mercoledì 3 giugno 2015

ELEZIONI REGIONALI 2015: TIPO E GEOGRAFIA DEL VOTO di Franco Astengo

Le elezioni regionali 2015 pur risultando del tutto parziali sia dal punto di vista delle entità territoriali interessate (7 Regioni) sia legate ad istanze parziali nei contenuti, non interessanti la complessità della prospettiva politica, hanno fornito indicazioni molto importanti di carattere generale.
Prima fra queste quella della crescita del “non voto” complessivamente intesto (non presenza ai seggi, scheda bianca, scheda nulla) che ha presentato, però, un aspetto molto particolare da porre subito in rilievo.
Tradizionalmente il tipo di voto era identificato in tre modi : “voto di appartenenza”, “voto di opinione”, “voto di scambio”.
La crisi verticale di ruolo e di funzioni che ha investito i partiti, verso i quali era rivolto il “voto di appartenenza” ha lasciato il campo , ormai da diverso tempo, alle altre due modalità con la prevalenza del cosiddetto “voto di opinione”: si spiega così la fortissima volatilità elettorale da elezione a elezione (fenomeno molto recente nel “caso italiano”) e, di conseguenza, la crescita di peso del “voto di scambio” (una denominazione che nasconde comunque un fenomeno molto complesso, non riducibile al mero mercimonio, ma che lo comprende sicuramente).
Dal punto di vista dell’analisi del fenomeno del “voto di scambio” in Italia si è sempre determinata una differenza fra le diverse aree del Paese, con una prevalenza del Sud.
Ebbene, in questo caso delle elezioni regionali 2015, abbiamo sicuramente segnali importanti che confermano questa indicazione.
Ci troviamo di fronte ad una crescita molto forte dell’astensionismo, con un calo nell’espressione di voti validi, già più volte segnalata, di oltre 6 punti percentuali, con quasi un milione di voti in meno da conteggiare tra quelli validi.
Il fenomeno riguarda 5 regioni su 7 escluse, appunto, le due meridionali, Campania e Puglia, che hanno invece visto crescere il numero di voti validi espressi.
Percentuali molto ridotte ma comunque in crescita: in Campania, rispetto alle Europee 2014 si è passati dal 47,81% al 49,73% e in Puglia dal 47,94% al 49,16%.
Pressochè omologo, invece, in tutte le situazioni territoriali il calo di PD, Forza Italia e Movimento 5 Stelle (naturalmente in una dimensione diversa caso, per caso) e in crescita, in una dimensione altrettanto diffusa sul territorio la Lega Nord.
Abbiamo così verificato i dati di ogni singola Regione, usando come raffronto i risultati delle Europee 2014: il complessivo riallineamento che dal 2013 in avanti ha interessato l’intero sistema politico rende necessario, quasi obbligato, questo tipo di confronto.
LIGURIA: Il PD ha ceduto sul campo -185.471 voti, oltre il 20% in percentuale, riducendosi dal 41,67% al 21,01%. Sul totale degli iscritti nelle liste il PD passa dal 24,22% al 10,18%.
Il Movimento 5 Stelle ha perso 80.698 voti, oltre il 6% in percentuale passando dal 25,95% al 18,27% sul totale dei voti validi e dal 15,08% all’ 8,85% su quello degli iscritti.
Forza Italia ha perso 39.622 voti, dal 13,89% al 10,38% sui voti validi e dall’8,07% al 5,03 sugli iscritti.
La Lega Nord ha guadagnato oltre 60.000 voti, crescendo da 43.211 a 109.209 ( 5,56%, 3,23% nel 2014, 16,60% 8,04% nel 2015).
VENETO: E’ necessario, per valutare l’exploit della Lega Nord aggiungere i voti della Lista Zaia: in questo caso la crescita del partito nordista è di quasi 400.000 voti da 364.477 al 756.918; in percentuale dal 15,20% al 34,29 sul totale dei voti validi e dal 9,29% al 18,83% sul totale degli iscritti.
Il PD ha subito una flessione di quasi 600.000 voti passando da 899.723 a 308.309 (percentuali 2014: 37,52%, 22,94% a 13,96%, 7,67%).
Netto anche il calo del M5S passato da 476.305 voti a 192.523 (percentuali, 2014: 19,86%, 12,14%, 2915: 8,72%, 4,79%)
240.000 voti circa l’ammanco fatto registrare da Forza Italia nel Veneto: da 352.788 voti a 110.527 (percentuali: 2014, 14,71%, 8,99%, 2015, 5,00%, 2,75%)
