martedì 24 settembre 2013

Cgil: “Giù le tasse sul lavoro”. Ma come si fa a farsi ascoltare se non si sciopera mai? di Dino Greco, Liberazione.it


Cgil: “Giù le tasse sul lavoro”. Ma come si fa a farsi ascoltare se non si sciopera mai?
Ormai il sindacato di Corso d’Italia la lotta di classe la fa solo con i comunicati. Il muscolo del conflitto, lasciato inerte da tempo immemorabile, si è ormai atrofizzato. Così anche le parole aleggiano nell’aria come un confuso rumore di fondo. Nessuno le ascolta, tantomeno il governo che sa bene di poter contare sull’acquiescenza della Cgil, trasformatasi in un bizzarro animale , “il sindacato d’opinione”. Camusso, al termine del direttivo di Corso d’Italia, è tornata ad indicare la necessità di un cambiamento (ohibò!) della politica economica del Paese, ritenendo la legge di stabilità una cartina di tornasole. “Il dibattito che c’è non convince, per usare un eufemismo – afferma – sembra ci sia uno schema di galleggiamento, non ci si sta confrontando con il profilo del Paese e le esigenze dei cittadini. E non si aggredisce il nodo fondamentale, che è quello dell’ingiustizia nella distribuzione del reddito e della sovrabbondante tassazione sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Questo sarà il nostro punto dirimente di giudizio dell’esecutivo. Se la legge di stabilità non scioglie questo nodo non si potrà che procedere con la mobilitazione. Senza risultati – ribadisce Camusso – si deve avviare una stagione unitaria di mobilitazione”.
Dunque Camusso non si è accorta che la redistribuzione del reddito non sta neppure nei retropensieri del governo. La segretaria del più grande sindacato italiano, di fronte al colossale dissesto economico del paese, ad una mastodontica crescita della disoccupazione, ad un attacco ai salari senza precedenti, manda a dire che starà a vedere cosa ci sarà nel paniere del patto di stabilità stretto nei vincoli del pareggio di bilancio. Poi si vedrà. Eppure, secondo la segretaria generale della Cgil “le condizioni per fare una legge di stabilità con questa caratteristiche ci sono se c’è la volontà politica”. La volontà politica di chi? E quali sono le condizioni che renderebbero possibile – secondo Camusso – una buona ed equa legge finananziaria, magari orientata allo sviluppo e al sostegno dei redditi da lavoro? Che ne so: la disobbedienza ai patti europei? Manco a parlarne! Da quei vincoli non si schioda il governo e a noi non risulta che la Cgil proponga di farlo. Camusso conclude la sua esternazione ad uso della stampa con la classica richiesta al governo di “convocare un tavolo con le parti sociali e iniziare la discussione” perché “riteniamo ci sia già un grande ritardo”. “O la legge di stabilità cambia passo o siamo destinati a declinare”, ha poi laconicamente concluso Camusso, perché “nessun meccanismo che ragioni di Iva e Imu raggiunge l’obiettivo” di ridistribuire il reddito e ridurre la tassazione su lavoratori dipendenti e pensionati. “Dal lavoro bisogna ripartire” conclude il leader della Cgil. Grande intuizione. E gli scioperi? Dopo, dopo.

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