Eh
no, signor Monti. Sulla Grecia lei non si può permettere di fare
parallelismi arditi, quanto speciosi, strumentali, mettendo in relazione
fenomeni populisti come quello di Grillo in Italia e la tragica
condizione in cui è stato fatto piombare il popolo di quel paese.
Se la Grecia è in ginocchio è per effetto delle politiche imposte dalla Troika, non perché un Grillo ellenico ha preso il potere imponendo le sue ricette populiste in luogo di quelle rigoriste a lei tanto care.
Anche l’insorgere del fenomeno neonazista va messo nel conto delle politiche dissennate di austerità che l’Europa tecnocratica ha imposto al paese- culla della civilizzazione occidentale.
Lei sa bene quello che è accaduto in Grecia, e per questo non può usarne la vicenda tragica come spauracchio nella sua campagna elettorale. Tanto più che le politiche adottate in quel paese hanno seguito la stessa filosofia che ha ispirato le sue, si fa per dire, scelte di governo: tagli al welfare ed inasprimento della tassazione diretta ed indiretta per foraggiare banche e speculatori finanziari.
Tutti sanno che dall’inizio della crisi la Grecia ha ricevuto prestiti per circa 200 miliardi di euro. A tal proposito si è parlato di “aiuti”, dati ad un paese che rischiava il tracollo finanziario. Sentendo la parola “aiuti” uno penserebbe che quei soldi erano destinati allo sviluppo dell’economia, al miglioramento del sistema sanitario, al potenziamento della scuola pubblica, alla crescita dell’occupazione. No, niente di tutto questo. La Troika ha concesso quegli “aiuti” soltanto per tenere buoni i mercati, rassicurare gli investitori (Rectius: speculatori) sulla solvibilità del paese, chiedendo in cambio tagli draconiani alla spesa sociale e nuove tasse sui patrimoni, i redditi, i servizi ed i consumi.
Ecco allora che gli “aiuti” si sono rivelati per quello che effettivamente erano: prestito di denaro a strozzo, a tutto vantaggio delle banche. Infatti dopo i famigerati “aiuti” l’economia greca è sprofondata nella crisi più nera della sua storia recente: giù il Pil di oltre il 7%, crollo dei consumi, disoccupazione alle stelle. Insomma fame, povertà, smarrimento di un intero popolo.
Eppure c’è qualcuno che ancora ha il coraggio di dire che “la Grecia è stata salvata dal fallimento”. Salvata dal fallimento? Ma come si fa a dire una cosa del genere a proposito di un paese che, dopo il “salvataggio”, registra il più alto numero di bambini denutriti di tutti i paesi dell’Ocse?
200 miliardi di euro in cambio della distruzione di un paese, mentre la Bce ha elargito 1000 miliardi di euro in due mesi al sistema bancario europeo al tasso dell’1%, tra novembre e gennaio del 2012! Chi ha salvato chi, o che cosa, viene allora da domandarsi. E questa domanda ci riporta alle incaute affermazioni del signor Monti, che pure dice, senza vergogna, di aver “salvato” l’Italia.
Il nostro paese, fortunatamente, non è finito nelle mani della Troika, ma, in quanto a misure di “salvataggio” adottate, Roma è stata, ed è, molto più vicina ad Atene di quanto si pensi. E non per colpa di un populista qualunque. Dopo la “cura” della giunta tecnica guidata dal sig. Monti, infatti, l’economia italiana è finita in recessione: giù consumi ed occupazione, su tasse e tagli allo stato sociale. Almeno fosse diminuito il debito! Neanche questo: nell’anno del professore esso ha superato la soglia psicologica dei 2000 miliardi di euro, con conseguente aggravio della spesa per gli interessi, nonostante il calo degli spread.
Un disastro, diciamolo francamente. Di cui solo il narciso professore può vantarsi. No, sig. Monti, se l’Italia finirà come la Grecia è perché si sarà perseverato sulla strada da lei intrapresa, quella strada sulla quale si incontrano solo capitali, interessi, speculatori, banche, lobby finanziarie, mai le persone in carne ed ossa, con le loro storie, le proprie ansie, le loro aspirazioni, il loro diritto al futuro.
Ho letto da qualche parte che in Grecia è aumentato il numero degli svenimenti di bambini a scuola per effetto della malnutrizione. Ho pensato a mio figlio, di sei anni, e ho avuto paura. Pensare che nel prossimo futuro a vincere siano le idee del signor Monti, devo ammetterlo, non mi ha affatto rassicurato.
