Rinunciare ai rimborsi e promuovere l’idea di una democrazia
diretta. Erano questi, all’origine, i due cavalli di battaglia del
Movimento Cinque Stelle, che avrebbe dovuto “aprire il Parlamento come
una scatoletta di tonno”. Nel tempo questi principi si sono quanto meno
offuscati, come suggeriscono due diverse analisi del Corriere della Sera
e della Stampa oggi in edicola. Considerazioni a cui risponde un post pubblicato sul blog del leader a firma di Viviana Vivarelli, rilanciato via Facebook da Grillo stesso.
I numeri, però, non sono teneri con M5S. Il Corsera
si concentra sulla reale portata delle rinunce degli eletti di Grillo.
Una portata molto bassa, se si considera che intascano oltre il 90% dei
rimborsi.
Dai dati ufficiali dell’amministrazione della Camera dei deputati dello scorso anno, si ricava che dal 15 marzo al 31 dicembre 2013 le somme complessivamente spettanti a vario titolo ai 106 (allora) deputati del M5S sono ammontate a 19 milioni 395.218 euro e 26 centesimi. Mentre quelle effettivamente erogate sono state pari a 18 milioni 912.552 euro e 46 centesimi. La differenza è di soli 305.581 euro e 29 centesimi: sono i soldi a cui gli onorevoli grillini hanno volontariamente rinunciato. Va considerato però che alla maggior parte delle competenze, ovvero 14,1 milioni del totale di 19,4, non era possibile per regolamento rinunciare, trattandosi di indennità e diaria. La somma della quale si poteva invece tecnicamente privare viene così a restringersi a 5 milioni 319.064 euro e spiccioli. E qui il risparmio dovuto alle rinunce volontarie non va oltre il 5,7 per cento del totale.
Il
Corsera fa notare come i deputati pentastellati non abbiano hanno
ritirato ben l’83,5 per cento dell’indennità di ufficio (la somma oltre
allo stipendio che tocca a quanti ricoprono altri incarichi, come per
esempio presidente di commissione); ciononostante, le rinunce relative
alle altre voci sono apparse decisamente più modeste.
Lo scorso anno gli onorevoli grillini non hanno ritirato l’8,2 per cento delle spese di viaggio, il 5,6 per cento di quelle telefoniche e appena lo 0,94 per cento della famosa quota di 3.690 euro che spetta a ogni deputato per il cosiddetto «esercizio del mandato»: meglio conosciuta come il contributo per il portaborse.
Nel
2014 la situazione non sembra affatto migliorata. A novembre le rinunce
sono pari al 5% delle somme tecnicamente “rinunciabili”. “In 31 non
hanno ritirato l’indennità di ufficio: 23.098,98 euro il risparmio.
Mentre hanno snobbato il rimborso delle spese telefoniche e delle spese
di viaggio soltanto quattro onorevoli su 104: con un sollievo per
l’erario rispettivamente di 400 e 4.431,60 euro”.
L’idea
lodevolissima di decurtare parte dello stipendio e farla confluire in un
fondo di garanzia per i finanziamenti alle piccole imprese non ha,
purtroppo, dato i risultati sperati – e non per colpa dei grillini. Quei
soldi, infatti, (si parla di oltre 7 milioni di euro) sono rimasti
bloccati a causa della burocrazia, in un rimpallo senza fine tra
ministero dell’Economia e Consiglio di Stato.
Sul fronte della democrazia diretta, è La Stampa a fare le pulci ai Cinque Stelle.
La fotografia racconta il tramonto della promessa grillina, un “sogno”
di cui oggi resta ben poco: “un forum online sempre meno partecipato,
poche centinaia di militanti attivi, un confronto spesso sterile”. A
calare sono sia i temi dibattuti, sia i partecipanti alla discussione.
I numeri non mentono: in oltre un anno i testi dibattuti sul sistema operativo del M5S sono stati 90, di questi solo 7 sono stati poi presentati in Parlamento. E va da sé che il numero di quelli approvati è zero. Le prime proposte di legge raccoglievano però migliaia di interventi […].Negli ultimi mesi la musica è cambiata. I temi affrontati sono marginali, oltre metà delle proposte non raggiunge i 200 commenti, mentre per una legge su quattro gli iscritti coinvolti sono meno di 100.
Anche
i profili Facebook e Twitter non crescono più, mentre la partecipazione
ai “processi sul web” appare radicalmente ridimensionata: a votare
sull’espulsione di Orellana, Campanella, Bocchino e Battista furono in 43 mila; sulle recenti epurazioni di Pinna e Artini si sono espressi solo in 27mila.
La risposta sul blog di Grillo: "Non fermerete il nostro sogno"
"Non
fermeranno il nostro sogno". Lo scrive su Facebook Beppe Grillo, che
rimanda a un post pubblicato sul suo blog dal titolo 'Un sogno per
volare', firmato Viviana Vivarelli.
"Il potere lo sa benissimo che
può piegare l'energia fisica di ognuno o può comprare la volontà dei
venali o manipolare le idee dei deboli o confondere le conoscenze degli
ignari- si legge dunque sul blog - ma non potrà mai piegare la
convinzione di un uomo sicuro di muoversi per il bene di tutti. L'arma
più forte che abbiamo è il nostro ideale. Ma questo ideale non sta in
uno statuto, in un libro di leggi, in un codice o nel programma di
chicchessia".
"Un ideale - prosegue il post- è un sogno che
cammina. E' un sogno collettivo e partecipato, che migliora giorno per
giorno, in cui ognuno è fondamentale e fa parte di un universo, che si
trasforma e innova e non dipende più da uno e meno da un altro, ma ha
bisogno dell'amore di tutti e della volontà di ognuno per crescere ogni
giorno in qualità e quantità. Ha bisogno della solidarietà e dell'unione
degli intenti, del disinteresse personale nelle mete, e di una idea
forte di miglioramento sociale che non richiede capi privilegiati o
capitali investiti o collusioni letali ma purezza di cuore e volontà che
non cede".
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