Quasi 35 anni fa veniva ammazzato dalla mafia, a Cinisi, Peppino Impastato, un giovane militante di DP che aveva fatto della lotta senza quartiere contro le mafie la sua ragione di vita. Non si era limitato a generiche invettive, ma aveva trasformato il suo microfono, quello di Radio Aut, in un megafono dal quale ripetere, ogni giorno, quasi ossessivamente quei nomi e quei fatti che dovevano restare oscuri ed oscurati, politicamente e mediaticamente.
L’8 e il 9 a Cinisi, e non solo, si svolgeranno iniziative per ricordare il suo impegno e il suo sacrificio. Eppure il suo nome continua a disturbare, a dare fastidio agli intolleranti di ogni natura e colore, a chi non ha mai digerito le sue battaglie per la Costituzione, per la legalità, contro le mafie, ma anche contro i fascismi della sua stagione.
Così a Tivoli una mano anonima ha sfregiato il monumento a lui dedicato, ha inneggiato ai “Camerati uccisi dall’antifascismo”, individuando in Peppino un simbolo di queste lotte. La città ha reagito in modo compatto, il monumento sarà ripulito, ma persino questo gesto postumo di odio è un grande riconoscimento alla forza morale e politica di Peppino Impastato, uno che continua a dare fastidio anche da morto. Non ci sembra poca cosa di fronte all’esempio di tanti che non non sono mai riusciti a dare fastidio ad una cosca neppure da vivi!
A chi non vuole dimenticare suggeriamo, infine, di sostenere la petizione per salvare il casolare su Change.org nel quale fu trucidato Peppino,diventato uno dei luoghi simbolici della battaglia contro le mafie, luogo di laico pellegrinaggio per tanti italiani. Quelle pietre debbono restare affinché come scrisse Peppino nessuno possa dimenticare che: ” La mafia uccide, il silenzio pure “.
Alla santificazione di Andreotti noi continuiamo a preferire il ricordo di Peppino Impastato e di tutti coloro che sono stati ammazzati per aver scelto non di contrattare, ma di contrastare le mafie, sempre e comunque.
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