venerdì 10 maggio 2013

Grillo, il “bene comune” è solo per gli italiani? di Giuliano Santoro, Micromega

Grillo: "Ius soli? Cambia solo con referendum". Vendola: "Rinnega diritti come i fascisti"
ROMA - Lo ius soli, in Europa, non è presente "se non con alcune eccezioni estremamente regolamentate". Lo scrive il leader del Movimento 5 Stelle, in un post sul suo blog, nel quale chiarisce che in Italia, "se si è nati da genitori stranieri e si risiede ininterrottamente fino a 18 anni", lo ius soli è già un fatto acquisito e spiega: "chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano". Non è la prima volta che Grillo si scaglia contro la questione della cittadinanza per i figli degli immigrati: a gennaio 2012 l'aveva definita una "questione priva di senso".

"Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma Qualche giorno fa sono stato contattato da quelli di Naga, storica associazione antirazzista milanese che costruisce solidarietà con migranti, rom e sinti. Il Naga pubblica un puntuale bollettino, la “Nagazzetta” e sul numero di maggio ragioneremo assieme delle ambigue, quando non inquietanti, posizioni di Grillo e del Movimento 5 Stelle sui diritti dei migranti (comparirà a giorni qui: http://www.naga.it/). “Il programma del M5S tace sui migranti – osservano quelli del Naga – Unica rottura del silenzio in campagna elettorale la presa di posizione di Grillo contro lo ius soli: una proposta ’senza senso’”.

Proprio oggi Grillo ha ribadito la sua contrarietà al diritto di cittadinanza per i nati in Italia. Solo se usciamo dalla serialità quotidiana che Beppe Grillo sapientemente mette in scena e mettiamo in fila alcune cose delle ultime giornate, abbiamo uno sguardo più lucido du quanto accade dalle parti del principale partito di opposizione al governissimo Pd-Pdl.
Andando indietro solo di pochi giorni, i grillini hanno: aperto al taglio dell’Imu ventilato dal governo di Letta e Alfano; annunciato di voler rinunciare ai rimborsi spese dei parlamentari eccedenti; giurato di non voler partecipare a spartizioni di poltrone; incontrato Stefano Rodotà (lacrime di alcuni deputati) e mostrato interesse per la Costituente dei Beni Comuni; rivendicato la presidenza del Copasir e della Vigilanza Rai; eletto 23 vicepresidenti di commissioni parlamentari; chiesto di derogare alla rinuncia dei rimborsi eccedenti perché “2500 euro non bastano”; incontrato gli imprenditori liberisti del Nord; promesso (per bocca del candidato sindaco Marcello De Vito) di voler sgomberare il Teatro Valle Occupato a Roma; rifiutato per l’ennesima volta la legge sulla cittadinanza ai migranti nati in Italia, con argomentazioni para-leghiste; progettato di voler trasformare il Nuovo Cinema Palazzo di Roma in una “Casa dei Cantautori” intitolata a De André (a totale insaputa di chi ha sventato che il Palazzo diventasse un casinò restituendolo ai cittadini: è la democrazia diretta a 5 Stelle, bellezza!); espulso il vicepresindente pentastellato dell’Assemblea Regionale Siciliana definendolo “pezzo di merda”; annunciato, per bocca di Beppe, di avere fatto “la più grande rivoluzione di questo Paese, d’Europa e forse del mondo”; preso in considerazione l’idea di armare i vigili urbani (sempre per bocca dell’aspirante sindaco romano De Vito, che intervistato da Giacomo Russo Spena ha anche detto che i venditori ambulanti di ombrelli disturbano gli affari dei negozianti); proclamato, via Organo Unico Beppegrillo.it, il 25 aprile e il Primo Maggio feste “morte”, “inutili” o “ipocrite”; garantito, sempre per bocca di Beppe e nello stesso discorso di prima, che “se non ci fossimo noi ci sarebbero forze veramente sovversive“.
Questo calderone un po’ demenziale eppure veritiero di posizioni aberranti e battaglie condivisibili, scelte ultramoderate e capacità di concentrarsi su aspetti secondari della Grande Crisi economica e democratica rende l’idea di quel magma indistinto che si muove nel Movimento 5 Stelle. È quella che ormai tempo fa abbiamo definito una “unità artificiale”, che tiene insieme capra e cavoli grazie alla retorica centripeta della “guerra santa alla Kasta” condotta da Grillo sul fronte mediatico-spettacolare e Casaleggio su quello organizzativo-strategico.
Non si diventa in qualche mese il partito più votato dagli italiani residenti in Italia alla Camera dei deputati senza accarezzare il senso comune più retrivo e non si affonda anche nel lato oscuro del paese. Quelli che, con pazienza e diplomazia invidiabili, stanno provando a dividere il grano dal loglio, lavorando affinché i grillini si muovano su posizioni “di sinistra”, devono sapere che costringerli a prendere posizioni nette e farli dialogare su basi paritarie con altri soggetti significa rompere quel meccanismo, fatto di obbedienze e omissioni spesso inconsapevoli oltre che, in alcuni casi, di buona volontà e comprensibile disgusto per la “politica”.
Il giocattolo a 5 Stelle probabilmente è divenuto troppo grande per poter continuare a restare in mano del Comico e del Manager che lo hanno costruito. E proprio perché è troppo grande, non è possibile prenderlo in toto e spostarlo di peso, con la forza delle ragioni e l’inerzia del posizionamento tattico, su posizioni che Grillo ha sempre rivendicato di rigettare e che parte del corpo sociale ed elettorale grillino disprezza apertamente.
Lo stanno capendo, con un po’ di ritardo, quelli che leggevano il voto a Grillo come semplice segnale di protesta, bravi ragazzi un po’ ingenui. Non è questo. Non è solo questo. Perché se il suolo è un “bene comune” da difendere anche dai migranti, si tratta evidentemente anche di altro.

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