L’ho ascoltata la prima volta una sera a Magione, durante una
manifestazione dei renziani, durante la campagna elettorale per le
primarie del PD. Una buona dialettica senza dubbio ma, ricordo bene, che
alla fine del suo intervento non si capiva a quale modello economico e
sociale, aspirasse. Nadia Ginetti, la neo senatrice del PD, pur restando
nel vago anche questa volta, sembra però ora far capire meglio qual è
il suo modello di donna: Margaret Thatcher, e soprattutto, quale il
pensiero politico ed economico, a cui guarda con viva ammirazione.
Non è una novità, dentro al PD, c’è una componente che fa esplicito
riferimento quando si esprime, al liberismo. La società secondo questi
personaggi, dovrebbe basarsi più sul darwinismo sociale, alleggerito da
una spruzzata di carità, che non sulla solidarietà che trova nel Diritto
la piena legittimazione. Lo si è capito bene quando a Ballarò è
intervenuto Davide Serra, uno dei finanziatori di Matteo Renzi. Un
finanziere d’assalto, si sarebbe detto un tempo. Senza giri di parole ha
riproposto il vecchio schema del “più mercato e meno Stato, del via i
lacci e laccioli”, e poi a seguire “il mercato si regola da solo”.
Slogan che sintetizzano un’ideologia: quella liberista appunto.
Principi attraverso i quali nell’ultimo trentennio, è stato governato
l’intero pianeta. Il “caso” ha voluto che in studio, ci fosse pure la
scienziata ambientalista Vandana Shaiva, che con molta efficacia lo ha
indicato come: “essere lui il problema”. Serra come da copione ha
attaccato le pensioni, gli stipendi, soprattutto quelli pubblici, lo
Stato sociale, in quanto portatori di tutti i mali.
Ovviamente si è “dimenticato”, di dire che la crisi è nata proprio
dagli istituti finanziari e questo gli ha permesso di non trarre le
conclusioni del trentennio liberista. Avrebbe dovuto ammettere che con i
soldi pubblici, si sono salvate le banche dal loro fallimento. Banche,
che da tempo oramai avevano smesso di fare il loro antico mestiere:
raccogliere il risparmio e finanziare il lavoro. Gli istituti di credito
sono stati i principali promotori di quell’economia di carta, della
cosiddetta finanziarizzazione, che ha portato al collasso l’intero
pianeta.
Dalla scuola di Chigago, erano partite le teorie che in Occidente la produzione di beni non era più funzionale. Che i diritti e l’ambiente, potevano essere tranquillamente calpestati. Quel pensiero nefasto, aveva trovato in Reagan e nella Thatcher, due attuatori d’eccezione. A disastro avvenuto, portarli ancora come un esempio a cui guardare fiduciosi, è davvero diabolico. Quei soldi pubblici utilizzati per salvare i santuari della finanza, sono venuti dal taglio delle pensioni, dalla cancellazione dello Stato sociale, dalla compressione di tutti i diritti di cittadinanza, dalla cancellazione di qualsiasi opera pubblica. I cantori del libero mercato non hanno storto il naso, non hanno avanzato questioni di principio, hanno semplicemente intascato i soldi pubblici e seguitato a fare, grazie al governo Monti, come prima: speculare.
Dalla scuola di Chigago, erano partite le teorie che in Occidente la produzione di beni non era più funzionale. Che i diritti e l’ambiente, potevano essere tranquillamente calpestati. Quel pensiero nefasto, aveva trovato in Reagan e nella Thatcher, due attuatori d’eccezione. A disastro avvenuto, portarli ancora come un esempio a cui guardare fiduciosi, è davvero diabolico. Quei soldi pubblici utilizzati per salvare i santuari della finanza, sono venuti dal taglio delle pensioni, dalla cancellazione dello Stato sociale, dalla compressione di tutti i diritti di cittadinanza, dalla cancellazione di qualsiasi opera pubblica. I cantori del libero mercato non hanno storto il naso, non hanno avanzato questioni di principio, hanno semplicemente intascato i soldi pubblici e seguitato a fare, grazie al governo Monti, come prima: speculare.
