Perugina, si prepara un autunno caldo: «Stanchi del silenzio Nestlé, pronti a sciopero»
Assemblea dei lavoratori a San Sisto:
dichiarato lo stato di agitazione. Rsu: «Crollano i volumi e l'azienda
non fa nulla». Greco (Cgil): «Così si rischia di arrivare a
licenziamenti»
di Ivano Porfiri
Si annuncia un autunno caldo dalle parti di San Sisto. A un anno dalla firma del contratto di solidarietà
tra Nestlé e sindacati i volumi produttivi continuano a calare, gli
stipendi sono dimagriti, ma non arriva nessun segnale concreto di
rilancio da parte dell’azienda. Eccezion fatta per gli impegni a esportare il Bacio verso nuovi mercati,
giunti dall’Expo di Milano, è il piano industriale a latitare. E così
la clessidra va colmando la misura della pazienza e potrebbe portare
allo scontro.
Assemblea Sindacati e Rsu, lunedì 24 agosto, hanno
convocato i lavoratori per fare il punto della situazione, in
coincidenza con l’inizio della cosiddetta “curva alta” della produzione.
«Una curva – spiega a Umbria24 Michele Greco della Flai Cgil –
che tanto alta non è quest’anno, se si considera che dall’anno scorso
abbiamo perso oltre 3 mila tonnellate. I lavoratori sono stanchi,
vogliono lavorare, hanno già pagato il mantenimento degli impegni con la
riduzione degli stipendi dovuta alla solidarietà. Mentre dall’altra
parte, il silenzio assoluto: niente piano industriale, niente
diversificazione produttiva. Se si continua così, gli esuberi
diventeranno licenziamenti e noi non possiamo permetterlo».
I numeri Un anno fa, Nestlé dichiarò 210 esuberi tra
i mille lavoratori di San Sisto a fronte di una produzione superiore
alle 26 mila tonnellate. I licenziamenti vennero scongiurati per 24 mesi
con la firma del contratto di solidarietà. A marzo scorso, però, in un
incontro con i sindacati a Milano l’azienda ha prospettato investimenti
che permetteranno nel 2015 di arrivare ben sotto le 25 mila
tonnellate. Si parla addirittura di 23 mila. «Sono proiezioni di budget
dichiarato – precisa Greco – quindi non è neppure detto che ci si
arrivi». Ed è chiaro che, se fra 12 mesi (alla scadenza del contratto di
solidarietà) i livelli continueranno a essere questi, i 210 potrebbero
addirittura aumentare.
Rilancio o ridimensionamento? «Il conto sugli
esuberi è complesso – spiegano i coordinatori delle Rsu Turcheria,
Mezzasoma e Rosini- e chi spara numeri su possibili licenziamenti non
dice la verità perché l’azienda potrebbe far pagare il conto con
modalità diverse, anche con riduzione di ore. Il problema vero è che non
si sta rispondendo alla domanda di fondo che vorremmo porre a Nestlé e
cioè: finita la solidarietà si pensa a un rilancio a una un
ridimensionamento? Il silenzio su questo è inquietante nella fabbrica
che si dichiarava su cartelli appesi all’interno che doveva diventare la
più importante al mondo per il cioccolato».
Il Bacio non basta Secondo le Rsu «pensare che San
Sisto si possano mantenere mille lavoratori solo col Bacio Perugina è
utopia. Il periodo di fermo fisiologico della fabbrica si è allargato
ormai a 4-5 mesi. L’unica strada che si può imboccare è quella di
intraprendere una produzione contro-stagionale o ex novo oppure, come
proponiamo da tempo, investendo su caramelle e biscotti, cose che in
Perugina sappiamo fare molto bene».
Il conto ai lavoratori In questa situazione, in
verità, c’è già chi ha cominciato a pagare il conto. Oltre agli stipendi
ridotti del 30% per la solidarietà, la riduzione dei volumi colpisce in
modo diretto, intanto, i lavoratori stagionali (un bacino tra i 200 e i
250), che quest’anno hanno perso un mese di lavoro, secondo i
sindacati. E anche i part-time sono stati richiamati in ritardo rispetto
al solito.
