All’appuntamento dell’11 maggio a Bologna vale la pena di esserci. Perché? Perché una sfida anche a noi stessi oltre che alla realtà del conflitto di classe nel nostro paese e nell’area europea.
Una sfida a noi stessi perché con una situazione economica, sociale e politica come quella italiana, si capisce benissimo che quello manca non sono le contraddizioni sulle quali crescere ma la soggettività per farlo.
In secondo luogo il percorso che si vuole mettere in modo da Bologna ha ben chiaro che, per farlo, non si può ripartire dalle macerie accumulate dai partiti della sinistra nel nostro paese ma da una discontinuità dichiarata. Se riparte e ricostruisce, un movimento anticapitalista non può che attivarsi a partire dai lavoratori, i disoccupati e i settori popolari, e non più da una comunità politica “della sinistra” ormai estenuata, frammentata e centrifugata. I militanti e gli attivisti sociali che non intendono gettare la spugna possono e debbono guardare positivamente a questa sfida. Quelli che vogliono ripetere le abitudini di sempre è bene che guardino da altre parti, almeno e sicuramente per adesso, poi liberi di rimettersi in discussione.
In terzo luogo questa è una sfida che può riuscire o non riuscire ma che occorre tentare sia lavorando sui contenuti che sulle forme.
Dunque rottura con l’Unione Europea, centralità dello scontro complessivo tra lavoro e capitale (che assume in sé il complesso delle contraddizioni di sistema), difesa e rafforzamento della democrazia rappresentativa contro i diktat della Troika e le controriforme costituzionali di Napolitano, Draghi, Berlusconi…. e Cgil, Cisl ,Uil.
Un programma di resistenza e tenuta – per ora - ma che recupera e assume il senso della rottura e del cambiamento radicale, sia sul piano politico che dell’orizzonte internazionale.
Infine le forme del percorso. Sarà ad adesione individuale indipendentemente dalla collocazione organizzativa di ciascuno sul piano politico, sindacale, sociale. Ognuno si assumerà la responsabilità di ciò che dice e soprattutto di ciò che fa. Abbiamo verificato che l’unione ancora non fa la forza e che mettere insieme le organizzazioni esistenti non produce iniziative forti ma inerzia.
Da qualche parte occorre cominciare a sperimentare strade diverse e vedere se e come possono funzionare efficacemente per rimettere in campo forze e organizzazioni sociali radicate e rappresentative della società in cui operano.
L’appuntamento dell’11 maggio a Bologna sta creando una aspettativa positiva, ognuno si assumerà la responsabilità di concretizzarla collettivamente. Appuntamento alle ore 10,00 al Teatro Galliera (via Matteotti). Ma Bologna è solo il primo appuntamento di un vero e proprio tour che prevede assemblee simili anche nelle altre regioni. Alcune si stanno già definendo ed è bene che quanto prima altre vengano definite concretamente anche a Bologna.
Qui di seguito il link con il testo della Dichiarazione Comune:
http:// perunmovimentoanticapitalista. wordpress.com/about/
Una sfida a noi stessi perché con una situazione economica, sociale e politica come quella italiana, si capisce benissimo che quello manca non sono le contraddizioni sulle quali crescere ma la soggettività per farlo.
In secondo luogo il percorso che si vuole mettere in modo da Bologna ha ben chiaro che, per farlo, non si può ripartire dalle macerie accumulate dai partiti della sinistra nel nostro paese ma da una discontinuità dichiarata. Se riparte e ricostruisce, un movimento anticapitalista non può che attivarsi a partire dai lavoratori, i disoccupati e i settori popolari, e non più da una comunità politica “della sinistra” ormai estenuata, frammentata e centrifugata. I militanti e gli attivisti sociali che non intendono gettare la spugna possono e debbono guardare positivamente a questa sfida. Quelli che vogliono ripetere le abitudini di sempre è bene che guardino da altre parti, almeno e sicuramente per adesso, poi liberi di rimettersi in discussione.
In terzo luogo questa è una sfida che può riuscire o non riuscire ma che occorre tentare sia lavorando sui contenuti che sulle forme.
Dunque rottura con l’Unione Europea, centralità dello scontro complessivo tra lavoro e capitale (che assume in sé il complesso delle contraddizioni di sistema), difesa e rafforzamento della democrazia rappresentativa contro i diktat della Troika e le controriforme costituzionali di Napolitano, Draghi, Berlusconi…. e Cgil, Cisl ,Uil.
Un programma di resistenza e tenuta – per ora - ma che recupera e assume il senso della rottura e del cambiamento radicale, sia sul piano politico che dell’orizzonte internazionale.
Infine le forme del percorso. Sarà ad adesione individuale indipendentemente dalla collocazione organizzativa di ciascuno sul piano politico, sindacale, sociale. Ognuno si assumerà la responsabilità di ciò che dice e soprattutto di ciò che fa. Abbiamo verificato che l’unione ancora non fa la forza e che mettere insieme le organizzazioni esistenti non produce iniziative forti ma inerzia.
Da qualche parte occorre cominciare a sperimentare strade diverse e vedere se e come possono funzionare efficacemente per rimettere in campo forze e organizzazioni sociali radicate e rappresentative della società in cui operano.
L’appuntamento dell’11 maggio a Bologna sta creando una aspettativa positiva, ognuno si assumerà la responsabilità di concretizzarla collettivamente. Appuntamento alle ore 10,00 al Teatro Galliera (via Matteotti). Ma Bologna è solo il primo appuntamento di un vero e proprio tour che prevede assemblee simili anche nelle altre regioni. Alcune si stanno già definendo ed è bene che quanto prima altre vengano definite concretamente anche a Bologna.
Qui di seguito il link con il testo della Dichiarazione Comune:
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