Uscire dal "teatrino della politica" è più faticoso che
entrarvi. Specie se la prospettiva è quella di restare rinchiuso agli
arresti domiciliari. Si può capire senza sforzo il tentativo estremo di
Berlusconi di ottenere un compenso giudiziario - sotto forma di grazia o
cancellazione degli otto mesi di arresti che gli tocca fare (su quattro
anni di condanna definitiva) - per il suo prezioso contributo politico:
distruzione della Costituzione repubblicana, legge elettorale
para-fascista e sostegno indiretto ma decisivo a un governo nato
traballante.
Quello che però dovrebbe risultare scandaloso a ogni osservatore
politico attento alle "regole liberali" e al "rispetto della legge" -
scusate l'ironia, ma ogni tanto ci scappa - è che un "pregiudicato"
venga accolto al Quirinale dal presidente della Repubblica. E invece il
silenzio è totale. Neppure "Il Fatto" - che pure sottolinea
l'originalità della circostanza - alza la voce più di tanto.
Ancora peggio per quanto riguarda i contenuti del colloquio: le
"riforme costituzionali", ufficialmente. Ohibò, e a che titolo un tizio
condannato per evasione fiscale ha la facoltà di intrattenere nientemeno
che il presidente della Repubblica (maiuscole e minuscole sono qui
intenzionali) sui princìpi regolativi della vita istituzionale del
futuro?
La real politik vuole che il tizio in questione controlli
ancora una buona fetta dei parlamentari e soprattutto del voto popolare,
per quanto in caduta libera nel sondaggi. Ma di real politik
si può anche morire, se la definizione dei princìpi viene barattata con
chi dei princìpi costituzionali e delle leggi ha fatto un uso, com'è
noto, ad personam.
E quindi è ufficiale che la Repubblica nata dalla Resistenza stia passando - è già passata - a miglior vita.
Pare che Napolitano, però, non sia stato in grado di promettergli
qualcosa che non è nei suoi poteri (l'esecuzione della pena, ovvero le
sue modalità, competono ai giudici di sorveglianza di Milano: udienza il
10 aprile); neanche la grazia, visto che "il condannato" non ha ancora
cominciato a scontare la pena né ha manifestato alcuna caoacità
riflessiva sui suoi "errori". E riscusate l'ironia, ma quando ci vuole,
ci vuole...
Racconta l'Ansa: "Il colloquio si è aperto con Berlusconi che ha
subito rassicurato il Quirinale della volontà di non far mancare il
sostegno di Forza Italia al percorso di riforme in discussione al
Senato: Ho siglato un patto con Renzi - avrebbe sottolineato il
Cavaliere - ed io non tradisco mai gli accordi presi. Certo Berlusconi
ha fatto presente le difficoltà del suo partito a sostenere un'intesa
che da più parti vuole essere stravolta ma conferma l'intenzione che da
parte degli azzurri non ci saranno barricate. Impossibile però non
toccare il capitolo giustizia soprattutto a meno di dieci giorni dalla
sentenza dei giudici milanesi. Berlusconi avrebbe esposto la situazione
al Capo dello Stato: Il mio partito garantisce il sostegno alle riforme,
che sono il caposaldo di questa legislatura e sono necessarie per il
Paese. Io però - è stato il ragionamento - diventerò un leader azzoppato
che non può nemmeno dare una mano al suo partito in campagna
elettorale. Da qui la reiterata richiesta di garanzie probabilmente non
senza fare un ragionamento - non si esclude tra gli azzurri - sulle
possibilità di riceve la grazia o di avere l'indulto dal Parlamento.
Anche tramite una moral suasion sul presidente del Consiglio. Insomma
una lunga spiegazione della situazione e di ciò che potrà avvenire dopo
il 10 aprile che Napolitano ha ascoltato. Il Quirinale sottolinea che il
colloquio è stato chiesto dal leader di Fi".
A quanto pare, per esser ricevuto da Napolitano, basta chiedere... Provateci.
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