lunedì 22 ottobre 2012

Pornocioccolata di Ascanio Celestini


di Ascanio Celestini
PERUGIA
- ARRIVIAMO a Perugia. Col furgone saliamo al centro. Piazza Morlacchi è piena di gente, ma è sempre così. Mi dicono che ci stanno quarantamila studenti fuori sede. Una pizza e una birra, un bicchiere di vino e un mucchietto di patatine, sigaretta e caffè ai tavoli all’aperto, anche di sera, pure col freddo, fino a notte fonda al loop bar. Ma bastano trecento metri di salita e arrivi in piazza. Il panorama di corso Vannucci è occupato da gazebo bianchi e lo struscio degli studenti è invaso da turisti assatanati, vogliosi e morbosi, sbavanti davanti alla cioccolata supercommerciale, quella delle grandi marche internazionali che ogni anno invadono il centro umbro con un unico conato semiliquido marrone. Un dolce G8. Tranne che per una striminzita presenza di cioccolatismo alternativo e vagamente solidale, tutto il resto è un’abbuffata pornografica di cioccolatini, tavolette e barattoli che si trovano nei supermercati di tutto il mondo. Qui si ammucchiano orgiasticamente per il godimento dei tossici del cacao.
SE NELLE SAGRE paesane offrono gratis un bicchiere di vino e un pezzo di pane con la mortadella, qui si paga tutto. Non esistono assaggini. Il cioccodipendente deve spalancare il portafogli per poter spalancare le fauci. E spesso si è fatto trecento chilometri con la famiglia per pagare un rettangolo di goloso piacere più che al negozio sotto casa. Fa la fila per guadagnarsi una coroncina di cartone con le corna, gadget di una marca svizzera che pubblicizza il proprio prodotto mettendo una mucca lilla con la scritta sulla panza. A me quel colore fa andare di traverso la cioccolata, me la immagino piena di muffa.
INVECE i barbari del cacao godono quando vengono incoronati cornuti nella casetta di fintolegno e col bel copricapo corrono a riversarsi tra la folla che si accartoccia attorno a grossi cubi marroni che alcuni artisti specializzati scolpiscono a colpi di accetta. I pezzi di cioccolata scartati per far affiorare simpatiche opere d’arte vengono lanciati al pubblico. I Michelangeli del gianduiotto sono zozzi del dolce cioccolatone, ci sudano sopra, lo toccano con le manone grevi per estrarre dalla materia bruta una forma leggiadra. E il popolo magnaccione nel coito collettivo si sbraccia per agguantare i sudati frammenti scartati.
TRE GRASSE vecchie sedute sulle scale tracannano bibita ruttifera in bottiglia per ingurgitare quadratoni pescati in una busta. Si guardano esauste e felici con la faccia di chi sta per dire “domani comincia la dieta”, ma con la consapevolezza che il “domani” non arriverà mai e che comunque ci sono ancora molte ore di allegra attrippata.
L'ULTIMO BANCHETTO in fondo al corso vende cioccolata per cani. Se non l’avessi visto non ci avrei creduto, ma esiste anche questa divertente boiata. Insieme agli artisti sudacchioni sono praticamente gli unici a distribuire gratuitamente il dolce prodotto. Un pelato cornuto chiede “si può mangiare?”, la signorina del gazebo risponde “è un biscotto per cani”. L’avventore sorride. Dice "allora si può mangiare?" e agguanta il dolcetto canino.
NON MORITE prima di aver visto questo spettacolo.

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