Negli ultimi giorni la politica italiana
è stata scombussolata da una serie di eventi che necessitano di una
riflessione analitica prima e di una pratica poi per poter meglio fare
delle scelte.
1) E’ stato definitivamente approvato il provvedimento della procedura di modifica della Costituzione. Vengono, infatti, modificati quattro articoli – 81, 97, 117 e 119 – e si introduce il principio del pareggio di bilancio.
Tale principio vale per tutti i livelli dello stato. Questo comporterà
che gli organi dello stato non potranno fare spese se non dentro questo
principio vincolante. L’effetto più drammatico di questa modifica
costituzionale è che le spese che riguardano le politiche sociali, la
sanità e più in generale il welfare subiranno una netta contrazione. E’
facile prevedere che nel contesto di crisi occupazionale e di
contrazione dei salari, fase iniziata con il governo Berlusconi e
rafforzata a dismisura con il Governo Monti, questa scelta produrrà
effetti sociali devastanti in tutto il paese. Un esempio di questo si è
già visto con il taglio dei fondi per i malati di SLA. L’approvazione
del pareggio di bilancio in costituzione unito all’approvazione del
c.d. Fiscal Compact sono i cardini del nuovo indirizzo economico
dell’Europa. La stragrande maggioranza dei partiti presenti in
parlamento, compreso il PD, ha votato a favore sia del fiscal compact
che della modifica costiuzionale. Il fiscal compact non è altro che un dispositivo, inteso nell’accezione foucaltiana di apparato, che impone il taglio di 45 mld di euro annui per i prossimi venti anni. Questo dispositivo porta con sé un vero e proprio modello sociale che si fonda sul principio dello stato di natura
di Hobbes, cioè un luogo senza mediazioni e senza legge dove non ci
sono più garanzie per nessuno e i servizi e gli stessi salari saranno
erogati fino a quando non si arriva al limite del pareggio di
bilancio. http://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/ac0691e.htm#dossierList
2) E’ finito il Governo “tecnico”
di Mario Monti che ha visto applicare i principi citati e che alla
bisogna si è caratterizzato anche per i manganelli tecnici contro
studenti e operai in lotta e che ha funzionato da collante ideologico
per le forze moderate per sponsorizzare il modello economico europeo.
Non è un caso che in alcune fasi Monti ha ricevuto proposte di
candidature praticamente da tutti, PD compreso.
3) Il quadro politico si è definito
in maniera più netta e precisa: il Pd insieme a SEL e a pezzi di ex
democristiani come Tabacci e a quel che rimane della diaspora socialista
craxiana, si predispone ad affrontare una campagna elettorale tutta in
discesa, basata però sugli stessi orientamenti economici e sociali del
Governo appena dimesso: tagli alla spesa sociale, nessuna messa in
discussione dei principali provvedimenti realizzati da Monti ( pensioni,
art 18, riforma del lavoro). Non è un caso che Monti abbia dichiarato “
I lavori iniziati saranno completati da questo governo e, se non sarà possibile, costituiranno base di attività del prossimo”. In
effetti tutti i partiti, con particolare riferimento a quelli del
centrosinistra e all’UDC, si dicono montiani, naturalmente con qualche
presa di distanza nell’approssimarsi della campagna elettorale. Oggi
Monti decide di sponsorizzare una lista centrista che lo vede partecipe
come guida e regista che servirà da strumento di controllo
dell’applicazione degli indirizzi europei da parte del centrosinistra,
probabile vincitore delle prossime elezioni.
4) Dopo una gestazione non facile
nasce un fronte che si pone come alternativo sia al centrodestra sia al
centrosinistra. L’operazione inizia con un appello di importanti ed
autorevoli intellettuali della sinistra italiana ( Revelli, Gallino,
Viale ecc) che firmano il documento “ cambiare si può” ( http://www.cambiaresipuo.net/appello/)
e danno vita ad una discussione ampia che vede interessati e partecipi
anche alcuni partiti ( PRC, PDCI, Verdi, IDV). A distanza di pochi
giorni questo percorso si intreccia con un altro percorso, quello di Io
ci sto ( http://www.iocisto.com/manifesto-per-la-convocazione-dellevento-del-21-dicembre/
) che vede lanciare la candidatura di Antonio Ingroia, magistrato
antimafia, come front man di una lista che vuole rompere l’isolamento di
tutti coloro che non si ritrovano nelle politiche di Monti e di
Berlusconi e soprattutto non si ritrovano nelle politiche economiche
europee. L’incontro fra Ingroia e gli aderenti di “cambiare si può” apre
ancor di più gli spazi ad un campo politico e di soggettività che si
pone fuori dallo schema centrosinistra-centrodestra. In ogni caso questa
fusione fra i due appelli e i loro aderenti è giunta ad uno scoglio:
la discussione su come ci si relaziona con i partiti sul ruolo che
questi devono assumere. E’ in corso in queste ore una consultazione on
line fra i firmatari di cambiare si può se aderire alla lista di Ingroia
o meno.
Questo il quadro fino ad oggi. La
questione è come si va avanti, prima e dopo le elezioni. La discussione
sulla presenza dei segretari di partito nelle liste è segno che una
immaturità politica è presente nelle varie componenti, in specie in una
fase in cui i tempi vengono dettati dall’esterno. Sarà necessario, ad
esempio, ragionare su come costruire il fronte anti “agenda Monti” nel
paese e sul livello europeo, perchè la dimensione della crisi e le
idiote ricette di risposta agiscono sul livello europeo. Sarà utile
capire come, candidature a parte, si intrecciano i movimenti che in
questi mesi si son resi protagonisti di quelle lotte di resistenza al
disfacimento di tutte le conquiste sociali degli ultimi 50 anni. In
questi movimenti ci sono stati e ci sono sia partiti sia movimenti che
associazioni e c’è stata anche la componente sindacale più avanzata del
paese, che sia essa confederale o di base. Il punto di partenza di un
processo politico deve essere necessariamente il riconoscersi
reciprocamente. Chi pensa che siamo nelle condizioni di poterci
permettere il lusso di saltare un giro lo fa non avendo la
consapevolezza di qual’è la posta in gioco e forse lo fa a pancia piena
non avendo il problema di pagare il mutuo o la bolletta, ma soprattutto
esprimendo una visione narcisista della politica . La discussione sui
partiti e sul loro modus operandi non può non tenere conto che la crisi
della politica è cosa più vasta ed articolata e che vi è una
funzionalità all’emarginare i partiti, anche quelli che non hanno i
Fiorito o i Lusi fra le loro fila. Questa lista e l’incontro fra queste
aree, non omogenee ma nemmeno così distanti, non può che costituire il
laboratorio di riflessione sulle pratiche della politica che ha il
compito di modificare il contesto generale. I modi e le forme dell’agire
politico sono tanti e differenti, ma se dentro una lotta o nella
costruzione di una vertenza o in qualunque luogo si materializzi una
pratica di alternativa si incontrano un certo numero di persone, è con
quelle persone che si ha la responsabilità di confrontarsi e di
costruire. Sia Ingroia sia cambiare si può sia i militanti dei partiti
che stanno dando luogo a questa lista stanno sempre nei luoghi della
pratiche, magari con differenti modalità. Forse oggi ci dobbiamo porre
il problema di quelli che stanno in quei luoghi e non stanno nel
percorso.
Ho imparato che nelle pratiche e
nell’agire concreto i punti di contatto si rafforzano e le diversità si
indeboliscono. Dobbiamo costruire il fare di questa opportunità. A
cambiare ci sto!
Gianluca NIGRO
FONTE: http://gianlucapasa.wordpress.com
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