Per
elaborare un'analisi accurata dell'esito delle elezioni europee del 25
maggio 2014 occorreranno ulteriori approfondimenti e una più dettagliata
conoscenza dei dati e dei flussi di voto in 28 stati che presentano
contesti politici diversi e non facilmente equiparabili.
La sinistra è
arrivata a queste elezioni con un certo ottimismo che era reale e non
propagandistico, al di là della inevitabile necessità di motivare i
propri militanti in uno scontro sempre difficile. L'obbiettivo era
quello di diventare la terza forza del Parlamento europeo collocandosi
alle spalle, seppure a grande distanza, del gruppo socialdemocratico
(termine ormai legato più alla derivazione storica che alla realtà
attuale) e di quello popolare (democristiano-conservatore). Solo la
composizione effettiva dei gruppi parlamentari potrà dire dove si
colloca effettivamente l'asticella. Quasi certamente l'obbiettivo non
sarà raggiunto ma il il gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria
(GUE/NGL) registrerà un rafforzamento significativo. Dai 35
europarlamentari uscenti crescerà ad un minimo di 43 fino ad un massimo
di 49 o 50. Una forza equivalente a quella dei Verdi e dei Liberali.
Anche se questi ultimi hanno un peso molto più consistente nella
Commissione europea essendo presenti in molti governi e soprattutto
organici all'impronta ideologica neo-liberista che la caratterizza.
In termini
di voti, al GUE viene attribuito, secondo la Fondation Robert Schuman,
di orientamento democristiano, il 5,59%. Sono dati da verificare, ma
danno comunque un'idea dei rapporti di forza. I popolari hanno il 28,36%
e i socialdemocratici il 25,17%. I verdi, che in alcuni paesi
raccolgono elettori orientati a sinistra, hanno ottenuto il 6,92%. Tutti
e due i maggiori gruppi hanno perso seggi, anche se l'arretramento dei
popolari è più consistente. Per quanto riguarda il gruppo
socialdemocratico pesano, in positivo, i risultati dei laburisti
britannici e dei democratici italiani che insieme aumentano di 17 seggi e
attenuano gli effetti di una crisi di consensi diffusa.
Se si
esaminano più nel dettaglio i risultati delle forze di sinistra si può
articolare meglio questo dato di crescita che in alcuni paesi non si è
concretizzata, a volte per pochi voti, in aumento di seggi. Il confronto
più utile è quello con le precedenti elezioni europee del 2009, dato
che le elezioni nazionali vanno inquadrate in contesti diversi (diversa
partecipazione al voto, motivazione degli elettori, fase politica,
ecc.).
Fra i partiti rappresentati nel nuovo Europarlamento quello che ha registrato il maggior successo è naturalmente Syriza.
La forza politica guidata da Alexis Tsipras ha ottenuto il 26,6% dei
voti, con un incremento straordinario del 21,9% che l'ha trasformato
nella prima compagine politica greca e si è tradotti in 5
europarlamentari in più. Altro partito che ha avuto un notevole successo
è il Sinn Fein irlandese che è cresciuto dell'8,3%, arrivando al
19,5% e conquistando 3 seggi. Nel parlamento uscente non ne aveva
nessuno eletto in Irlanda. Il Sinn Fein, una formazione di origine
nazionalista che ha acquisito sempre più un profilo di forza di sinistra
e popolare, dispone anche di un seggio nelle "6 contee", ovvero nella
parte d'Irlanda che fa ancora parte del Regno Unito.
Notevole anche la crescita di Izquierda Unida,
in Spagna, che sale dal 3,7 al 10,0% con un incremento del 6,3%. La
coalizione passa da 2 a 6 seggi. Di questi però solo 5 dovrebbero
entrare nel GUE, dato che l'eletto catalano dovrebbe aderire ai verdi,
come nella precedente legislatura. L'aumento poteva forse essere ancora
più significativo senza la presenza di Podemos, la nuova formazione che ha conquistato 5 seggi. Significativo per più ragioni l'ottimo risultato dell'Alleanza di sinistra
finlandese, che guadagna il 3,4% e sale al 9,3%. Questo brillante
successo consente ai finlandesi di riportare a Bruxelles un'eletto dopo
essere stati esclusi nella legislatura precedente. Il risultato è
importante anche perché avviene a pochi mesi dalla svolta a sinistra del
partito che lo ha portato a rompere con la coalizione "arcobaleno", che
andava dalla sinistra al centro-destra moderato. Una scelta che ora
viene premiata dagli elettori.
