Almeno una metà degli italiani aspirava a non morire democristiana, ma è ormai chiaro che dovrà arrendersi a questo destino che le stano preparando i due topi di sacrestia e di cappuccio che rispondono al nome di Renzi e Letta. I tempi e i modi nei quali si realizzerà il progetto neo democristiano dipenderanno anche dal destino di Berlusconi che – salvato o meno – è ormai il passato. Renzi si proprone di guidare il gregge piddino in una transumanza vero il centrodestra, mentre Letta ha in animo di partire dal centro e aggregare via via i resti del partito berlusconiano che da aziendale si va trasformando in occasionale.
Così il premier pensa ad un’aggregazione governativa nel caso il cavaliere dia battaglia e si sfili dalle larghe intese, perché la tessitura sottobanco è nelle sue corde: perciò lancia messaggi in codice alla classe dirigente, mantenendo tutti gli assurdi impegni di spesa presi dai governi precedenti e fa balenare altri magna magna come le Olimpiadi. Solo un simbolo per far capire che una certa “filosofia” democristiana non verrà abbandonata. Forse a Renzi che non ha le chiavi del governo, conviene di più una persistenza di Berlusconi che gli lasci attaccata una parte più consistente del Pd, compresa quella socialdemocratica ridotta ormai allo stato di puro apparato e a logica di potere.
Anche per questo è difficile capire come si articolerà la vicenda del Cavaliere: se con un rinvio infinito o qualche salvacondotto sotterraneo. Alla fine si tratta proprio solo di un ricambio generazionale tra il tycoon senza scrupoli che prese l’eredità del pentapartito e i neodemocristiani di ultima generazione. Tuttavia non sarà un ritorno: la Dc che le persone con una certa età hanno conosciuto, non c’entra nulla con quella che si va costruendo ora. Quella non solo risentiva, soprattutto ai suoi inizi, dell’influsso del cattolicesimo popolare, ma era costretta ad essere “moderata” dalla presenza di un forte partito comunista e dall’esistenza dell’Unione Sovietica che teneva aperta in tutto il mondo occidentale la stagione keynesiana. La neo dc nasce in tutt’altra situazione e se ha qualcosa di moderato è solo nei toni e nella mancanza di idee proprie, nella caratterialità vaselinosa: ma la sostanza è destra liberista allo stato puro, con l’aggiunta di elementi di devozione al Vaticano.
Non è un caso che proprio in questo quadro si collochi l’aggressione alla Carta costituzionale, sentita come un ostacolo alla realizzazione di uno stato autoritario dove i cittadini siano solo formalmente chiamati a decidere, ma di fatto sottoposti alla dittatura congiunta del sistema politico e mediatico a sua volta succube dei poteri economici e finanziari. In un certo senso è un paradosso che l’ultimo ostacolo sia proprio Berlusconi, l’uomo che aveva riunito in una sola persona tutti e tre i poteri reali, politica, media ed economia, facendosi sfuggire l’unico ambito superstite, quello della magistratura.
Ma anche a questo sarà posto rimedio ed evidentemente agli italiani non dispiace visto che di alternative concrete, né marginali, né di carattere salvifico non c’è traccia e moltissimi si limitano a sperare che quella del Pd sia solo morte apparente, quando invece è chiaro che la sua stessa nascita era parte di questa logica. Moriremo democristiani e l’epitaffio sarà quello (falso) attribuito alla tomba di Geroges Bernanos: si prega l’angelo trombettiere di suonare forte, il defunto è duro d’orecchi.
Nessun commento:
Posta un commento