sabato 12 settembre 2015

Toni Negri, l'ex leader di Potere Operaio: "Diamo fiducia a Tsipras perché non diventi un Renzi"

TSIPRAS RENZI

"Alexis Tsipras? Non ha fallito. O per lo meno su di lui un “giudizio si potrà dare solo nel tempo”. Ma anche se lui dovesse rivelarsi una “marionetta” nella trattativa con l’Europa, c’è un dono sicuro che ha già lasciato a chi si batte contro l’austerity: l’Oxi, il no, deciso dai greci al referendum del 5 luglio, “simbolo di resistenza altrettanto importante quanto la foto di Aylan”, il bimbo profugo morto sulle spiagge turche. “Quell’Oxi dice alla gente: è possibile”.
Toni Negri ha sostenuto la scommessa di Tsipras dall’inizio. E non lo molla, a una settimana dalla nuova tornata elettorale in Grecia. Il sì di Tsipras al memorandum di luglio è ciò che “qualunque politico deve fare se si trova davanti ad alternative impossibili. E l’alternativa impossibile è quella tra euro e dracma. Non c’è un piano B”, spiega a sorpresa l’82enne ex leader di Potere Operaio, che incontriamo alla scuola politica del suo collettivo ‘Euronomade’, in un vecchio capannone industriale di ‘Officine zero’, ex fabbrica dei vagoni di Trenitalia occupata e riconvertita in laboratorio di ‘riciclo e riuso’ a Roma est. “Bisogna dare a Tsipras fiducia perché non diventi un Renzi, un social-democratico allo sfascio”. Yanis Varoufakis? “Intelligente ma avventuriero”. Piuttosto, si guardi a Podemos, suggerisce, a “Jeremy Corbyn”, la nuova speranza di sinistra del Labouringlese. A Tsipras e alla sinistra in ogni Stato serve una “coalizione europea”, dice Negri, con la passione politica di un ventenne, deciso nel giudizio anche su fenomeni italiani come il M5s: “Incanala il sospetto e la paura. Farà la fine dell’Uomo qualunque nel ’48…”.
E’ ancora possibile? Tsipras non ha fallito con la firma del memorandum a luglio?
Io credo che il giudizio su Tsipras si potrà dare solo nel tempo. Dipende da come andrà il dibattito e lo sviluppo politico negli altri paesi d’Europa e dalla sua capacità di gestire la sconfitta di luglio in maniera favorevole. La capacità di propulsione che Tsipras e Syriza aveva determinato sul movimento europeo in generale è stata bloccata. Però ‘Oxi’ è stato un momento fondamentale e di importanza storica: è la dimostrazione della possibilità di reagire contro l’Europa neoliberale.

Qui alla scuola politica di Euronomade, Juan Carlo Monedero, ideologo di Podemos, sostiene che il referendum di luglio è stato un errore per Tsipras. E’ d’accordo?
Monedero dice che il referendum non si doveva fare. Secondo me l’errore di quelli che dicono che non si doveva fare è che prendono per buona l’idea che il referendum sia stato un’offesa alla Merkel e che abbia prodotto quindi un irrigidimento. Non è vero, l’irrigidimento c’era già contro qualunque successo di Syriza, un irrigidimento costruito come deterrente nei confronti di qualsiasi altra forza che in Europa volesse rompere. Per fortuna che c’è stato Oxi perché ha lasciato nella storia europea una capacità di dire no.

Com’è che quel no si è trasformato in sì a metà luglio?
Non so. Non vivo in Grecia e non posso intervenire nel dibattitogreco. E’ una domanda cui non posso rispondere. Ma sono convinto che la trasformazione del no in sì sia una cosa che qualsiasi politico deve fare quando si trova di fronte ad alternativeimpossibili. E l’alternativa impossibile era euro e dracma. Io non sono assolutamente convinto che un piano B sia onestamente pensabile. Un piano B, sul quale oggi si è formata un'altra alleanza (dei dissidenti di Syriza, ndr.), si sta formando è qualcosa di intellettualmente deficitario. Nessuno ci mostra che cosa possa essere una crisi finanziaria condotta in termini di pura resistenza di un piccolo Stato nei confronti di quella che è la potenza verbale del denaro, delle banche e della centralizzazione politica europea del potere finanziario. Questa conversione del no in sì, dal punto di vista di Tsipras, è stato un faticosissimo sforzo per riuscire a dare una soluzione. Dal punto di vista della gente, credo siano stati più saggi dei politici. La grande maggioranza della popolazione greca ha accettato questo sì. La stessa maggioranza dell’Oxi ha comunque accettato il sì. L’alternativa cos’era? Un’alleanza con Putin o con gli israeliani. Mi sembra una via assolutamente irrealistica.

Che giudizio dà sull’ex ministro Yanis Varoufakis?
Ho letto il suo discorso all’università estiva della sinistra socialista francese. Un testo letterario molto bello ma il tipo di alleanze che Varoufakis sviluppa oggi è estremamente ambiguo, può affascinare settori socialisti completamente incapaci di muoversi su una radicalità del tipo che lui stesso propone. E’ una tematica che affascina i ‘rosso-neri’ (estremisti un po’ di sinistra, un po’ di destra, ndr.) e che quindi è estremamente pericolosa sul piano delle libertà oltre che sul piano economico. Insomma, Varoufakis mi sembra un Žižek (Slavoj Žižek, filosofo marxista sloveno, ndr.) della politica e cioè uno estremamente intelligente e avventuriero.