TOSCANA: Il PD ha perso oltre 350.000 voti, dal 1.069.179 del 2014 ai 614.406 del 2015 (percentuali: 2014 56,35%, 36,16%; 2015 42,62%, 20,78%)
Oltre 150.000 voti, invece, la crescita della Lega Nord che passa da 48.639 suffragi ottenuti nel 2014 a 214.238 nel 2015 (percentuali: 2014, 2,56%, 1,63%; 2015, 14,86%, 7,24%).
Il Movimento 5 Stelle cede in Toscana oltre 100.000 voti calando dai 316.492 del 2014 ai 200.583 del 2015 ( percentuali 16,68%, 10,30%; 2015 13,91%, 6,78%)
Anche Forza Italia paga un dazio di circa 100.000 preferenze calando da 222.588 a 112.394 (percentuali: 2014, 11,73%, 7,52%; 2015 7,79%, 3,80%).
MARCHE: Il PD passa da 361.463 voti a 186.357 ( percentuali: 2014, 45,45%, 28,30%; 2015: 30,48%, 14,59%).
Oltre 90.000 voti di scarto in negativo per il Movimento 5 Stelle nel raffronto tra i 194.927 voti del 2014 ed i 100.202 del 2015 (percentuali: nel 2014 24,51%, 15,26%; 2015 16,39%, 7,84%).
Aver candidato il presidente uscente del centrosinistra non ha giovato a Forza Italia calata da 104.654 voti a 49.884 (più che un dimezzamento. Percentuali: 2014: 13,16%, 8,20%; 2015 8,15%, 3,90%).
Netta ascesa per la Lega Nord passata da 21.471 (2014) a 69.065 (2015). Percentuali: 2014, 2,70%, 1,68%; 2015, 11,29%, 5,40%
UMBRIA: Il PD è sceso da 228.329 a 125,777 (percentuali, 2014: 49,15%, 32,89%; 2015 (33,65%, 17,82%).
Sale di quasi 50.000 voti la Lega Nord che nel 2014 aveva ottenuto 11.673 suffragi diventati 49.203 nel 2015 (percentuali: 2014, 2,51%, 1,68%; 2015, 13,16%, 6,97%).
Anche in Umbria Forza Italia si colloca oltre il dimezzamento: 2014 66.017 voti, 2015 30.0017 (percentuali: 2014, 14,21%, 9,51%; 2015, 8,03%, 4,25%).
Perde quasi 40.000 voti il Movimento 5 Stelle: da 90.492 a 51.203 (percentuali: 2014, 19,48, 13,03%; 2015 13,70%, 7,35%).
CAMPANIA: Assente la Lega Nord, i 3 maggiori partiti confermano il loro calo nonostante la crescita nell’espressione dei voti validi.
Questo fenomeno deriva dalla presenza di numerosissime liste locali di sostegno. Un fenomeno che, considerata la particolare situazione della Regione, finisce con il confermare quella crescita del cosiddetto “voto di scambio” già segnalata in apertura di questo lavoro.
Comunque il PD ha perso in 12 mesi quasi 400.000 voti calando da 832.183 a 444.722 (percentuali 36,12%, 17,27%; 2015 18,55%, 8,97%).
Forza Italia ha lasciato sul campo circa 150.000 voti, da 551.729 a 405.550 (percentuali 23,95%, 11,45% nel 2014, 16,16% e 7,81% nel 2015)
Flessione anche per il Movimento 5 Stelle da 528,371 voti a 387.327 (percentuali, 2014, 22,93% e 10,96%, 2015: 16,16% e 7,81%).
PUGLIA: Il PD scende da 550.086 a 316.876 (percentuali, 2014 33,58%, 16,10%; 2015 18,86%, 8,88%).
Flette anche il Movimento 5 Stelle passando da 403.180 a 275.114 (percentuali, 2014, 23,53%, 11,28%, 2015, 16,37%, 7,70%).
Forza Italia risente della rottura di Fitto – Schittulli e perde oltre 200.000 voti: da 385.382 a 181.896 (percentuali 2015, 23,53%, 11,28%, 2014: 10,82, 5,09%).
Infine una comparazione non arbitraria tra la Lega Nord 2014 con 9.095 voti e la lista Noi con Salvini 2015 arrivata a 38.661 preferenze (percentuali 2014 0,56%, 0,26%, 2015: 2,30%, 1,08%).
Infine un paragone storico rispondendo ad una domanda, quanto valevano sul piano del rapporto con il totale degli elettori i grandi partiti di massa all’apogeo della loro potenza?
Una domanda e una risposta tanto per dare un’idea della profonda diversità delle situazioni storiche.
Nelle elezioni del 20 Giugno 1976 le elettrici e gli elettori iscritti nelle liste erano 40.426.658 ed espressero 36.707.578 voti validi , pari al 90,80%.
La DC ottenne 14.209.519 voti pari al 38,71% dei voti validi e al 35,14% del totale degli iscritti.
Il PCI ebbe 12.614.650 voti pari al 34,37% sul totale dei voti validi e al 31,20% del totale degli iscritti.
Il PSI ottenne 3.540.309 voti pari al 9,64% sul totale dei voti validi e all’8,75% del totale degli iscritti.
Complessivamente i 3 partiti di massa rappresentavano l’82,72% dei voti validi e il 75,09% del totale degli iscritti

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