lunedì 13 maggio 2013

L'IRA DELLA CITTA' di Renzo Massareli, Umbrialeft.it


La mezza rivolta che ha suscitato a Terni la proposta degli assessori al commercio e alla mobilità di riaprire il pomeriggio e la sera il traffico alle auto private, attualmente controllato dalle telecamere della Ztl, è una novità non da poco. Non succede spesso, infatti, che qualcuno accolga con piacere il divieto di fare un giretto in centro a bordo della sua nuova automobile. La nostra virtù di popolo di naviganti l'abbiamo mantenuta, come è evidente, grazie all'uso libero e felice del mezzo privato. Basta salire su un autobus per accorgersi che l'auto non la usa tutti i giorni solo chi non ce l'ha. Giovani studenti, anziani, immigrati, qualcuno dalla vista troppo debole.
Il caso di Terni, dove la Ztl è attiva sulle 24 ore, è assai singolare. A Perugia, per dire, dove le telecamere sono accese soltanto la mattina, nessuno ha protestato per una recente ulteriore disattivazione anche nelle ore serali. Il Comune usa questa novità addirittura come titolo di merito. Per invitare i cittadini a frequentare Corso Vannucci, a Palazzo dei Priori scrivono sulla loro rivista: "Il centro è aperto". Quindi, state tranquilli, potete transitare come vi pare e quando vi pare, mattina esclusa. Cioè, è aperto a tutti e non soltanto agli autorizzati, dalle 13 alle 24. Alle auto, si capisce, dimenticando le opportunità offerte dal minimetrò, dalle scale mobili, dagli ascensori oltre che dagli altri mezzi pubblici di trasporto come i vecchi e cari autobus urbani. La cosa curiosa è che, nonostante gli stessi commercianti scrivano nei tanti trespoli pubblicitari che infestano le vie del centro "Perugia is open", gli automobilisti continuano a disertare le antiche vie urbane. Il fatto è che Perugia sarà pure open ma nel suo centro antico, o meglio, all'interno della Ztl, non ci sono parcheggi. Qualcuno alla fine dovrà pur farsene una ragione e smetterla con questo giochetto che sarebbe piaciuto tanto a uno come Totò, bravissimo a vendersi la fontana di Trevi che, come è noto, non era di sua proprietà. Non sarebbe più conveniente dire la verità ai cittadini di Perugia e metterla giù più o meno così: " Carissimi, Perugia è una città in salita, ma se prendete il minimetrò è come se fosse in pianura. Arrivate in centro e potete farvi a piedi tutte le vasche che volete in Corso Vannucci. Con l'auto spendete di più e rischiate di salire e scendere senza poter mettere i piedi in terra. Perugia è sempre aperta se prendete un mezzo pubblico".
Questa storia della Ztl non è una favoletta metropolitana ma la chiave che ci fa capire le difficoltà che incontrano i nostri amministratori a confrontarsi con la questione urbana e, visto che siamo in Umbria, con la modernità dei nostri centri antichi. Nel medioevo le strade strette e buie venivano viste come l'inferno mentre le grandi piazze luminose come il paradiso. C'era una specie di misura teologica del disegno urbano. Delle strade, in realtà non si interessava nessuno perché erano uno spazio di passaggio mentre le piazze si abbellivano perché erano lo spazio dell'incontro. Dovremmo ripartire da qui, dalla cosiddetta scolastica urbana, saper immaginare una specie di nuovo rinascimento delle nostre città. In Umbria abbiamo un impasto raffinatissimo per provarci e questa sarebbe una carta più unica che rara da giocare sul tavolo delle eccellenze nel tempo delle competizioni senza confini. Un antico proverbio tedesco suona così: "Stadtluft macht frei", l'aria della città rende liberi. L'aria della città ci rimanda i suoni e gli odori della complessità del vivere civile, il senso di comunità che tutti respiriamo, un senso di padronanza collettivo. Invece stiamo ancora a discutere se per andare a comprare le sigarette in centro si debba prendere la propria auto senza mai scendere per guardarci attorno e per imparare a conoscere la città dove abitiamo e dove, di sicuro, abitano tante altre persone. Delle quali non abbiamo idea. La città è aperta quando possiamo riconoscere la sua aria, misurare con il nostro passo la sua grandezza ideale. Tra un anno andremo a votare per il governo delle nostre città con il dubbio di non aver utilizzato al meglio cinque anni della nostra storia. Dov'è che abbiamo migliorato la qualità della nostra vita? Cos'è che abbiamo creato di nuovo e di bello? Davanti a noi vediamo tante buche, che non sono soltanto quelle, ormai note, dell'asfalto delle strade.

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