Stato di agitazione Nel corso dell’assemblea, è
stata quindi presentata e approvata una linea di inasprimento della
vertenza con tanto di dichiarazione dello “stato di agitazione”.
«Abbiamo deciso un cambio di marcia netto – afferma Greco -. Abbiamo
inviato la lettera che avevamo annunciato
per chiedere formalmente un tavolo ministeriale sulla vertenza. Se nel
giro di qualche settimana non avremo risposta o il ministero ci
comunicherà che l’azienda non vuole incontrarci, partiremo con una serie
di azioni di lotta, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, cioè
l’intera città di Perugia e la Regione Umbria, perché toccare la
Perugina significa colpire Perugia e l’Umbria. Sia chiaro che siamo
pronti anche allo sciopero, anche se ci auguriamo di non arrivarci».
Istituzioni coinvolte Lavoratori e sindacati si
augurano di avere al proprio fianco le istituzioni, cittadine e
regionali. «Dalla presidente Marini abbiamo avuto un impegno durante la
campagna elettorale, che ora chiediamo di rendere concreto portando le
nostre istanze a livello nazionale – chiarisce Greco – perché Nestlé non
può continuare a far finta di niente».
Prc con i lavoratori Rifondazione comunista
dell’Umbria esprime il «pieno sostegno a lavoratori e sindacati della
Perugina. La situazione che si sta determinando – sottolinea il
segretario regionale Enrico Flamini – è davvero preoccupante, Occorre
evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria. Tra cassa
integrazione e contratti di solidarietà, le lavoratrici e i lavoratori
hanno fatto sacrifici enormi per rilanciare la produzione. L’incertezza
sulle volontà della proprietà è molto pesante, così come il silenzio sul
piano di rilancio. Elementi quest’ultimi purtroppo già ampiamente
evidenti dal mancato rientro di centinaia di lavoratori stagionali. Lo
ribadiamo: la Perugina è un valore assoluto per Perugia e per tutta
l’economia regionale. Ora le elezioni sono passate. Bene fa il sindacato
a ricordare gli impegni presi dalla presidente Marini in campagna
elettorale. Ora si tratta di agire e non di continuare ad essere
completamente subalterni a Renzi. Non è tollerabile continuare
sostanzialmente a far finta di niente. Per questo appoggiamo e
appoggeremo tutte le iniziative di lotta che le lavoratrici e i
lavoratori intenderanno intraprendere»
Flamini/Prc: “Perugina: evitare l’ennesimo disastro industriale in Umbria”
Rifondazione comunista dell’Umbria intende esprimere il pieno
sostegno a lavoratori e sindacati della Perugina. La situazione che si
sta determinando è davvero preoccupante, Occorre evitare l’ennesimo
disastro industriale in Umbria. Tra cassa integrazione e contratti di
solidarietà, le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto sacrifici enormi
per rilanciare la produzione. L’incertezza sulle volontà della proprietà
è molto pesante, così come il silenzio sul piano di rilancio. Elementi
quest’ultimi purtroppo già ampiamente evidenti dal mancato rientro di
centinaia di lavoratori stagionali. Lo ribadiamo: la Perugina è un
valore assoluto per Perugia e per tutta l’economia regionale. Ora le
elezioni sono passate. Bene fa il sindacato a ricordare gli impegni
presi dalla Presidente Marini in campagna elettorale. Ora si tratta di
agire e non di continuare ad essere completamente subalterni a Renzi.
Non è tollerabile continuare sostanzialmente a far finta di niente. Per
questo appoggiamo e appoggeremo tutte le iniziative di lotta che le
lavoratrici e i lavoratori intenderanno intraprendere.
Enrico Flamini
Segretario Regionale Prc Umbria
Segretario Regionale Prc Umbria
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