giovedì 30 luglio 2015

Un’alternativa europea in ogni singolo paese di Paolo Ferrero



C’è vita a sinistra. Si tratta di fare i conti con la crisi della politica: non ci serve un partito tradizionale. La sinistra unitaria di cui abbiamo bisogno deve essere costruita dal basso, a “bassa soglia di ingresso”, darsi una nuova classe dirigente.
Con­di­vido molto l’appello di Marco Revelli e Argi­ris Pana­go­pou­los nel mani­fe­sto del 29 luglio nel con­te­sto del dibat­tito sulla sini­stra. Costruire «un sog­getto poli­tico dichia­ra­ta­mente anti­li­be­ri­sta dotato della forza per com­pe­tere per il governo del paese in con­cor­renza con gli altri poli poli­tici» oggi non solo è neces­sa­rio ma possibile.
Rifon­da­zione Comu­ni­sta da tempo avanza que­sta pro­po­sta poli­tica: par­tiamo subito, noi ci siamo.
I punti di rife­ri­mento di que­sto sog­getto mi paiono ben deli­neati da Marco e Argi­ris: l’Unione Euro­pea è una gab­bia d’acciaio neo­li­be­ri­sta, costruita sull’austerità attorno agli inte­ressi domi­nanti tede­schi. Que­sta Europa è stata costruita insieme da popo­lari, libe­rali e socia­li­sti: a tutti costoro, alle loro poli­ti­che, al blocco di potere e di inte­ressi che rap­pre­sen­tano, dob­biamo costruire un’alternativa. Si tratta di un punto fon­da­men­tale in quanto la sini­stra in que­sti ultimi vent’anni si è sem­pre divisa sui rap­porti con il PD e il par­tito socia­li­sta europeo.
Oggi, dopo il ver­go­gnoso com­por­ta­mento dei par­titi socia­li­sti nella vicenda greca, la que­stione mi pare chiara: i “socia­li­sti” e non solo il PD ren­ziano sono parte del pro­blema e non della solu­zione. La sini­stra deve costruire un’alternativa anche alle loro poli­ti­che e non porsi in posi­zione emen­da­tiva, cioè subalterna.
Un’alternativa euro­pea – che non lasci solo il governo greco – ed in ogni sin­golo paese. La vicenda Greca ci parla chia­ra­mente della durezza dello scon­tro. Le classi domi­nanti euro­pee non accet­tano una dia­let­tica demo­cra­tica tra pro­po­ste alter­na­tive: sono por­ta­trici di una ideo­lo­gia ed una pra­tica tota­li­ta­ria che ha messo fuori gioco com­ple­ta­mente ogni ipo­tesi riformista.
Il socia­li­smo euro­peo è fal­lito con l’attiva accet­ta­zione del neo­li­be­ri­smo, così come i par­titi socia­li­sti euro­pei nau­fra­ga­rono cento anni fa di fronte alla prima guerra mon­diale: occorre costruire una alter­na­tiva da sini­stra a que­sto fal­li­mento e al nazio­na­li­smo raz­zi­sta che esso alimenta.
Per que­sto serve una sini­stra anti­li­be­ri­sta di governo – ita­liana ed euro­pea — che sap­pia avan­zare pro­po­ste con­crete su cui otte­nere il con­senso popo­lare, rove­sciando l’impostazione dell’Unione Euro­pea che favo­ri­sce il capi­tale distrug­gendo diritti e democrazia.
Den­tro que­sta crisi del capi­ta­li­smo, occorre uscire dal para­digma della scar­sità, impo­sto attra­verso l’austerità, al fine di aumen­tare pro­fitti e guerre tra i poveri. Tema­tiz­zare la redi­stri­bu­zione della ric­chezza, del lavoro, del potere. Pra­ti­care la ricon­ver­sione ambien­tale e sociale dell’economia, aprendo un per­corso di coo­pe­ra­zione medi­ter­ra­nea. Serve un nuovo pro­getto euro­peo che sap­pia scon­fig­gere l’incubo che è diven­tata l’Unione Europea.
Su que­sto pro­getto lavo­rano da tempo il Gruppo Uni­ta­rio della Sini­stra nel Par­la­mento Euro­peo e il Par­tito della Sini­stra Euro­pea: credo sia neces­sa­rio raf­for­zare que­ste espe­rienze per dare corpo alla nostra pro­spet­tiva in Ita­lia. Se il governo greco ha dovuto subire il dik­tat della UE, que­sto è dovuto alla nostra debo­lezza, alla debo­lezza della sini­stra in Europa. Dob­biamo col­mare que­sto gap e paral­le­la­mente costruire un pro­getto sul piano nazio­nale per il diritto al lavoro, i diritti sociali e civili, la democrazia.
Oggi la forza di Renzi non sta nel con­senso di cui godono le sue pro­po­ste e nem­meno nell’assenza di sin­gole pro­po­ste alter­na­tive. La sua forza sta nell’assenza di una forza di sini­stra, civile e cre­di­bile, in grado di pro­porre un cam­bia­mento com­ples­sivo e di agire la spe­ranza nel vivo del con­flitto sociale.
Per que­sto serve un sog­getto uni­ta­rio della sini­stra: non due o tre in con­cor­renza elet­to­rale tra di loro.
L’unità è la con­di­zione per dar vita ad un pro­cesso aperto, demo­cra­tico, par­te­ci­pato che sia rivolto a tutti e tutte coloro che vogliono costruire una alter­na­tiva al PD e al resto del qua­dro politico.
Non si tratta solo di met­tere insieme i par­titi. Si tratta di costruire uno spa­zio poli­tico ove gli uomini e le donne, i com­pa­gni e le com­pa­gne che ope­rano a sini­stra, nei sin­da­cati, nelle asso­cia­zioni, nei movi­menti, nei comi­tati, pos­sano rico­no­scersi e rico­min­ciare a “fare politica”.
Si tratta di fare i conti con la crisi della poli­tica: non ci serve un par­tito tra­di­zio­nale. La sini­stra uni­ta­ria di cui abbiamo biso­gno deve essere costruita dal basso, a “bassa soglia di ingresso”, darsi una nuova classe dirigente.
Un sog­getto poli­tico che a par­tire da un pro­getto poli­tico chiaro e con­di­viso sia in grado di essere il punto di rife­ri­mento per tutti e tutte coloro che sono impe­gnati nella tra­sfor­ma­zione sociale, valo­riz­zando le diverse forme di mili­tanza, le diverse idee, i diversi per­corsi, scon­fig­gendo il set­ta­ri­smo che non rico­no­sce l’altro impe­dendo il dia­logo e la costru­zione di un comune pro­getto politico.
Per que­sto serve un grande pro­cesso demo­cra­tico e di par­te­ci­pa­zione — una testa un voto – evi­tando i limiti di pre­ce­denti espe­rienze basate su una logica pat­ti­zia di vertice.
Indi­vi­duiamo subito un per­corso pos­si­bile di assem­blee ter­ri­to­riali che pre­pari un primo momento nazio­nale in autunno. Defi­niamo una carta di intenti e alcune sem­plici regole che per met­tano di orga­niz­zare un per­corso demo­cra­tico per comin­ciare a discu­tere. Noi comu­ni­sti e comu­ni­ste di Rifon­da­zione rite­niamo que­sto per­corso neces­sa­rio. Vedia­moci subito!

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