Se la Grecia è in ginocchio è per effetto delle politiche imposte dalla Troika, non perché un Grillo ellenico ha preso il potere imponendo le sue ricette populiste in luogo di quelle rigoriste a lei tanto care.
Anche l’insorgere del fenomeno neonazista va messo nel conto delle politiche dissennate di austerità che l’Europa tecnocratica ha imposto al paese- culla della civilizzazione occidentale.
Lei sa bene quello che è accaduto in Grecia, e per questo non può usarne la vicenda tragica come spauracchio nella sua campagna elettorale. Tanto più che le politiche adottate in quel paese hanno seguito la stessa filosofia che ha ispirato le sue, si fa per dire, scelte di governo: tagli al welfare ed inasprimento della tassazione diretta ed indiretta per foraggiare banche e speculatori finanziari.
Tutti sanno che dall’inizio della crisi la Grecia ha ricevuto prestiti per circa 200 miliardi di euro. A tal proposito si è parlato di “aiuti”, dati ad un paese che rischiava il tracollo finanziario. Sentendo la parola “aiuti” uno penserebbe che quei soldi erano destinati allo sviluppo dell’economia, al miglioramento del sistema sanitario, al potenziamento della scuola pubblica, alla crescita dell’occupazione. No, niente di tutto questo. La Troika ha concesso quegli “aiuti” soltanto per tenere buoni i mercati, rassicurare gli investitori (Rectius: speculatori) sulla solvibilità del paese, chiedendo in cambio tagli draconiani alla spesa sociale e nuove tasse sui patrimoni, i redditi, i servizi ed i consumi.
Ecco allora che gli “aiuti” si sono rivelati per quello che effettivamente erano: prestito di denaro a strozzo, a tutto vantaggio delle banche. Infatti dopo i famigerati “aiuti” l’economia greca è sprofondata nella crisi più nera della sua storia recente: giù il Pil di oltre il 7%, crollo dei consumi, disoccupazione alle stelle. Insomma fame, povertà, smarrimento di un intero popolo.
Eppure c’è qualcuno che ancora ha il coraggio di dire che “la Grecia è stata salvata dal fallimento”. Salvata dal fallimento? Ma come si fa a dire una cosa del genere a proposito di un paese che, dopo il “salvataggio”, registra il più alto numero di bambini denutriti di tutti i paesi dell’Ocse?
200 miliardi di euro in cambio della distruzione di un paese, mentre la Bce ha elargito 1000 miliardi di euro in due mesi al sistema bancario europeo al tasso dell’1%, tra novembre e gennaio del 2012! Chi ha salvato chi, o che cosa, viene allora da domandarsi. E questa domanda ci riporta alle incaute affermazioni del signor Monti, che pure dice, senza vergogna, di aver “salvato” l’Italia.
Il nostro paese, fortunatamente, non è finito nelle mani della Troika, ma, in quanto a misure di “salvataggio” adottate, Roma è stata, ed è, molto più vicina ad Atene di quanto si pensi. E non per colpa di un populista qualunque. Dopo la “cura” della giunta tecnica guidata dal sig. Monti, infatti, l’economia italiana è finita in recessione: giù consumi ed occupazione, su tasse e tagli allo stato sociale. Almeno fosse diminuito il debito! Neanche questo: nell’anno del professore esso ha superato la soglia psicologica dei 2000 miliardi di euro, con conseguente aggravio della spesa per gli interessi, nonostante il calo degli spread.
Un disastro, diciamolo francamente. Di cui solo il narciso professore può vantarsi. No, sig. Monti, se l’Italia finirà come la Grecia è perché si sarà perseverato sulla strada da lei intrapresa, quella strada sulla quale si incontrano solo capitali, interessi, speculatori, banche, lobby finanziarie, mai le persone in carne ed ossa, con le loro storie, le proprie ansie, le loro aspirazioni, il loro diritto al futuro.
Ho letto da qualche parte che in Grecia è aumentato il numero degli svenimenti di bambini a scuola per effetto della malnutrizione. Ho pensato a mio figlio, di sei anni, e ho avuto paura. Pensare che nel prossimo futuro a vincere siano le idee del signor Monti, devo ammetterlo, non mi ha affatto rassicurato.
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