Questo la neo senatrice Ginetti dovrebbe saperlo. Renzi ha affermato
pubblicamente che la riforma delle pensioni imposta dalla Fornero, va
bene così. Anche alla neo senatrice sta bene che in futuro si andrà in
pensione a oltre 70anni e con 400 euro mensili? Nel Pd è oramai tempo
che una riflessione e un confronto si schiuda. L’ultimo evento, come
l’iscrizione al partito dell’ex ministro Fabrizio Barca, estensore di un
proprio manifesto programmatico, di fatto aprono la campagna
congressuale del partito. Ne carne ne pesce, questo è oggi il PD.
Conseguentemente un soggetto politico, culturale, che non riesce a
essere percepito dalla società come portatore di discontinuità. Una
condizione che fin quando durerà, lo condanna al perenne insuccesso.
Al peggio non c'è mai fine. Ginetti: La sinistra segua l'esempio della Thatcher
E così viene fuori che nel Pantheon dei renziani può finire pure la
Lady di Ferro. Nadia Ginetti, neo-senatrice del Pd vicinissima al
sindaco di Firenze, non ha dubbi: in Italia, oggi, dovremmo seguire
l’esempio di Margaret Thatcher. La quarantaquattrenne parlamentare
umbra, fino all’altro ieri sindaco di Corciano, intorno all’ora di
pranzo di oggi ha affidato al proprio profilo Facebook una riflessione
sulla donna che, insieme al suo contraltare d’Oltreoceano Ronald Reagan,
ha cambiato il volto della società occidentale negli anni Ottanta. Un
pensiero a dir poco benevolo.
A partire dal momento della notizia della morte della Thatcher, ieri,
più o meno chiunque, tra politici, artisti e intellettuali, anche
italiani, si è sentito in dovere di dire la sua. Caustico e a suo modo
geniale, ad esempio, il commento di Ken Loach, con la storia dei
funerali da privatizzare, lucido e inesorabile quello di Romano Prodi:
«Con Thatcher e RR si sono create le basi per la crisi dei giorni
nostri».
Ma chi pensa che a sinistra – nel molto ampio spettro di sinistra che
potrebbe andare da Loach a Prodi, per dire – la vedano tutti allo
stesso modo si sbaglia di grosso. L’esempio della Ginetti è eclatante.
«Un pensiero», ha scritto oggi, «va alla statista Margaret Thatcher, al
suo coraggio e alla sua determinazione». E questo, precisa,
«indipendentemente dalla condivisione o meno della sua politica
liberista, e di contrapposizione forte con i sindacati inglesi, alla
quale alcuni attribuiscono il merito di aver posto le basi strutturali
della ripresa economica in Gran Bretagna e altri individuano le sue
scelte come quella politica della prevalenza dell'interesse
“dell'individuo” sulla società e di apertura e di sostegno all'economia
finanziaria che ci avrebbe condotto alla crisi del 2008».
L’esponente renziana non spiega apertamente tra quali di questi due
schieramenti ritiene di annoverare se stessa, ma quanto segue è
piuttosto eloquente. Il «PRAGMATISMO e la fermezza» di questa «DONNA
rivoluzionaria (i maiuscoli sono suoi, ndr)», secondo Nadia Ginetti,
«sono qualità rare in politica in questo momento in cui sembra prevalere
il tatticismo ed equilibrismo».
Quindi l’affondo vero e proprio: «E mentre gli inglesi si professano
conservatori ma spesso agiscono da rivoluzionari, gli italiani si
professano riformatori ma sono fondamentalmente conservatori… se non
reazionari... al massimo trasformisti...». Infine le fanfare: «Oggi è
necessario cambiare marcia in Italia e che l'azione politica di Margaret
Tachtcher possa essere d'esempio per realizzare finalmente il
cambiamento; il vero CAMBIAMENTO da parte di chi quel cambiamento può
rappresentare credibilmente... Verso la contemporaneità…». Il Pd,
insomma, farebbe bene a lasciar perdere l’ostinazione delle frange
interne e contigue più “conservatrici”, nelle quali la Ginetti
sembrerebbe individuare presumibilmente Cgil, Vendola e giovani turchi.
Per uscire dallo stallo post-elettorale meglio prendere ispirazione
dalla vecchia Iron Lady. Quel che si dice una sinistra di ampie vedute.
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