Che funziona sui media.
Ma non perché sia mediatico, bensì perché permette ai padroni di aprire tematiche di comando. E’ come quelli che dicono che lo sfruttamento ormai ha raggiunto l’anima e non c’è nulla da fare: questo è un discorso che in parte è giusto e in parte è fascista. Perché le possibilità di resistenza ci sono e fantasticare su un piano B è altrettanto pericoloso e sbagliato.

Adesso quali armi ha Tsipras, ammesso che vinca le elezioni?
Ha le armi legate alla possibilità di creare una nuova crisi, per esempio. Se gli impongono di privatizzare gli aeroporti, può dire: allora nazionalizzo i porti. Gli impongono di cambiare il regimedei contratti nazionali di lavoro? Allora magari può rispondere con un reddito di cittadinanza. Tutto il problema è a questo punto stare a vedere e io ipotizzo una risposta positiva. Bisogna dare a Tsipras fiducia perché non diventi un Renzi, un social-democratico allo sfascio.

C’è chi legge le sue ultime mosse come il tentativo di trasformare Syriza in un ‘partito della Nazione’, più moderato. La convince questa analisi?
Se è vero, allora bisogna dire che l’Ue è più potente anche ideologicamente di tutto il resto. Se è vero, resta comunque il fatto di un Oxi che ha dato coraggio a tanti altri di muoversi su quel terreno. Un fatto politico, un fatto storicamente irreversibile. Quell’Oxi è un simbolo di resistenza altrettanto importante quanto la foto del bambino morto sulla spiaggia. Quell’Oxi dice alla gente: è possibile. Se poi il suo attore si rivela una marionetta, sarà doloroso ma quell’Oxi resta. La Merkel e il Consiglio Ue si sono mossi con l’obiettivo di evitare che si ripeta, per dare un segno che non era possibile ripetere l’Oxi. Noi sottovalutiamo l’importanza dell’Oxi mentre i governi europei l’hanno immediatamente percepita. Quello che ora ci vogliono mettere in testa è che dire no è impossibile. Oxi è stato invece possibile. Quindi secondo me è una grossa sottovalutazione politica quella di dire che Oxi non ha significato nulla. Anzi ha avuto un significato enorme tant’e vero che il capitalismo europeo ha reagito in maniera feroce.

La sinistra italiana è piena di tifosi di Tsipras. Ma quali lezioni possono tradurre in realtà per non fare gli ultrà con i governi altrui?
Quello che stiamo facendo adesso, qui alla scuola politica, è l’unica strada per presentare a livello europeo un’alternativa nella quale c’è Syriza, ma anche i compagni che sono usciti da Syriza, Podemos e i compagni che sono attorno a Podemos, altre forze europee che si muovono in questo senso, dalla Linke ai democratici scozzesi o quelli che sostengono la candidatura di Corbyn alle primarie del Labour. Tutto questo si può fare attraverso la costruzione di una coalizione che tocchi non tanto le vecchie forze del movimento operaio ma altre forze sociali e quindi sindacali che possono permettere di costruire il nuovo. Quello che è estremamente importante nell’Oxi e nella politica fatta da Syriza prima della scadenza fatale cui è arrivata, è stata indubbiamente questa capacità di costruire un rapporto tra un’esperienza politica specifica e un’esperienza sociale estremamente allargata di mutualismo di imprenditorialità sociale di classe. Nella crisi in Grecia si era costruito non dico un’economia alternativa ma una sorta di servizio pubblico alternativo ed è esattamente quello che è avvenuto anche in Spagna. In Italia noi abbiamo un guaio: che l’iniziativa non può essere presa semplicemente dal livello politico ma deve confrontarsi con una storia di centri sociali e di movimento operaio estremamente complessa. Si tratta di portare questa storia e costruire una coalizione che abbia nella testa e nel cuore l’egemonia che merita di avere. Se avvenisse una cosa di questo genere in Italia sarebbe veramente esplosiva all’interno del tessuto politico italiano e sarebbe estremamente importante sul livello europeo.

Ma in Italia il sentimento di indignazione viene già incanalato dal M5s. Cosa che non succede in Grecia e Spagna.
Più che indignazione, il Movimento 5 stelle incanala il sospetto, la paura. Il Movimento 5 stelle è un movimento essenzialmente negativo che si appoggia a quella che poi è una specie di mito esoterico di soluzione magica. Il Movimento 5 stelle non ha programma, non ha radici sociali in settori di classe e non rappresenta strati lavorativi, gioca solamente sul piano comunicativo. Sono tutti elementi che vanno assunti come interni alla problematica dell’oggi, ma sono tutti problemi che i cinquestelle hanno risolto in maniera impropria, non direi neppure negativa ma impropria. Sono persone che finiranno esattamente come è finito l’Uomo qualunque nel ’48.

Dunque, anche in Italia è possibile che nasca una coalizionesociale che si ponga anche il problema della rappresentanza istituzionale, come Podemos insomma.
La presa del potere è fondamentale sempre per quanto riguarda i lavoratori, i poveri e tutte le classi subordinate. Oggi la coalizionenon può che essere prima di tutto sociale attraverso la ripresa delle lotte in fabbrica e società.

Obiettivo: “dissacrare il concetto di partito, ridurlo a quello che deve essere, non un fine ma un mezzo”, cito dal suo intervento.
Questa è condizione essenziale. D’altra parte credo che i partiti tradizionali siano completamente bruciati nella volgare omologazione.

Anche il Pd di Renzi?
Ma si… anzi soprattutto.

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