lunedì 11 maggio 2015

Spagna: guerra di trincea e strategia elettorale di Pablo Iglesias, Podemos

Partendo da Gramsci, il segretario di Podemos, Pablo Iglesias, spiega la battaglia decisiva delle elezioni spagnole di novembre. Possibile vincerle, purché... 

I media spagnoli parlano di riflusso dell'onda espansiva di Podemos, ciò che secondo loro sarà registrato il 24 maggio prossimo, quando gli spagnoli andranno a votare per il rinnovo dei parlamenti regionali e municipali. Partendo da Gramsci Pablo Iglesias spiega che in verità la battaglia decisiva sarà quella delle elezioni generali di novembre per il Parlamento nazionale spagnolo. Elezioni che Podemos può vincere, a patto che...
 
di Pablo Iglesias
Segretario Generale di Podemos.

«Nei suoi leggendari Quaderni dal Carcere di Antonio Gramsci ha riflettuto sulle strategie di guerra nella Prima Guerra Mondiale, quella di posizione e quella manovrata o di movimento, ciò per capire la politica in Occidente. Nella politica Occidentale la guerra di movimento (o d'assalto) ha perso importanza di fronte ad una complessa guerra complessa di posizione in cui lo Stato non sarebbe che l'ultima e più avanzata trincea dell'insieme delle fortificazioni della società civile. La politica della guerra di trincea è la lotta per l'egemonia. A differenza di quanto molti pensano, Gramsci non ha ideato il concetto di egemonia, che era già presente nelle riflessioni dei socialisti russi, e anche in alcuni testi del Comintern.

Tuttavia, Gramsci fu il primo a concepire l'egemonia non soltanto come la necessità delle organizzazioni socialiste di guidare i settori sociali subalterni diversi dalla classe operaia o di allearsi con settori della borghesia, ma come l'insieme dei meccanismi sovrastrutturali, soprattutto culturali, su cui poggia l'ordine politico nelle società avanzate. Gramsci tornò a Machiavelli, il padre della politica come scienza del potere, per  comprendere l'importanza del consenso. Il fatto è che il potere nelle società avanzate non si esprime solo attraverso meccanismi coercitivi, ma soprattutto attraverso l'assenso ed il consenso.

Se queste riflessioni di Gramsci sono invecchiate così bene, divenendo riferimento per tutta la sinistra inclusi settori della destra, è perché la politica occidentale, una volta consolidati e sviluppati i sistemi democratici ed i loro stati, è consistita fondamentalmente in politica per l'egemonia. L'egemonia è la capacità organizzativa di settori dominanti per convincere le maggioranze sociali delle narrazioni che giustificano e spiegano l'ordine politico. I dispositivi di convincimento sono fondamentalmente culturali (la scuola e la chiesa sono esempi classici ed i media sono l'esempio del nostro tempo) e servono a stabilire le chiavi di narrazioni egemoniche. Vincere nella politica egemonica è fondamentalmente convincere alla propria narrazione.

Durante i periodi di stabilità politica (generalmente associati con la stabilità economica) le narrazioni egemoniche sono quasi inespugnabili, ma quando sopraggiungono crisi organiche, si apre la possibilità di contestare, mediante una guerra di trincea e di movimento, le narrazioni dominanti ciò che produce dei cambiamenti politici. 
 Il movimento 15M ha segnalato l'esistenza di una crisi organica in Spagna, mettendo in discussione le narrazioni politiche ufficiali con ciò è stata la migliore espressione sociale della crisi. Podemos è stata finora la migliore espressione politica di questa crisi, riuscendo a imporre nuove interpretazioni della situazione e nuove possibilità di trasformazione attraverso il protagonismo dei settori subalterni (il popolo). L'imposizione  nel linguaggio politico spagnolo della parola "casta" per indicare le élite politiche ed economiche è un buon esempio della politica egemonica di Podemos; la politica per un nuova narrazione della crisi e come superarla. La lotta per occupare il centro della scacchiera è proprio la lotta per determinare dove sta questo centro. Come già detto in un precedente articolo, se riusciamo a stabilire che la centralità è la necessità di democratizzare l'economia,  Podemos può vincere. Al contrario, se la centralità si situa in altri luoghi (la mera riforma o la sostituzione delle élite) i settori dominanti avranno dimostrato la loro capacità di resistenza.

