di Roberto Ciccarelli, Il Manifesto
Una
lista di sinistra, transnazionale ed euromediterranea, fuori dal
perimetro dell'austerità da presentare alle elezioni europee previste
nella prossima primavera, tra otto mesi. È uno degli obiettivi esposti
ieri durante l'incontro «Europa che fare?» alla Casa delle Donne di Roma
da una rete di associazioni che hanno già partecipato all'AlterSummit
di Atene e al forum sociale di Tunisi. Presenti, tra gli altri, Arci,
Alba, Cobas, Altramente, European Alternatives, Transform, Global
Project, esponenti della Fiom.
Si sono incontrati ad una settimana dal voto in Germania che ha visto il trionfo di Angela Merkel (Cdu) e la probabile santuarizzazione delle «larghe intese» con i socialdemocratici (Spd) che torneranno a indossare il vestito dell'austerità. Dicono per renderlo più presentabile. Sono in molti invece a sospettare che sarà ugualmente paternalistico in patria e autoritario fuori.
Il progetto presentato ieri a grandi linee dovrebbe raccogliere l'appello di Alexis Tsipras, presidente di Syriza, che veleggia verso il 30% dei consensi in Grecia. Tsipras ha rilanciato l'idea di una sinistra distinta dai socialisti europei e dai loro alleati che si candidano a co-gestire l'austerità con i democristiani tedeschi e la Troika. I promotori parteciperanno alla manifestazione «La via maestra» per l'attuazione della Costituzione del 12 ottobre, promossa da Stefano Rodotà e da Maurizio Landini (Fiom). Ieri in sala c'era anche chi parteciperà a quella promossa dai sindacati di base e dai movimenti per il diritto all'abitare il 18 ottobre e sfileranno anche il 19 ottobre a Roma nel corteo «Costruiamo l'assedio all'austerity e alla precarietà». Argomento che è stato discusso dai movimenti interessati in un'assemblea nazionale alla Sapienza di Roma.
Nel giorno delle dimissioni annunciate dei ministri Pdl dal governo delle larghe intese, e in attesa di un nuovo esecutivo, alcune carte predisposte sul tavolo fino ad oggi potrebbero cambiare. Le europee potrebbe intrecciarsi con le elezioni politiche in Italia, ad esempio. Mentre ciò che si addensa a «sinistra», e non si riconosce nel Movimento 5 Stelle di Grillo, si troverebbe nuovamente scoperto e impotente davanti al prevedibile ritorno del populismo e dell'antipolitica.
I promotori dell'iniziativa sono consapevoli che non basta una sommatoria di sigle e partitini per avviare un necessario, ma non sufficiente, processo di ricomposizione. In questa situazione avrebbe risultati ancora più umilianti di «Rivoluzione Civile».
Dal 2008 si sono susseguite crisi, rotture e autocombustioni che hanno annientato la rappresentanza parlamentare, diviso o silenziato fino a questo momento un movimento anti-austerità. Il riferimento a Syriza potrebbe essere anche utile, anche se bisogna considerare le differenze. Perché il partito di Tsipras è il frutto della sintesi di sedici realtà diverse, di un duro percorso di opposizione alle politiche di austerità, al capitalismo declinato nella modalità neo-liberista, oltre che ad un attento studio della crisi del «ceto medio», come delle classi lavoratrici. Tentativi in questo senso si registrano in Spagna o in Portogallo. In Italia, invece, non esiste nulla di paragonabile. «Sinistra» resta un significante vuoto.
Per evitare la dispersione, e il rumore, non basteranno probabilmente i tradizionali dogmi della sinistra italiana sul lavoro dipendente, sull'idea della «governabilità» o sulla concertazione. I promotori di «Europa che fare?» propongono di aderire a un'alleanza tra le sinistre dei paesi del Sud d'Europa. I soggetti di riferimento potrebbero essere i giovani e i lavoratori indipendenti (in primis i precari) e tutti coloro che sono fuori dalla Costituzione europea e senza diritti.
I punti della «piattaforma» che sarà proposta a partire dalla prossima settimana sarà il «lavoro» e il «reddito» (minimo o di base).
Si sono incontrati ad una settimana dal voto in Germania che ha visto il trionfo di Angela Merkel (Cdu) e la probabile santuarizzazione delle «larghe intese» con i socialdemocratici (Spd) che torneranno a indossare il vestito dell'austerità. Dicono per renderlo più presentabile. Sono in molti invece a sospettare che sarà ugualmente paternalistico in patria e autoritario fuori.
Il progetto presentato ieri a grandi linee dovrebbe raccogliere l'appello di Alexis Tsipras, presidente di Syriza, che veleggia verso il 30% dei consensi in Grecia. Tsipras ha rilanciato l'idea di una sinistra distinta dai socialisti europei e dai loro alleati che si candidano a co-gestire l'austerità con i democristiani tedeschi e la Troika. I promotori parteciperanno alla manifestazione «La via maestra» per l'attuazione della Costituzione del 12 ottobre, promossa da Stefano Rodotà e da Maurizio Landini (Fiom). Ieri in sala c'era anche chi parteciperà a quella promossa dai sindacati di base e dai movimenti per il diritto all'abitare il 18 ottobre e sfileranno anche il 19 ottobre a Roma nel corteo «Costruiamo l'assedio all'austerity e alla precarietà». Argomento che è stato discusso dai movimenti interessati in un'assemblea nazionale alla Sapienza di Roma.
Nel giorno delle dimissioni annunciate dei ministri Pdl dal governo delle larghe intese, e in attesa di un nuovo esecutivo, alcune carte predisposte sul tavolo fino ad oggi potrebbero cambiare. Le europee potrebbe intrecciarsi con le elezioni politiche in Italia, ad esempio. Mentre ciò che si addensa a «sinistra», e non si riconosce nel Movimento 5 Stelle di Grillo, si troverebbe nuovamente scoperto e impotente davanti al prevedibile ritorno del populismo e dell'antipolitica.
I promotori dell'iniziativa sono consapevoli che non basta una sommatoria di sigle e partitini per avviare un necessario, ma non sufficiente, processo di ricomposizione. In questa situazione avrebbe risultati ancora più umilianti di «Rivoluzione Civile».
Dal 2008 si sono susseguite crisi, rotture e autocombustioni che hanno annientato la rappresentanza parlamentare, diviso o silenziato fino a questo momento un movimento anti-austerità. Il riferimento a Syriza potrebbe essere anche utile, anche se bisogna considerare le differenze. Perché il partito di Tsipras è il frutto della sintesi di sedici realtà diverse, di un duro percorso di opposizione alle politiche di austerità, al capitalismo declinato nella modalità neo-liberista, oltre che ad un attento studio della crisi del «ceto medio», come delle classi lavoratrici. Tentativi in questo senso si registrano in Spagna o in Portogallo. In Italia, invece, non esiste nulla di paragonabile. «Sinistra» resta un significante vuoto.
Per evitare la dispersione, e il rumore, non basteranno probabilmente i tradizionali dogmi della sinistra italiana sul lavoro dipendente, sull'idea della «governabilità» o sulla concertazione. I promotori di «Europa che fare?» propongono di aderire a un'alleanza tra le sinistre dei paesi del Sud d'Europa. I soggetti di riferimento potrebbero essere i giovani e i lavoratori indipendenti (in primis i precari) e tutti coloro che sono fuori dalla Costituzione europea e senza diritti.
I punti della «piattaforma» che sarà proposta a partire dalla prossima settimana sarà il «lavoro» e il «reddito» (minimo o di base).