni internazionali che abbiano come proprio scopo la pace e la giustizia fra le nazioni. 
 
E allora: 
 
in primo luogo, non c'è scritto da nessuna parte che l'Italia possa limitare (o men che mai "cedere") la propria sovranità per aderire a un'unione monetaria, perché nessuno è mai arrivato a pensare che per mantenere la pace occorra entrare in un'unione monetaria! 
 
in secondo luogo, i nostri costituenti quando hanno scritto l'art. 11 pensavano a limitare quella espressione molto più prosaica della sovranità che consiste nella libertà di decidere se, quando e come dichiarar guerra, sovranità che storicamente viene sottoposta a dei limiti quando si entra in un'organizzazione che si suppone dovrebbe operare per la pace e la giustizia tra le nazioni, ed era appunto l'ONU a cui si pensava;

in terzo luogo, rinunciare a promuovere il diritto al lavoro  tramite le politiche di piena occupazione – cioè a un principio posto a fondamento stesso della repubblica democratica Italiana – è impossibile perché è parte irrinunciabile della Costituzione.  Altrimenti si tratta di colpo di stato;
 
in quarto luogo, le condizioni di reciprocità non sono rispettate, perché uno stato forte come la Germania si riserva di verificare sempre la rispondenza della normativa e dei trattati europei alla sua Costituzione interna, mentre noi ci affrettiamo a voler addirittura "cedere" sovranità (concetto apparentemente sovrapponibile, ma invece ben diverso da quello della "limitazione", vedi sotto il commento di Luca) senza condizioni. 

2. A questo punto viene logico porsi la seconda domanda: ma perché, perché i governi europei ce lo chiedono? Ok, non si potrebbe fare, ma sarà urgente e necessario, sarà cosa buona e giusta, necessaria per la pace! Sarà che un'unione monetaria è necessaria per la pace!

In realtà, dato che in base alla Costituzione si può limitare la sovranità solo per  realizzare la pace e la giustizia a livello internazionale, ecco che il perseguire la pace diventa la bandiera dell'euro. 
 
Srebbe bello se Benigni, oltre ad essere così romantico e sognatore, si sforzasse anche di essere semplice come una colomba e prudente come un serpente – come Dio comanda. 
 
Si sa che un'unione monetaria non ottimale (come è quella europea, ormai a gran voce a detta di tutti ) ha necessità, per mantenersi in occasione di una crisi, di una svalutazione del lavoro e dei salari nei paesi colpiti, e di conseguenza di una forte disoccupazione che come si sa porta i lavoratori ad accontentarsi di paghe più basse e condizioni di lavoro più duramente flessibili. Non ce n'è. O si svaluta, o si fa l'unione fiscale, o si svalutano i salari. E la scelta, a vantaggio dei paesi creditori e finché dura, è molto chiaro che è quest'ultima. 
 
Per far accettare al popolo una così grave deflazione bisognerà sostenerla con argomenti forti, bisognerà dire che è necessaria come minimo per evitare guai peggiori, ad esempio per mantenere la pace, ed ecco chiuso il cerchio. 
 
La  risposta è: dovremmo "cedere" sovranità  per mantenere l'unione monetaria, che come tutti gli economisti sanno (ma non tutti dicono) va sempre a vantaggio dei paesi più forti, che espandono a dismisura le loro esportazioni avendo bloccato i normali meccanismi di riequilibrio del mercato, mentre gli altri – i paesi più deboli, o con più alta inflazione - devono svalutare i salari per tentare di rincorrere a prezzo di sudore e lacrime la competitività perduta. La beffa poi è che ci ritroveremo spremuti come limoni per pagare i creditori, senza più né l'unione, che scoppierà,  né il sogno della pace per tirare avanti...

Se Benigni, invece che esaltarsi per i valori così elevati proclamati dalla nostra Costituzione, il lavoro, la sovranità del popolo, la solidarietà...si fosse accorto, destandosi dal sogno, che questa sovranità e questi valori i signori re cittadino e regina cittadina li stanno cedendo per un piatto di lenticchie scadute, non avrebbe fatto ahimé quella figura che ha fatto, di guitto paradossale al servizio del potere, che esalta i valori sociali non vedendo, o fingendo di non vedere, che vengono in realtà tragicamente calpestati.

Anche se il mondo non è tecnicamente finito, navighiamo in tempi difficili. Cerchiamo di essere semplici e prudenti, e di non farci incantare dai suonatori di piffero. Buon Natale.

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