Un altro partito che ha ottenuto un eccellente risultato è il Partito Comunista Portoghese
(che si presenta come coalizione CDU). Sale del 2,04% e conquista il
12,68% ottenendo 3 seggi, 1 in più. Il PCP mantiene un fortissimo
insediamento in alcune regioni centrali del Portogallo intorno a Lisbona
e nell'Alentejo. Nella regione di Beja conquista il 35,26%. A Setubal
il 29,04%. In entrambe le regioni è il primo partito. Il Partito Socialista olandese
è un altro dei partiti che ha ottenuto un buon risultato crescendo del
2,5% ma senza riuscire a conquistare un terzo seggio. Ha ottenuto però
il risultato clamoroso di sorpassare il Partito Laburista (gruppo
socialdemocratico).
Ci sono poi forze che ottengono incrementi più modesti o restano praticamente ferme. Il Movimento popolare danese contro l'UE,
il cui elettorato coincide in gran parte con la Sinistra Rosso-Verde
(Enhedslisten) cresce dello 0,9 e ottiene l'8,1%. L'unica eletta è
un'esponente della Sinistra Rosso-Verde, che aderisce al Partito della
Sinistra Europea. In Francia, il Front de Gauche fa registrare
una crescita limitata e pertanto deludente rispetto alle aspettative.
Ottiene il 6,61% contro il 6% del 2009. Malgrado ciò perde un seggio.
Ora sarà rappresentato da un esponente del PCF confermato,
un'indipendente e Melenchon leader del Parti de Gauche, ai quali si
aggiunge un eletto nei "territori d'oltremare". E' rimasto escluso Jacky
Henin, brillante europarlamentare comunista, vicino alle posizione più
tradizionali presenti all'interno del PCF. Analogo nei numeri, ma più
significativo politicamente nel contesto svedese è l'incremento dello
0,6% del Partito di Sinistra che raggiunge il 6,3%. Una parte dell'elettorato si è orientato verso Iniziativa femminista, guidata dall'ex presidente dello stesso Partito di Sinistra, Gudrun Schyman.
La Linke
tedesca resta stabile. Ottiene il 7,4% con un calo inferiore allo 0,1%,
a conferma del superamento della crisi attraversata negli anni scorsi.
La realtà economica tedesca non è paragonabile alla situazione di crisi
che vivono altri Paesi europei e questo favorisce i partiti di governo.
Gli stessi socialdemocratici hanno potuto recuperare voti grazie anche
al fatto che il candidato a Presidente della Commissione era un l'unico
tedesco in competizione. Con un'inserzione uscita qualche giorno prima
del voto sulla Bild, il diffusissimo quotidiano popolare, è stato
ricordato agli elettori tedeschi che l'unico modo per avere un
connazionale alla guida della Commissione era votare per l'SPD.
L'annuncio ha suscitato qualche polemica e Schultz ha dichiarato che era
stato pubblicato "a sua insaputa". Ma è probabile che solleticare il
sentimento nazionale qualche voto in più glielo abbia portato.
In crescita
anche alcune formazioni politiche di sinistra, collocate nell'ambito
GUE, che però non hanno potuto conquistare seggi. Il PT belga,
partito un tempo dogmatico e stalinista, ora molto più aperto e
rinnovato nel linguaggio e nella presentazione agli elettori, è riuscito
ad entrare per la prima volta nel Parlamento nazionale. Il suo successo
più significativo, nel voto europeo (5,5%, +1,2%), lo ha ottenuto nella
parte di lingua francese dove storicamente era meno insediato e dove ha
presentato liste comprendenti candidati del Partito Comunista e della
LCR trotskista. Ha ottenuto il 2,4% nella parte fiamminga (+1,0). In
Lussemburgo, la Sinistra, molto simile come impostazione
all'omonimo partito tedesco, ha ottenuto il 5,7% con un incremento del
2,3%. In Slovenia, la coalizione Sinistra Unita, da poco fondata e presente per la prima volta, ha ottenuto un ottimo 5,9%.
In questo quadro complessivamente positivo vi sono alcuni partiti che sono invece arretrati rispetto al 2009. Il Partito Comunista Boemo-Moravo
ha ottenuto l'11% con un calo del 3,2% e la perdita di un seggio.
