lunedì 30 giugno 2014

"In Europa per ricostruire un blocco sociale su precarietà e democrazia". Intervista ad Eleonora Forenza


“Una delle prime vittime di Merkel è proprio la socialdemocrazia, solo che stentano a rendersene conto. Anzi, per quanto riguarda Renzi sembra proprio essere diventato l'alfiere di quel modello di governance”. Alla festa della Federazione del Prc di Roma è il turno di Eleonora Forenza, che ieri sera ha chiuso il programma degli interventi politici, nello spazio dibattiti del parco Caravaggio.
La prima domanda riguarda proprio il recente discorso programmatico della cancelliera tedesca in cui non sembra esserci traccia non solo del significato politico del voto di maggio alle europee ma della possibilità della trattativa sull'austerità, al contrario di quello che va dicendo il premier italiano Matteo Renzi.
Qual è stata la tua sensazione quando sei arrivata al Parlamento a Bruxelles?
Ho trovato un clima molto positivo nel gruppo della sinistra europea, dove aspettavano il ritorno degli italiani e tengono in gran conto la figura di Barbara Spinelli. E’ un gruppo composito quello della sinistra europea che è stato in grado però di capire la novità di alcune realtà come Podemos iniziando a stringere un immediato legame. Stiamo provvedendo ai preliminari ancora. Decidendo cioè la distribuzione dei parlamentari nelle varie commissioni. Personalmente andrò al Commercio estero, e quindi mi occuperò di Ttip, e all’Ambiente.
Il significato del voto non sembra sia stato recepito da chi ha la responsabilità del governo.
Il voto, tra alto tasso di astensione e ingresso della destra, è stato sostanzialmente eluso. Lo stesso balletto delle cariche tra Junker e Shultz non ha scandalizzato nessuno. L’asse delle larghe intese è saldo e prescinde dal nodo del consenso e di quale idea di Europa si sta facendo largo nel Vecchio Continente. Il 2 luglio verrà Renzi ad illustrare il profilo programmatico del semestre, ma è chiaro che per quel percorso non c’è alcuno spazio reale.
E per la sinistra europea quale percorso si prospetta?
Beh intanto c’è un importante lavoro fatto, non scontato, con il successo della lista Tsipras e con il ruolo dello stesso leader di Syriza nell’ambito europeo. Il lavoro da fare riguarda, a grandi linee, riuscire a sincronizzare il livello europeo con quanto accade a livello nazionale per quanto riguarda le mobilitazioni e la costruzione dei programmi politici e rivendicativi. Al di là dei modelli nazionali, da Syriza a Izquierda unida passando per la Linke, è chiaro che non va abbandonata una prospettiva europea nella costruzione della soggettività politica.
Con quali coordinate?
Il baricentro è la ricomposizione del blocco sociale intorno alle battaglia sul reddito minimo garantito e la precarietà. E poi mi sembra che vada consolidato il tema della democrazia. Semmai ce ne fosse stato bisogno, anche gli ultimi segnali, sia in Italia che in Europa, dicono che si sta andando verso un modello di governo autoritario.
Il famoso 4,03%, un numero piccolo ma dagli effetti forti, visto che a sinistra sta provocando molti movimenti tellurici.
Le terre di mezzo, come dicevo, sono finite. Come ha già sottolineato l’esperienza di Syriza, non si tratta di mettere insieme partiti e organizzazioni politiche; il punto è mettere insieme ciò che il liberismo ha diviso e continuerà a dividere. Penso per esempio, al prezioso lavoro della Linke che sul Ttip ha già costruito relazioni importanti con i movimenti.

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