Adesso non vanno più di moda, ma quand’ero ragazzo le sabbie mobili erano un must dell’avventura e benché si sapesse che l’eroe la scampava sempre e il cattivo annegava infallibilmente, quel brancicare disperato alla ricerca di un appiglio qualunque, fosse pure un ramo secco o un cespuglio di muschio per riuscire ad uscire dalla pozza, riusciva a destare una certa suspence. Forse perché più ci si muoveva per guadagnare il terreno sicuro e più si affondava.
Per fortuna queste emozioni non sono del tutto scomparse e se ormai sono poca cosa per il cinema degli effetti speciali, c’è il Pd che le ripropone, facendoci assistere al suo incredibile annaspare tra attaccamento al potere e impotenza politica. Così a Genova un partito che ha ormai totalmente abbandonato il terreno socialdemocratico se non come etichetta, riserva composta attenzione a Letta che per le larghe intese col partito dell’ex Cavaliere venderebbe la madre e lo zio ai beduini, mentre concede ovazioni a Renzi, un tipico prodotto del berlusconismo catodico.
Per l’ennesima volta il sindaco di Firenze, lanciato, sostenuto e coccolato dagli ambienti finanziari, si è ben guardato dall’esprimere anche il più vago concetto politico, ma si è candidato alla segreteria del partito in virtù di se stesso, della propria anagrafe, della propria inconsistenza che diviene virtù elettorale, dei soldi appiccicati dietro le sue spalle. E chi si oppone alla candidatura lo vuole premier. Il Pd diventa così è la confutazione vivente di Heidegger: l’esistenza inautentica si realizza proprio di fronte alla scoperta del nulla.
Con Renzi si vince: può darsi, ma nessuno si chiede cosa caspita si vinca se non un diploma di accertata continuazione del berlusconismo. E come il cavalier Silvio, in arte premier, fu il garante e l’amplificatore di un craxismo privato del capo, così Renzi si appresta a raccogliere e a far fruttare le monetine morali di addio al tycoon, anche nel probabilissimo caso che venga salvato. Del resto proprio l’uomo di Arcore lo ha più volte indicato come il vero delfino, ancorché militante nella formazione rivale. Ma essendo scomparsa la politica, essendo stati svenduti gli strumenti di intervento e bilancio attraverso i quali la si può fare, la rivalità riguarda solo le spartizioni di potere. Fatti privati in atti pubblici. Fatti loro.
Perciò mentre Berlusconi, svelando la commedia di una governance assolutamente e solo guidata dagli interessi personali, firma i referendum di Pannella contro le sue stesse leggi, mettendosi così a sinistra del Pd per tenatre di scamparla, quest’ultimo si agita nelle sabbie mobili, si aggrappa allo sterpo di Renzi. E fa finta che il fango sia ribollita.
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