Nei momenti di crisi organica, le campagne elettorali sono una guerra di trincea semplificata. Le campagne rappresentano il momento di gloria o il fallimento dei politici che combattono per imporre la loro narrazione basata sul cambiamento del consenso, questo sul terreno difficile dei mezzi di comunicazione, che sono essi stessi operatori politici non neutrali.

La campagna che inizia ora [quella delle regionali e delle municipali del 24 maggio, Ndr] è una guerra di trincea con l'imposizione di una narrazione politica; da come si imporra una o l'altra dipenderanno in gran parte i risultati finali, visto che quasi la metà degli elettori non ha ancora deciso come votare. 
Cosa dovremmo fare noi? Il primo compito, prima di inseguire il nemico, è quello di osservare i suoi movimenti. Che narrazione  cercheranno di imporci? Diranno che Podemos si sgonfia nei sondaggi, che ci sono fondamentalmente quattro candidati per la Moncloa [ quellli del Partito Popolare, del Psoe, di Ciudadanos e di Podemos, Ndr], che il problema fondamentale di queste elezioni sono i patti post-elettorali in un traballante scenario multipartitico, che la Spagna è un paese di classi medie e la maggioranza sociale è moderata. Basta guardare indietro per vedere che il successo politico e sociale del regime '78 [quello monrchico post-frachista sorto dal "Patto della Moncloa"] poggiava su una narrazione molto simile che si tradusse nel fallimento clamoroso del possibilismo eurocomunista  e nella moderazione di un Partito socialista che, una volta al comando dello Stato, sarebbe potuto andare ben più in là.

La narrazione che ci raccontano i nostri avversari dirà che Podemos è stato il protagonista della rottura, ma non sarà il protagonista del cambiamento. Alcuni vignettisti lo hanno espresso con la chiarezza propria di cacciatori e creatori di narrazioni.

Che dovremmo dunque dire in questa campagna? In primo luogo che Podemos è nata per vincere le elezioni generali e che nessuna battaglia precedente, per quanto importante, potrà distogliere la nostra attenzione da quella principale. Dobbiamo dire che non ci sarà un cambiamento senza rottura e, di conseguenza, chi vuol fare accordi con noi, deve rompere con le politiche che ci hanno portato al disastro. In queste elezioni non ci sono quattro opzioni, ce ne sono due soltanto: cambiare o continuare come prima. 

Podemos non è solo nel cambiamento; nella città di Madrid il cambiamento si chiama Manuela Carmena, a Barcellona Ada Colau e la nostra mano è tesa a tutti coloro che sono per il cambiamento, il che significa difendere il pubblico e i diritti sociali. Per questo Podemos difende l'unità popolare e si considera uno strumento per l'unità popolare.

Si deve dire che oggi 13 milioni di spagnoli sono a rischio di povertà, che un terzo dei salariati campa con soli 645 € al mese, che quasi la metà dei disoccupati non riceve alcun sussidio. Le maggioranze sociali non aspirano ad una seconda casa o ad avere tre auto in garage, aspirano a godere di scuole pubbliche e ospedali pubblici, aspirano a un alloggio decente, a non ipotecarsi a vita e ad un salario dignitoso. In Spagna non c'è una maggioranza sociale moderata, c'è invece un popolo che si è sentito  umiliato e che ha molto chiaro chi sono i nemici: le élites politiche ed economiche che hanno saccheggiato il Paese e si sono arricchite a loro spese. Dobbiamo spiegare che il nostro programma è il programma di cambiamento, proprio perché si concentra sul riscatto dei cittadini, sulla trasformazione del modello produttivo, nella promozione dell'occupazione di qualità e con diritti, nella promozione dell'innovazione tecnologica e nella creazione di istituzioni per proteggere la democrazia dalla corruzione e dal saccheggio del pubblico.

Inizia la guerra di trincea e l'avversario ci chiede di seguire i loro movimenti. Dobbiamo invece costringerli a seguire i nostri, facendo da parte nostra ciò che sappiamo fare meglio; dire la verità  senza mezzi termini, quella che gli altri non osano dire, per quanto scomoda sia  per le élite. 
Non vinceremo assomigliando al nemico, ma essendo noi stessi».

Traduzione a cura della Redazione di Sollevazione

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