martedì 26 maggio 2015

Spese militari crescono nonostante gli annunci: 13 miliardi in armi in 3 anni

Spese militari crescono nonostante gli annunci: 13 miliardi in armi in 3 anni

Il Documento programmatico pluriuennale della Difesa per il 2015-2017 smentisce gli annunci di riduzione. Quest'anno le forze armate - carabinieri esclusi - ci costeranno 17 miliardi, di cui 4,7 per acquisto di materiale bellico. E a quest'ultima voce l'importo per il prossimo triennio basterebbe a coprire il buco delle pensioni. Nessun taglio agli F35
Contrariamente agli annunci della Difesa, la spesa militare italiana non accenna a diminuire, in particolare quella per l’acquisto di nuovi armamenti. Da un approfondito esame delle cifre contenute nel nuovo Documento programmatico pluriennale della Difesa (Dpp 2015-2017), di cui il fattoquotidiano.it ha ottenuto una copia in anteprima - dove diverse pagine sono dedicate a lamentare i tagli di budget – risulta che le forze armate italiane – Carabinieri esclusi – ci costeranno anche quest’anno 17 miliardi di euro, di cui ben 4,7 miliardi per l’acquisto di aerei e navi da guerra, carri armati, missili e fucili: la stessa cifra spesa nel 2014. Per rinnovare l’arsenale bellico nazionale, il governo Renzi programma di spendere almeno 13 miliardi in tre anni, una cifra enorme che consentirebbe la restituzione integrale delle pensioni illegalmente decurtate da Monti.
La principale voce di spesa è come al solito quella per il personale della Difesa: oltre 10 miliardi se ne vanno infatti quest’anno in stipendi e pensioni per i 174.500 uomini e le donne di Esercito, Marina e Aeronautica, sempre più comandanti (oltre 90 mila tra ufficiali e sottufficiali) che comandati (circa 82mila i militari della truppa). Il processo di snellimento degli effettivi previsto dalla riforma Di Paola procede con grande lentezza (solo 1.382 dipendenti in meno rispetto all’anno scorso) e lo sblocco degli stipendi ha prodotto addirittura un lieve aumento della spesa totale, +1,6%. Altri 1,3 miliardi se ne vanno per la manutenzione di mezzi, armi, caserme e basi: pochi rispetto a quelli necessari, al punto che l’addestramento operativo – come si legge nel Dpp – è “finanziato in maniera pressoché esclusiva con le risorse provenienti dai provvedimenti governativi di sostegno delle missioni internazionali”, vale a dire i 900 milioni di euro del ‘Fondo Missioni’ del Ministero dell’Economia e della Finanze.
Mentre le già scarse risorse necessarie a far funzionare e mantenere in efficienza lo strumento militare calano di anno in anno (-10% rispetto al 2014 tenuto conto dei “programmi infrastrutturali”), grazie al crescente contributo del Ministero dello Sviluppo Economico alla Difesa, i soldi per comprare nuove sofisticate e costosissime armi non mancano mai – poco importa se poi non avremo risorse per mantenerle e farle funzionare, come nel caso della portaerei Cavour, sempre in rada perché mancano i soldi per il carburante (a pieno regime consuma 25mila litri l’ora).
Quest’anno il Mise ha sovvenzionato l’acquisto di armamenti con ben 2,5 miliardi di euro: quasi mezzo miliardo in più del 2014, il tanto che serviva ai nostri generali e ammiragli per coprire le minori disponibilità assegnate al ministero di Roberta Pinotti per il rinnovo dell’arsenale militare. Tranne gli F35, che rientrano nel budget della Difesa, i programmi militari più costosi risultano come di consueto finanziati dal Mise: integralmente per le fregate classe Fremm (513 milioni), il programma ForzaNEC per la digitalizzazione delle forze armate (235 milioni), la nuova flotta da guerra della Marina (176 milioni), gli elicotteri Hh101 (170 milioni) e i caccia da addestramento M346 (138 milioni); quasi integralmente per i cacciabombardieri Eurofighter (768 milioni su 781), i carri armati ruotati Freccia (317 milioni su 335), gli elicotteri Nh90 (77 milioni su 265) e l’ammodernamento dei cacciabombardieri Tornado (80 milioni su 88).
Infine, la cifra che più fa impressione, quella che il governo Renzi intende spendere solo in armamenti da qui al 2017: 13 miliardi di euro in tre anni. Ed è una previsione per difetto, perché le poste finanziarie 2016 e 2017 allocate su diversi programmi vengono definite di anno in anno, e per alcuni casi è facile prevedere un aumento. Uno per tutti: gli F35, per cui è stato deciso di non indicare alcuna previsione di spesa per i prossimi due anni, sui quali è però difficile ipotizzare poste finanziarie invariate – come in tabella – dato che Renzi e la Pinotti sono intenzionati a seguire l’originario programma incrementale d’acquisto che prevede altri 3 aerei per quest’anno (583 milioni), 4 nel 2016 (736 milioni secondo il Dpp dell’anno scorso) e 5 nel 2016 (a occhio altri 900 milioni).

