mercoledì 25 settembre 2013

“Merkel porta l’Ue alla rovina. Gli altri Paesi devono reagire”. Intervista a Giacché


“Merkel porta l’Ue alla rovina. Gli altri Paesi devono reagire”. Intervista a Giacché


da controlacrisi.org - 
Il risultato delle elezioni in Germania e l’interpretazione che ne danno i maggiori partiti ci dicono che un cambio di passo è al di là da venire, con conseguenze pesanti per l’Europa. Su questo chiediamo un punto di vista a Vladimiro Giacché che sta per uscire con un importante libro sull’argomento (Anschluss, L’annessione. L’unificazione della Germania e il futuro dell’Europa, Imprimatur edizioni).
Il voto è la conseguenza di un fatto politico molto importante, ossia la sostanziale convergenza di posizioni, tra la destra dal volto materno e la Spd, il partito socialdemocratico. E’ una cosa che è emersa chiara in campagna elettorale, cioè l’assoluta mancanza di un’alternativa alla politica del governo. Un giornalista di Ft che aveva seguito il dibattito tra Merkel e Steinbruck ha parlato di un garbato colloquio tra due economisti di tendenza neoliberista. Una parte sostanziosa dell’estabilishment tedesco ha sostanzialmente appoggiato le politiche del governo. Il risultato è questo: l’elettorato alla copia preferisce l’originale. La Merkel ha guadagnato molti più voti di Spd ed ha distrutto il partito liberaldemocratico. In questo caso la logica dell’originale ha funzionato in tutte e due le direzioni. I liberaldemocratici hanno provato con una posizione euroscettica ma una parte dei voti sono andati da un’altra parte.
Come valuti il risultato della Linke?
Intanto, non dobbiamo dimenticarci che in linea teorica il risultato delle urne ci ha consegnato un parlamento con una maggioranza di sinistra. Ma la Spd ha detto da subito che con la Linke non vuole fare accordi e quindi si continua con l’esclusione della sinistra. La posizione di vera sinistra ha comportato per la Linke un buon risultato. Qualche punto in meno? Ma all’epoca era più facile profilare una posizione autonoma, oggi la Spd, invece, era all’opposizione. La Linke, che è vittima di una conventio ad escludendum anche nei mezzi di informazione, è l’unica forza politica tedesca che ha le idee chiare su quello che andrebbe fatto in Germania ed in Europa e dice che quello che sta accadendo in Europa è il risultato della politica di deflazione, precarizzazione e bassi salari che la Germania vuole esportare anche negli altri paesi dell’Europa. In parole povere siamo all’agenda 2010 di Schroeder. Questa posizione della Linke è essenziale perché lega i vari movimenti dei lavoratori europei. E’ un punto importante da cui ripartire. Noi dovremmo uscire un po’ dall’idea di una contrapposizione tra paesi. E loro lo dicono chiaramente. E’ evidente che questo punto di vista si oppone alle politiche praticate in Germania e negli altri paesi.
La Grosse Koalition assomiglia un pò – come nel caso italiano – al “governo del presidente”…
A questa grossa coalizione si arriverà con una Spd che è più o meno la metà del partito della Merkel con le idee poco chiare sulle cose da fare. Credo che uno degli aspetti più importanti sia la fine della speranza in un blocco alternativo alle politiche di austerity guidato dai partiti socialdemocratici. Hollande prima ha gridato contro il fiscal compact e poi si è adeguato seguendo come uno scolaretto.
Non ci saranno nemmeno gli eurobond?
Su questo capitolo va detta una cosa chiara. La situazione si è aggravata. L’idea che l’Europa si salva con la comunitarizzazione del debito è sbagliata. In realtà i temi all’ordine del giorno sono la deindustrializzazione, la disoccupazione di massa, forte deficit in Italia della bilancia commerciale soprattutto nei confronti della Germania. Del resto abbiamo un esempio in Europa di un paese con tutti questi tre feneomeni che poi si è trovato in una forte dipendenza dall’estero. Questo paese è la Germania Est. Le dinamiche europee che sono state accentuate dalla moneta unica sono dinamiche che tu non inverti con l’obolo per i debiti. In un’altra forma queste coperture c’erano pure prima. Quello che serve è un riorientamento della politica europea. E questo ha conseguenze molto gravi. Dobbiamo porci in una situazione in cui non dobbiamo avere bisogno dei soldi della Germania. Loro devono fare politiche espansive e smetterla con una concorrenza sleale con bassi salari e aiuti alle imprese.
Non c’è solo questo contenzioso tra Europa e Germania. C’è anche la partita sul controllo delle banche. E quello interessa le istituzioni europee in quanto tali.
I loro interessi li hanno difesi bene nella cornice attuale rendendo complicata una evoluzione istituzionale in Europa, come per esempio sull’unione bancaria, che è stata bombardata dalla Germania. La supervisione non è su tutte le banche ma solo per quelle sopra i 30 miliardi di euro. Quelle che hanno problemi sono soprattutto le piccole. Qui non ci sarà alcuna vigilanza. Anche su quelle grandi la Merkel ha ottenuto di ritardare il processo. Tutto ciò non va nella direzione dell’integrazione. E’ oggettivamente una contraddizione perché sono gli stessi tedeschi che da una parte invocano più Europa e poi però la bombardano.
Messe così le cose non si vedono alternative se non in una presa di coscienza degli altri paesi europei…
La Francia è realmente a un bivio. O fanno come i tedeschi oppure devono guidare la rivolta contro la Germania.L’equilibrio attuale dovrebbe essere fatto saltare a beneficio dell’Europa stessa, sia chiaro. La mia impressione è che le dinamiche distruttive che riguardano in particolare l’euro non si sono minimamente arrestate. L’abbassamento dello spread riguarda solo la gran massa di liquidità immessa da Stati uniti e Giappone con capitali in libera uscita che si buttano pure sui titoli di Stato italiani. Insomma, se consideriamo l’adeguatezza dei tassi di interesse dei vari paesi l’euro non c’è già più. Se si continua su questa rotta l’euro è spacciato. O si riducono gli squilibri oppure l’euro diventa una camicia di forza che poi uno alla fine decide di togliersi.

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