sabato 15 dicembre 2012

Roma - Cambiare si può, il tema dei leader non appassiona, meglio concentrarsi sull'inclusione e la partecipazione di Fabio Sebastiani


Cinquantacinque interventi, cinque ore di confronto, più di trecento partecipanti. Questi i numeri dell’assemblea territoriale di “Cambiare si può” a Roma presso il cinema Palazzo occupato. Una vera e propria maratona che si è conclusa con l’approvazione di due documenti: uno sui contenuti e uno sul metodo e i criteri per la costruzione del Quarto polo. Delle tre questioni in discussione – documento nazionale sui “Dieci punti”, le regole per le candidature, e la formazione di un coordinamento cittadino – alla fine si è discusso molto solo del primo. Gli altri due sono rimasti un po’ in ombra, tanto che la formazione del coordinamento è stata rimandata ad una ulteriore riunione che si terrà martedì prossimo.
Il documento finale ha corretto i “Dieci punti” in più di un passaggio. Innanzitutto sulle questioni di genere, e poi su quello della legalità (punto sei). Si è voluto dare un maggiore accento al “no al fiscal compact” e sottolineare la centralità dell’istruzione pubblica. Per quanto riguarda la “metodologia” per la formazione delle liste, tre i criteri di fondo: centralità delle persone rispetto alle organizzazioni, parità di genere, protagonismo dei giovani. Infine, è stato approvato un emendamento sui referendum, di fronte al rischio di un “sabotaggio” che si verificherebbe con lo scioglimento entro l’anno delle Camere. La richiesta è quella di posticiparlo al 3 gennaio in modo da salvare le cinquecentomila firme dal macero.
Quello che è venuto fuori con maggior nettezza dalla discussione romana di “Cambiare si può” è stata l’idea che quello elettorale può essere considerato solo un passaggio nel percorso di ricostruzione della sinistra e, come ha messo in evidenza Oliviero Beha, del Paese stesso. La metafora dei “passi indietro”, o “passi di lato”, quindi, ha avuto una scarsa eco, nella consapevolezza comune che a veder bene non tutti i partiti possono essere omologati nel pensiero unico e che nello sforzo di costruire una nuova identità antagonista c’è bisogno di una cassetta degli attrezzi in cui ci sia innanzitutto tanto voglia di fare. “Chiediamoci quello che possiamo fare per domani – sottolinea Fabio Alberti, della Fds di Roma – passando dall’io al noi”. All’assemblea è intervenuto anche Sandro Medici, candidato sindaco per il Campidoglio, che ha sottolineato la necessità di avere in questo momento quella “follia” che ci può far fare il giusto scatto in avanti.
Il movimento che ha vinto il referendum sull’acqua, quindi, è ancora un modello. E la soluzione andrà cercata in un processo aperto e partecipativo nel pieno rispetto di una etica dei beni comuni. E’ per questo che nel corso dell’assemblea si è toccata poco la questione dei leader e delle alleanze lasciando intatta solo la preclusione al Pd e al montismo. Un processo aperto e partecipativo che se da una parte “non si vergogna delle proprie radici” (Fabio Nobile), dall’altra sottolinea di voler procedere una tappa alla volta. Già soltanto la prima, tuttavia, ci dovrà impegnare come “atleti da declathon” (Walter De Cesaris), tra uno sforzo da velocisti e una gara da fondisti. Secondo Alfonso Gianni, che è intervenuto criticando l’esperienza di Sel, lo spazio a sinistra con la discesa in campo di Monti si amplia considerevolmente. E lo sforzo che deve fare “Cambiare si può” è tutto nel non lasciare il campo al “grillismo”.
 
Roma - Cambiare si può: intervista a Fulvio, Teatro Valle Occupato   di Isabella Borghese
Si è svolta questa mattina al Nuovo Cinema Palazzo l'assemblea romana Cambiare si può organizzata dopo essere sorta la necessità di una proposta elettorale che sia autonoma e nuova, "il quarto polo", vale a dire una sinistra alternativa indipendente, ma soprattutto capace di parlare e coinvolgere una gran parte del Paese stanco di essere messo in ginocchio dal governo e altrettanto insoddisfatto della possibilità di essere rappresentato da un centro sinistra che di fatto però "rema" a destra e da cui gli italiani vogliono dunque prendere distanze nette. 

Tra le realtà che questa mattina hanno partecipato all'assemblea c'è il Teatro Valle Occupato. Intervista a Fulvio.

Prima l'incontro al Teatro Vittoria, poi il lancio degli arancioni all'Esileo da parte di Luigi De Magistris, oggi, invece, in quasi cento italiane si sono svolte le assemblee Cambiare si può con l'obiettivo di riunire le numerose realtà intenzionate alla nascita del Quatro Polo. A Roma non è mancato uno dei luoghi culturali più attivi nonché testimone di nuove lotte che quest'anno hanno prodotto nuove forme, nuovi linguaggi e un nuovo immaginario politico: il Teatro Valle Occupato.
Fulvio: Sì, le lotte prodotte quest'anno hanno favorito tutto questo e in modo particolare un nuovo campo dell'azione politica. E' un percorso che per noi non è finito. Noi del teatro valle abbiamo parteciapto all'assemblea proprio per partire dall'esperienza delle occupazioni.

