di Marco Travaglio -
Il sindaco di Firenze, anzi di Firenzi, Matteo Renzi accusa Ingroia e
Rivoluzione Civile di “autogol” perché farebbe “vincere Berlusconi”.
Bersani ripete che “c’è un solo voto utile per battere la destra ed è il
voto al Pd”. Per carità, in politica e soprattutto in campagna
elettorale ciascuno tira l’acqua al suo mulino. Ma c’è qualcosa di
intellettualmente disonesto nel ricatto “o voti Pd o vince B.”. Non
stiamo qui a ricordare tutte le volte in cui il centrosinistra resuscitò
B. da morte sicura, o accusò noi antiberlusconiani di impedire il
dialogo con B. e il reciproco riconoscimento fra destra e sinistra
(prima l’accusa colpì i girotondi, poi fu usata dai vertici Ds per
cacciare Colombo e Padellaro dall’Unità). Nel 2008 il neonato Pd
predicava “le riforme insieme” a B., tant’è che in tutta la campagna
elettorale Veltroni evitò accuratamente di nominare “il principale
esponente dello schieramento a noi avverso”. E nel 2011 gli astuti
strateghi del Pd dichiararono chiusa l’era del berlusconismo e dunque
dell’antiberlusconismo (posti sullo stesso piano). I più furbi
studiavano un salvacondotto per accompagnare B. alla tomba, essendosi
bevuti l’ennesima balla: quella del suo ritiro in favore di Alfano
(figuriamoci), con tanto di primarie Pdl (rifiguriamoci). Del resto,
sentir dire da Bersani “faremo subito le leggi sul conflitto
d’interessi, il falso in bilancio e la corruzione”, fa cascare le
braccia: se fosse Renzi a dirlo, qualcuno potrebbe anche crederci,
perché Renzi non era al governo né in Parlamento nelle cinque
legislature della Seconda Repubblica in cui non si fece nessuna di
quelle leggi, anzi se ne fecero parecchie di segno opposto. Ma Bersani
in Parlamento e al governo c’era, dunque farebbe bene a non pronunciare
più le parole conflitto d’interessi, falso in bilancio e anticorruzione
finchè le relative leggi non saranno sulla Gazzetta Ufficiale. E poi una
legge anticorruzione il Pd l’ha appena votata assieme ai suoi alleati
nella maggioranza che sostiene Monti, guidata dal Pdl, con cui governa
da 14 mesi. Una legge finta, anzi dannosa, che riduce le pene per la
concussione: guardacaso, proprio il reato di cui risponde B. al processo
Ruby. Come può chi governa da 14 mesi con B. accusare Ingroia o Grillo
di fare il suo gioco? Dei leader attualmente in campo, gli unici che non
hanno mai governato con B. sono proprio Ingroia e Grillo (Monti,
Bersani, Fini, Casini e Maroni sono stati tutti in maggioranza con B.,
chi una, chi più volte). Ma soprattutto: se il Pd teme di perdere le
elezioni a causa di Rivoluzione civile, perché non si è alleato con
Rivoluzione civile prima del voto e non vuol farlo nemmeno dopo? Ingroia
aveva offerto un’alleanza prima del voto: nessuna risposta. Ora offre
un’alleanza dopo il voto: nessuna risposta. Anzi, picche. Invece Bersani
annuncia a ogni pie’ sospinto che, dopo il voto, governerà con Monti (e
tutto il cucuzzaro dei Fini e dei Casini), logorando Vendola ed
escludendo a priori Ingroia. Di chi è dunque l’autogol? Renzi voleva
addirittura cacciare Vendola dal centrosinistra, col risultato di
sprecare i suoi voti, visto che Sel è data dai sondaggi sotto la soglia
minima del 4% richiesta per entrare almeno alla Camera. Intanto B.,
com’è giusto fare col Porcellum che Pdl, Pd e Centro non han voluto
cancellare, schiera una coalizione che tiene dentro tutta la destra. La
sinistra invece, come al solito, è in ordine sparso. Di chi è dunque
l’autogol? Forse occorrerebbe un po’ più di umiltà e di rispetto per gli
elettori. Chi vota Ingroia o Grillo lo fa perché preferisce programmi e
comportamenti magari ingenui o sbagliati, ma radicalmente diversi dalla
solita minestra fallimentare vista e rivista per vent’anni. Quei voti
non appartengono a Ingroia o a Grillo, ma a quei cittadini. E chi vuole
quei voti deve parlare a quei cittadini. Anzi, avrebbe dovuto.
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