venerdì 4 gennaio 2013

Ingenua esperienza alle primarie di SEL di Giuliana Sgrena

In politica non è ammessa l'ingenuità. L'ho capito troppo tardi, quando mi sono accorta di essere caduta in una «trappola», vittima delle mie stesse convinzioni. Questa è la peggiore sensazione vissuta negli ultimi giorni. Non ho mai pensato che le primarie per le candidature fossero un esercizio di democrazia, non almeno quando a votare sono principalmente i militanti di un partito, tanto più se piccolo. Se poi, oltre all'organizzazione, manca anche il tempo e la preparazione cade tra Natale e Capodanno, è facile immaginare che la scelta è ancor più ristretta. Eppure, pensavo che nonostante i 23 candidati garantiti dal listino - una scelta discutibile non tanto per gli esterni
quanto per la segreteria più qualche altro prescelto - sottoporsi alle primarie fosse una sfida da accettare. Anche in condizioni difficili. In un contesto, quello laziale, che fin dal congresso, con poche eccezioni, mi ha sempre mostrato ostilità. Ma le compagne che sostenevano la mia candidatura - Chiara Ingrao, Luciana Castellina e Luisa Morgantini - cui se ne sono aggiunte/i altre/i, penso meritassero il mio sforzo per accreditarmi anche la fiducia dei militanti di Sel.
Fin da subito ho capito che c'era chi giocava d'anticipo, in Sel non si aspetta l'accettazione della candidatura dagli organismi dirigenti, si anticipa l'uscita pubblica. Di solito i nomi dei candidati arriva via stampa. Nessuno poi potrà smentirli, sarebbe l'ammissione della mancanza di controllo o, meglio, di democrazia nelle scelte.
Pensavo che a Sel avrei potuto portare dei voti raccolti al di fuori della cerchia stretta del partito e dei militanti, come era successo nel 2009 quando, prima ancora della sua costituzione ufficiale, alle elezioni europee avevo raccolto oltre 30 mila preferenze nel centro Italia, con una campagna fatta quasi esclusivamente con i miei mezzi e l'aiuto di qualche compagno/a che mi invitava alle iniziative. Anche allora nel Lazio ben poche, a Roma nessuna, tranne quelle nazionali.
Lo dico perché c'erano tutti i presupposti della mia sconfitta, ma siccome avevo lanciato la mia autocandidatura e pensavo fosse necessario far arrivare in parlamento anche la voce di chi è impegnato sul terreno della pace, del disarmo, dei diritti delle donne non solo in Italia, per coerenza non mi sono sottratta ad una prova tremendamente dura e frustrante. Che non rinnego perché l'esperienza sul terreno è sempre molto illuminante. Mi sono trovata schiacciata tra due gruppi contrapposti, uno espressione della dirigenza attuale e l'altro che capeggiava la rivolta dei territori. Ha vinto il secondo. Si trattava di gruppi organizzati: la maggioranza dei coordinatori di circolo hanno dato a tutti gli iscritti indicazione di voto, era un loro diritto ma poco compatibile con primarie libere. Naturalmente non tutti i votanti hanno seguito le indicazioni, ma in alcuni circoli le maggioranze registrate sono bulgare.
La mia partecipazione a Sel non è mai stata determinata dall'obiettivo di essere eletta, che purtroppo pare invece essere la motivazione di molti, ma di riuscire a fare politica, portando avanti i temi che più mi stanno a cuore per sprovincializzare una politica troppo ripiegata sui temi di politica interna e poco incline a definire una collocazione internazionale del nostro paese. Il paradosso nell'era della globalizzazione e delle rivolte arabe.
Il mio impegno in Sel non si esaurisce nelle campagne elettorali, la mia militanza continua con lo spirito critico che mi contraddistingue, nella speranza che si rompano quegli steccati che non favoriscono la democrazia interna.

da il manifesto



Raffaele ‘Cucco’ Petrone ha pubblicato qualcosa a Nichi Vendola
Nichi, te lo dico da amico e da compagno (benchè militante in una diversa forza politica), io ti conosco e so bene che se tu avessi visto quello che è accaduto qui a Salerno non resteresti inerte dinnanzi a tanto schifo. Ma so che tutto questo accade alle tue spalle e allora ti chiedo:

a) ti pare normale e credibile che in una provincia in cui il 25 novembre hai avuto 8992 voti (Salerno) a fine dicembre si registrino 8.798 voti alle primarie, pari al 97,8% di “ritorno alle urne”?

