da Globalist.it -
Bufera in casa 5 Stelle. Il capogruppo al Senato ha scritto su Facebook che un governo Bersani sarebbe meglio dell’attuale Monti. Come un fulmine la risposta di Grillo.
Dopo il caso Lombardi, scoppia il caso Crimi. Non c’è pace nel Movimento 5 Stelle dove stavolta, secondo quanto si apprende, la grana riguarda il capogruppo grillino al Senato Vito Crimi, il quale ieri sera su Facebook, alle undici di sera, ha messo nero su bianco parole inequivocabili che hanno creato un putiferio. Con tanto di smentita oggi di Beppe Grillo sul suo blog.
Bufera in casa 5 Stelle. Il capogruppo al Senato ha scritto su Facebook che un governo Bersani sarebbe meglio dell’attuale Monti. Come un fulmine la risposta di Grillo.
Dopo il caso Lombardi, scoppia il caso Crimi. Non c’è pace nel Movimento 5 Stelle dove stavolta, secondo quanto si apprende, la grana riguarda il capogruppo grillino al Senato Vito Crimi, il quale ieri sera su Facebook, alle undici di sera, ha messo nero su bianco parole inequivocabili che hanno creato un putiferio. Con tanto di smentita oggi di Beppe Grillo sul suo blog.
Le parole incriminate scritte da Crimi erano quasi un via libera a
Bersani, seppur sfiduciato. «Forse poteva essere intrapresa una strada
mai percorsa prima – scrive Crimi – e cioè di affidare il governo a
Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi al Parlamento e
qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua
dell’attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari
ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza
relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in
regime di prorogatio».
In pratica, ha sostenuto, sarebbe stato meglio un governo Bersani
piuttosto che l’attuale governo Monti. Grillo ha postato sul suo blog un
chiarimento della linea di M5S ribadendo il no a una fiducia a
qualunque governo, politico o pseudo-tecnico. E ha sostenuto: «Bersani
non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti, di cui ha
sostenuto la politica da motofalciatrice dell’economia».
Punto e basta. Il leader 5 Stelle ha “sfiduciato” in questo caso il
suo capogruppo al Senato. Ma secondo quanto viene riferito in ambienti
grillini, non è solo Grillo ad essersi irritato ma anche molti dei suoi.
Il problema, spiegano, è che bisogna “tarare” la comunicazione a 5
stelle. «Stavolta Crimi dovrebbe smentire se stesso», racconta un
esponente grillino, dal momento che è stato lui a scrivere di suo pugno
queste parole e non può prendersela con la stampa, come è già accaduto
in passato. Alcuni però credono nella sua buonafede: «In realtà si è
solo incartato con le parole», sostengono.
I grillini riuniti a Montecitorio – Intanto i grillini si sono
riuniti di nuovo in assemblea a Montecitorio, riunione che alcuni
prospettano molto lunga. Perché, spiegano alcuni deputati 5 stelle, sul
tavolo ci sono molte questioni politiche in ballo. La prima, che
comprende tutte le altre, è quella relativa alla linea pilitica da avere
con i cosiddetti 10 saggi individuati da Giorgio Napolitano su riforme
istituzionali ed economiche. Secondo quanto si apprende, il dibattito
nel Movimento è aperto. Bisogna avere o no un dialogo con questi 10
saggi? Anche in vista del prossimo nuovo governo? Le posizioni sono
molto diverse.
Un deputato, secondo quanto viene riferito, ha messo in guardia i
colleghi “cittadini”: «Loro vogliono giocare con noi – ha sostenuto –
hanno fatto due “commissioni” di saggi inutili e che non hanno attinenza
con la Costituzione. Loro non vogliono avere a che fare con noi». E sul
Pd, un altro deputato ha ammonito senza mezzi termini: «Della gente del
Pd non mi fido in maniera assoluta». Un’altra parlamentare ha invitato
però a coinvolgere maggiormente la base, «a me lo chiedono tutti» ha
spiegato.
Insomma, il dibattito è acceso e cresce quella parte del Movimento
che si è stancata di dire no a tutto e che, pur con prudenza, vuole
ridiscutere la linea politica, copyright Grillo-Casaleggio, per potere
finalmente – è l’aspirazione di tanti – entrare nel vivo delle questioni
di merito. Per questo infatti la battaglia sull’avvio delle commissioni
permanenti e’ iniziata. Già oggi, alla prima prova dei fatti, in aula
alla Camera M5s ha appoggiato la risoluzione del governo sullo sblocco
dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, pur
presentando una risoluzione di minoranza. Mentre al Senato ha
addirittura ritirato la propria risoluzione di minoranza.
Nella riunione lungo dibattito inoltre sull’ipotesi di fare o non
fare un nome, ancora adesso, su un candidato premier grillino: alla fine
a «stragrande maggioranza» – confida un deputato – è stato deciso che è
meglio di no, non serve fare un nome. Anche perché, c’è chi osserva
sarcastico, “nessuno ce l’ha chiesto».
Un candidato grillino al Colle – Prossimo scoglio sarà quello
relativo all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Tra i
grillini si discute anche di questo: perché se è vero che
l’individuazione del nome avverra’ con una consultazione sul web, tra i
300mila iscritti al Movimento, questa volta non vogliono farsi cogliere
impreparati qualora vi fosse (quando il quorum sarà più basso) da
scegliere tra due personalità come ad esempio Zagrebelsky o Gianni
Letta.
In questo caso, spiegano, non si potrà correre il rischio di ripetere
il caos che vi fu sul voto a Pietro Grasso e i grillini «non saranno
cocciuti» assicura un deputato. A patto che il nome sia “specchiato” e
non ci siano ombre, come sosteneva qualcuno a proposito di Grasso. Tutto
sarà discusso in assemblea e il voto, anche dando di nuovo la parola
agli iscritti, dovrà essere rispettato. Perché in questo caso,
l’espulsione sarebbe assicurata.
E a proposito di espulsioni, scampato pericolo invece per il senatore
M5s, Marino Mastrangeli, “colpevole” di aver partecipato a una
trasmissione di Barbara D’Urso. Nonostante gli “insulti” e gli inviti a
dimettersi arrivati dalla Rete, secondo quanto si apprende il senatore
non sarà però espulso. Perché – viene riferito – il programma della
D’Urso non è un talk show vero e proprio. Si è trattato di un’intervista
e quindi anche stavolta, così dicono da M5S, il senatore è “salvo”.
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