Il governo ha preso in giro l'Italia sugli F35, la Pinotti si dimetta

ROBERTA PINOTTI
 
 
Il Parlamento ha potuto finalmente leggere il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa dove si scrive che per gli F35 la spesa prevista è ancora di 10 miliardi e che con queste risorse il programma sarà completato entro il 2027.
Quindi non ci sarà alcun dimezzamento della spesa globale degli F35 (solo qualche briciola di risparmio nel 2015), come invece la Camera dei Deputati aveva chiesto nel settembre del 2014, con una mozione a prima firma di Giampiero Scanu (Pd).
Dopo l'approvazione di quella mozione ci hanno detto in questi mesi che avremmo dovuto pazientare e attendere l'uscita del Libro Bianco della Difesa, cosa avvenuta qualche settimana fa, dove però sugli F35 non c'è nemmeno una riga. Ci hanno detto poi che avevamo capito male e che avremmo dovuto leggere il Documento Programmatico Pluriennale della Difesa, dove però il programma F35 viene confermato nella sua spesa globale.
La sostanza è semplice: il governo - checché ne dica il Documento Programmatico che parla di "rispetto delle mozioni" - ha clamorosamente preso in giro gli italiani, non ha mantenuto gli impegni, ha imbrogliato il Parlamento. Vi ricordate quando Renzi criticò gli F35 l'estate scorsa al meeting degli scout di San Rossore? Il premier disse: "La più grande arma per costruire la pace non sono gli Eurofighter o gli F35, ma la scuola. Quando fai delle spese che sono inutili, per il gusto di buttare via i soldi, ti senti piangere il cuore". Il cuore nel frattempo si è indurito. Solo chiacchiere. La ministra Roberta Pinotti è venuta meno alle sue responsabilità verso le Camere: non ne ha seguito le indicazioni e non ha rispettato gli impegni che la Camera dei Deputati aveva imposto al governo nella mozione del settembre scorso. La ministra - sempre più in difficoltà con il premier per il sue fughe interventiste e con i vertici di almeno due Armi (Marina e Aeronautica) delle Forze Armate - è inadeguata alla sua funzione istituzionale.
Per questo sia Sel che il Movimento 5 Stelle ne hanno chiesto le dimissioni e nei prossimi giorni raccoglieranno le firme per formalizzare e depositare la richiesta alla Camera dei Deputati. Anche alcuni deputati e senatori del Pd - non solo della minoranza - hanno espresso tutto il loro malumore, stigmatizzando la mancata riduzione degli stanziamenti agli F35. E nei prossimi giorni si faranno sentire. La noncuranza verso le decisioni del Parlamento su un tema così sentito come quello degli F35 fanno della ministra una persona inadatta a rivestire una funzione istituzionale così delicata. Per questo è meglio che si dimetta prima del voto parlamentare.
di Giulio Marcon

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