b) Ti pare normale e credibile che in un seggio (la sede della Federazione di Sa) vadano a votare dalle 12 alle 20, 480 persone (in 480 minuti)?

c) Ti pare normale e credibile che in un comune del salernitano, a fronte di 180 voti novembrini si registrino 550 voti alle primarie, al punto che le schede non sono bastate e si è fatto ricorso alle fotocopie?

d) Ti pare normale e credibile che l’88% di questi voti vadano ad un solo compagno che si ritrova quindi non solo (con oltre 7.000 voti) ad essere il più votato d’Italia, ma a prendere, da solo, più voti di tutti i candidati di intere regioni (Lombardia, Liguria, Toscana ecc.) ?

b) Ti pare normale e credibile che tutto ciò avvenga SENZA UN SOLO MINUTO DI FILA IN NESSUN COMUNE, anzi senza quasi che la cittadinanza nemmeno si accorga che sono in corso le primarie?
Chiunque davanti a queste cifre resta più che perplesso; e io che ti conosco da venti anni, so che certe schifezze tu non le consentiresti mai: l’essenziale è riuscire a fartele conoscere superando lo sbarramento dei “filtri” di chi vuole coprire certe nequizie.

Ti abbraccio.

Cucco Petrone


Ricorsi, proteste e polemiche: è caos per le parlamentarie di Sel in Campania

Schede fotocopiate, numero di voti spropositato, risultati di alcuni comuni arrivati con ritardi sospetti: le elezioni primarie per la composizione delle liste del partito di Nichi Vendola lasciano una scia di veleni che rischia di inficiare il senso delle consultazioni dal basso

di Vincenzo Iurillo, Il Fatto Quotidiano


Ricorsi, proteste e polemiche sotto traccia. Le parlamentarie di Sel in Campania si lasciano dietro una scia di veleni che preoccupa Nichi Vendola. Una scia coperta – per ora – dalla clausola di riservatezza che i candidati hanno dovuto sottoscrivere per partecipare alla competizione. Ma qualcosa sta filtrando. Un elenco di anomalie lungo e dettagliato. A otto ore dalla chiusura dei seggi, a Portici, San Giorgio e Cremano e Procida, nella provincia di Napoli, ancora non erano pronti i risultati finali dello scrutinio. Proprio i dati provenienti da questi comuni sarebbero stati decisivi per ribaltare alcune delle posizioni utili all’elezione, con il sorpasso al terzo posto di Aniello Iacomino ai danni di Tonino Scala.
In questi comuni si è registrato un anomalo ‘boom’ di affluenza: al primo turno delle primarie di novembre tra Portici e San Giorgio, popolose città del napoletano, in circa 1300 votarono Nichi Vendola, ma ben 2300 hanno poi partecipato alle parlamentarie del partito guidato dal Governatore della Puglia. E in un seggio di San Giorgio hanno ritrovato 187 schede fotocopiate, estranee al pacchetto di schede assegnate secondo un criterio che avrebbe dovuto mettere al riparo dal fenomeno delle truppe cammellate: il numero dei voti di Vendola al primo turno delle primarie più un’aliquota di poco più del 20%. In alcuni casi abbondantemente superata nel corso delle operazioni di voto. Solo che in certi seggi sarebbero arrivate schede fresche di rinforzo, e in altri no, tanto che a Castellammare di Stabia il seggio è stato chiuso con una mezz’ora di anticipo causa mancanza di schede. Le schede fotocopiate sono state annullate dal computo di San Giorgio. Ma solo quelle. E’ tutto nero su bianco in alcuni documenti e ricorsi preparati tra Napoli e Salerno, sui quali Sel dovrà pronunciarsi con urgenza: nella mattinata di oggi Vendola infatti riunisce la direzione nazionale per la composizione delle liste elettorali e nel pomeriggio dovrebbe presentare i capilista alla stampa.
C’è anche un corposo capitolo Salerno. Nella città di Campagna, 15mila abitanti, il seggio Sel misteriosamente non è stato allestito. Ad Olevano sul Tusciano invece non sono arrivate le schede. Nella sede della Federazione Provinciale di Salerno – secondo un esposto del circolo Sel di Eboli – a mezzogiorno avrebbero votato solo 10 persone in tre ore, e poi fino alle 20 avrebbero votato in 480 (uno al minuto). A Pagani, circa 30mila abitanti, il 25 novembre Vendola aveva ottenuto poco più di 200 voti. Quindi il circolo avrebbe dovuto ricevere circa 260 schede. Ne avrebbero inviate 500. E infine i voti espressi alle parlamentarie sarebbero stati 694.

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