Con "le occupazioni", Fulvio, ci muoviamo in un "terreno" giudicato illegale ma che in realtà restituisce ai cittadini quei diritti, in termini di luoghi, case, spazi culturali che gli vengono negati.
Fulvio: Le occupazioni infatti sono nuove forme di autorganizzazione, di autogoverno. I diritti non si invocano, né si reclamano. Noi dobbiamo favorire socialità, alimentarla, finanziarla. Occorrono nuove forme di democrazia partecipata e attiva. Servono assemblee della cittadinanza che non siano solo consultive, ma soprattutto decisionali.

"Democrazia partecipata e attiva". E' dunque uno dei punti che il Teatro Valle Occupato propone per il programma?Fulvio: Esattamente. Noi lo stiamo sperimentando e vivendo. Le occupazioni non sono altro che il paradigma tra illegale e legittimo. Le occupazioni non si sgomberano. Vanno riconosicute. Non si devono mettere i lucchetti. 

Nella proposta c'è "una nuova forma di legalità", quindi?
Fulvio: Sì, bisogna pensare a una nuova forma di legalità, una legalità comune, creare forme di istituzionalità, nuove isituzioni del comune. Tutto questo sono i beni comuni e la politica dei beni comuni è centrale come pratica di lotta. Questo movimento che nasce deve stare nelle lotte, nelle questioni aperte, nei movimenti.

Per quanto riguarda le politche culturali. Lo scenario che siamo costretti a guardare su quest'ambito ci ha visti spogliati di luoghi destinati alla cultura, privatizzati, senza dimenticare i tagli alla cultura che hanno causato la fine di nuemrose realtà culturali.
Fulvio: La nostra proposta in merito è molto chiara: bisogna fare una politica che favorisca politiche culturali diffuse, condivise, ma soprattutto presenti costantemente ne territorio. E occorre anche pensare alla costruzione di un reddito di cittadinanza e avere la capacità di intervenire sulle economie. I soldi non possono più essere gestiti da monopoli culturali. 
 
 
Cambiare si può - Roma, intervista a Walter De Cesaris
 
"Democrazia partecipata, programma di metodo, contenuti". Tutti d'accordo, a sentire gli interventi dell'assemblea romana Cambiare si può, a individuare in questi tre punti la partenza per la costruzione del Quarto Polo.
Che l'Unione Inquilini fosse interessata alla costruzione di questa sinistra alternativa già era stato dichiarato da Walter De Cesaris, Segretario Nazionale del Sindacato in questione, in un'intervista in cui ha presentato l'adesione dell'Unione Inquilini.
Questa mattina all'assemblea romana, dove sono stati modificati i dieci punti programmatici, è intervenuto per proseguire questo percorso di costruzione presentando la proposta dell'Unione Inquilini.


Un'assemblea quella di oggi che ha riunito numerose realtà, dai movimenti, singole individualità, associazioni, tutti presenti con lo scopo di dare vita a un documento per la nascita del Qaurto Polo, che fosse più completo costruito come sintesi dei contributi di tutti. Che posizioni prenderà chi viene dall'assemblea di Roma nell'assemblea nazionale, dopo quelle locali, che si svolgerà sabato prossimo a Roma?
De Cesaris: Credo sia necesssario che la posizione sia molto netta. Utilizzo una metafora sportiva: se ci trovassimo davanti a una scelta che ci veniva imposta tra il fare i cento metri della corsa breve della lista elettorale o la maratona della costruzione della soggettività politica, io penso che la nostra risposta sarebbe stata l'espressione che noi vogliamo praticare quindi la specialità più difficile dell'atletica: che ha i cento metri della corsa e i diecimila metri.

Cosa propone l'Unione Inquilini per il documento programmatico?
De Cesaris: Non vogliamo proporre le vecchie gerarchie né nuove. Dobbiamo romperle piuttosto le gerarchie. Dobbiamo dire anche che ognuno deve mantenere il proprio linguaggio, le proprie pratiche. Ma occorre, ed è necessario, avere anche uno spazio comune mentre ciascuno mantiene la propria identità. Noi dell'Unione Inquilini facciamo i picchetti antisfratto, ma pensiamo che questa pratica sarà più forte e possiamo vincere se riconosiuti in uno spazio più largo.

Dunque: come si va avanti e con quale metodo?
De Cesaris: Democrazia partecipata. Vale come proposta politica, ma anche come metodo per la costruzione delle candidature, le cui scelte devono essere realizzata con tutte le forme di sperimentazione partecipata.

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