lunedì 7 ottobre 2013

Costituzione e democrazia hanno bisogno della proporzionale di Raniero La Valle, Comitati Dossetti


Sulla base di un documento intitolato “La via maestra” (la Costituzione) firmato da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelski, Lorenza Carlassare, don Luigi Ciotti e Maurizio Landini e promossa da molte Associazioni, si è tenuta l’8 settembre 2013 a Roma un’“assemblea aperta” intesa a promuovere movimento e iniziative per la difesa e l’attuazione della Costituzione. I lavori si sono conclusi con l’indizione della manifestazione a Roma per il prossimo 12 ottobre.
Pubblichiamo qui l’intervento di Raniero La Valle, Presidente dei Comitati Dossetti per la Costituzione, che sono tra i promotori e i partecipi di questa complessa azione collettiva.
Confermo la partecipazione dei Comitati Dossetti per la Costituzione a questa iniziativa e all’impegno collettivo per la Costituzione e la democrazia, oggi così gravemente insidiate e minacciate in Italia. La lotta comune dei movimenti della società civile a presidio della Costituzione è necessaria non solo per interpretare e promuovere la coscienza costituzionale del Paese, ma anche per svegliare il Parlamento che spesso si fa sorprendere senza neanche accorgersene da iniziative di cambiamento e sovvertimento costituzionale, come è avvenuto con la precipitosa modifica dell’art. 81 e ora con la legge di deroga all’art. 138. La meritoria reazione parlamentare manifestatasi in questi giorni soprattutto grazie al Movimento 5 stelle, è partita in luglio quando la legge era stata già approvata in prima lettura e con procedura d’urgenza dalla Prima Commissione del Senato; ma probabilmente questa mobilitazione non ci sarebbe stata se prima non ci fosse stata la manifestazione popolare del 2 maggio a Bologna, il documento del 2 maggio dei giuristi dei Comitati Dossetti contro la progettata Convenzione e il grido d’allarme del 10 giugno degli stessi Comitati contro “la legge grimaldello” di deroga all’art. 138 approvata dal governo Letta il 6 giugno.
Giustamente è stato detto che l’iniziativa comune di oggi è solo un inizio. E infatti quando si tratta di difendere i supremi valori costituzionali e ripristinare l’onore, come ha detto Lorenza Carlassare, bisogna sempre ricominciare di nuovo. Tuttavia la battaglia per la Costituzione non comincia ora: l’attacco che le è stato mosso è cominciato nel 1989, alla rimozione del Muro, quando quello era il momento costituente per un mondo nuovo, e invece è partita l’offensiva contro il costituzionalismo considerato incompatibile con il profitto e la nuova competizione globale. Visto il tempo che ci stanno mettendo per neutralizzare la Costituzione, si può dire che questa non è una guerra lampo, ma è forse la guerra dei trent’anni, e la nostra difesa della Costituzione non è una corsa ad ostacoli, ma è una lunga maratona con una staffetta che si trasmette da una generazione all’altra.
Intanto non ci sono riusciti ad abbatterla, e la Costituzione è ancora lì. Ieri sera a piazza San Pietro c’erano centomila persone, tutte unite da due cose: la prima era che tutti si opponevano alla guerra contro la Siria; e la seconda era un grande, lunghissimo, collettivo silenzio che risuonava come l’alternativa più radicale in questa società di rumore e vane parole. Tra le centomila persone c’era una bandiera con su scritto: art. 11. Ciò vuol dire che l’Italia era presente in quella piazza, non con i suoi governanti infedeli, ma con la sua Costituzione.
Però io credo che per salvare la Costituzione e spingere ad attuarla, ormai non bastano più i documenti, le firme, le mobilitazioni dei giuristi e nemmeno le grandi assemblee. Se vogliamo ancora vincere c’è bisogno di qualcosa di più. Perciò vorrei proporre un tema che so controverso, che non è condiviso da molti tra noi, ma che io giudico decisivo. Ci vuole un patto tra tutte le forze più sensibili e lungimiranti, un patto da proporre anche ai partiti democratici e di sinistra, a cominciare da PD, per la proporzionale. Senza la proporzionale la Costituzione non si salva e la democrazia sfiorisce. E ciò anche perché nella nuova situazione, in cui tutto è in gioco, le Banche chiedono la rinuncia alle conquiste di civiltà e la sfida ai valori democratici si è fatta radicale, occorre fare appello a tutte le risorse, a tutti i soggetti che sono implicati in tale alternativa. Il crollo della Costituzione travolgerebbe tutti, e allora tutti devono poter combattere, e il modo in cui tutti possono farlo è una rappresentanza che sia veramente universale, non escluda nessuno e dia ruolo a tutti. Questo si può fare solo con la proporzionale, senza sbarramenti, senza che si taglino i “cespugli”, perché dai cespugli nasce il grande bosco e le minoranze, per quanto piccole, possono essere quelle che hanno in gestazione il mondo nuovo. Il suffragio universale e diretto è il cuore e la condizione della democrazia. Per metterla in sicurezza, bisogna ripartire da lì e riaprire, noi crediamo, questo tema anche tra noi.

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