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Roma, in un liceo, una insegnante di matematica ha detto a una ragazza:
“Se fossi stata ad Auschwitz, saresti stata attenta”.
Bisogna meditare
sulla frase da lei detta a sua discolpa: “Ho detto quella frase per
indicare un posto organizzato, dove regnava l’ordine”. Era molto meglio
dire, semplicemente: “Sì, sono razzista e nazifascista”. Ma dire che il cuore del Male sia Ordine, è la follia al suo culmine: è la notte della violenza che si pretende rischiaramento
e luce meridiana, è la menzogna suprema.
La frase che la docente ha
detto è assai peggiore del dire “sono razzista e nazifascista”, perché
ha aderito davvero all’istanza più profonda e intima del progetto
nazista: che la soluzione finale fosse l’Ordine naturale, che quel
raschiare via – come pidocchi
– tutti gli “sgorbi” della natura non fosse che il culmine della
Razionalità, che in quella catastrofe di Caos fosse in realtà il trionfo
del Cosmos, del rimettere ogni cosa al suo posto, del far Luce, ultima e
finale, sul mondo pervertito che sarebbe apparso finalmente combaciare
con se stesso.
La signora non è stata punita. Si è messa
in malattia, prima di andare in pensione. Che abbia un riposo sereno,
per quanto possibile. Noi non possiamo che gioire al pensiero che la
scuola sia liberata da certe infamie.
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