Probabilmente ha influito sull'esito negativo l'assenza di un candidato
popolare che non si è potuto ripresentare e una maggiore tendenza
all'astensionismo degli elettori comunisti, che restano piuttosto
scettici sull'Unione Europea. Consistente arretramento dell'AKEL cipriota,
che resta però ancora il partito più votato del GUE, in quanto
sopravanza, seppur di pochi decimali, Syriza. Ha ottenuto il 26,98% con
un calo dell'8,37%. Pesa ancora l'esito negativo dell'esperienza di
governo guidata dall'ex Presidente Christofias. I comunisti ciprioti
sono riusciti forse a ridurre le perdite con una linea molto più critica
nei confronti dell'Unione Europea rispetto a quella seguita prima della
recente crisi finanziaria.
Il Partito Comunista Greco
ottiene il 6,1% con un arretramento sul 2009 del 2,3%. Recupera
qualcosa sul risultato delle elezioni politiche di giugno 2013 (il
peggior risultato della sua storia), ma conferma un indebolimento
complessivo del suo consenso elettorale, nonostante il mantenimento di
una solida struttura organizzativa.
Una pesante sconfitta elettorale subisce infine il Blocco di Sinistra portoghese
che nel 2009 aveva ottenuto un risultato straordinario superando di
poco il PCP e ottenendo 3 seggi (uno degli eletti successivamente è
passato all'eurogruppo dei Verdi). Il suo seguito è più che dimezzato,
scendendo dal 10,7 al 4,6%. Già nelle ultime elezioni politiche del 2011
era sceso al 5,2%. Questo calo aggrava il precedente.
PARTITI EUROPEI
|
|
2009
|
2014
|
DIFFERENZA
|
Partito Popolare Europeo
|
EPP
|
274
|
220
|
-54
|
Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici
|
S&D
|
196
|
190
|
-6
|
Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa
|
ALDE
|
83
|
64
|
-19
|
Verdi – Alleanza Europa Libera
|
G-EFA
|
57
|
53
|
-4
|
Sinistra Unitaria Europea-
Sinistra Verde Nordica
|
GUE/NGL
|
35
|
51
|
+16
|
Conservatori e Riformisti Europei
|
ECR
|
57
|
47
|
-10
|
Alleanza Europea per la libertà
|
EAF
|
0
|
38
|
+38
|
Europa della Libertà e democrazia
|
EFD
|
31
|
34
|
+3
|
ALTRI
|
|
33
|
54
|
+21
|
Tre piccoli partiti, infine, hanno perso l'unico eletto che avevano. Si tratta del Partito Socialista irlandese (trotskista del Comitato per un'Internazionale Operaia) che ha pagato la rottura dell'alleanza con un altro gruppo trotskista. Il suo seggio è stato recuperato dal Sinn Fein e quindi resta nel GUE. Il Partito Socialista Lettone, marxista-leninista, si è presentato questa volta da solo e non in alleanza con i socialdemocratici di Saskanas e ha ottenuto un modesto 1,5%. Era l'unico partito presente all'Europarlamento alleato internazionalmente al KKE. Infine il Partito Laburista Croato da poco entrato nel GUE (la Croazia è nell'Unione da un anno), ha perso il seggio a causa del passaggio di molti elettori ad un nuovo partito ecologista.
Ho lasciato per ultimo il dato italiano. La Lista Tsipras
ha ottenuto il 4,03% superando di pochissimo la soglia necessaria per
ottenere europarlamentari. I tre eletti sono un giornalista
indipendente, un'esponente femminista di Rifondazione Comunista e un
rappresentante di SEL relativamente poco noto sulla scena politica
nazionale. Una composizione che si può considerare rappresentativa delle
diverse confluenze elettorali. Se si confronta il voto con quelle delle
due liste a sinistra del PD presenti nel 2009 si registra un
arretramento del 2,5%. Il confronto però non è omogeneo. Alcune delle
componenti presenti nelle due liste non sono confluite nella Lista
Tsipras per motivi diversi: i Verdi erano presenti stavolta con una
propria lista ed hanno ottenuto lo 0,89%; il Partito Socialista era
alleato col PD; il PdCI che non ha dato indicazione di voto per la
Lista, dopo la mancata accettazione di una sua candidatura. Si può
considerare quindi un dato elettorale grosso modo equivalente ma
ottenuto in condizioni politiche molto più difficili. A differenza di
tutte le altre forze richiamate finora, la Lista è per il momento una
semplice aggregazione elettorale e non soggetto politico a piena titolo.
Rimando a
successivi post altre considerazioni di carattere generale sull'esito
del voto alla luce delle diverse collocazioni internazionali, che a
livello europarlamentare confluiscono nel GUE.
Franco Ferrari
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