Le
prossime elezioni europee sono probabilmente tra le più importanti
della storia recente della Ue e della Uem. Infatti, mai come ora
l’unificazione europea e in particolare quella valutaria appaiono
incidere sulle condizioni materiali di vita di centinaia di milioni di
salariati e sui livelli di democrazia in Europa come conosciuta nel
secondo dopoguerra. In particolare l’euro si sta rivelando come la leva
strategica usata dal capitale transnazionale per abbattere il salario in
tutte le sue forme e per trasformare la democrazia parlamentare
classica in democrazia oligarchica, in cui il potere degli esecutivi è
sempre più preminente rispetto ai parlamenti.
L’Italia è forse il Paese in cui questo
processo è più avanzato, sia dal punto di vista economico che
istituzionale. Il governo Renzi si sta dimostrando il governo più
conseguente nel portare avanti questa strategia fatta di ulteriore
precarizzazione del mercato del lavoro, privatizzazioni e stravolgimento
della Costituzione, della struttura istituzionale e delle leggi
elettorali. Il tutto allo scopo di ridurre la capacità della classe
lavoratrice di incidere sulla realtà sociale e politica. Il Pd, nel suo
insieme e comprese le minoranze interne, appare allineato alla linea del
governo Renzi e soprattutto ad una linea europeista.
In Italia e in Europa si sta producendo
una forte opposizione contro i trattati europei che arriva fino a
mettere in discussione l’euro. Spesso i partiti e i movimenti che si
fanno promotori di questa opposizione sono di orientamento piccolo
borghese e non raramente di stampo fascista o reazionario. Dunque, è
importante per noi essere presenti con posizioni chiare e radicali e
mantenere una mobilitazione antifascista, consci però che in questa fase
non è l’opzione fascista quella su cui punta il capitale, ma quella
oligarchica di marca anglosassone.
Per tutte queste ragioni è necessario
che il PdCI adotti una linea chiara contro i trattati europei (da
Maastricht al Fiscal compact) e ponendo la questione dell’abolizione
dell’euro e della Uem non come un tabù ma come una possibilità concreta
legata allo sviluppo della lotta per la difesa della democrazia e della
classe salariata italiana e europea. Nella sostanza la nazionalizzazione
di banche e settori strategici e il rilancio della lotta per il salario
diretto, indiretto e differito non puo’ essere compressa o differita
dall’applicazione delle misure di stabilità imposte a livello europeo e
dalla compatibilità con esse.
Riteniamo che partecipare alla campagna
delle elezioni deve essere occasione per diffondere la nostra critica
all’Europa del capitale transnazionale e rafforzare le posizioni dei
comunisti. Questo pone la questione della Lista Tsipras su cui resta la
nostra critica radicale. La lista è nata male, nel senso che sia gli
errori commessi dai partiti comunisti principali sia l’attivismo di
alcuni intellettuali, politicamente ambigui e mediaticamente sostenuti
da alcuni media, hanno impedito che la Lista si definisse nel modo più
consono ai nostri obiettivi. Tuttavia, riteniamo che vadano sostenuti,
per le ragioni dette prima, quei candidati comunisti, interni alla Lista
Tsipras, i quali abbiano dichiarato e dimostrato il loro appoggio e la
loro adesione ai nostri punti qualificanti: no all’atlantismo e alle
manovre destabilizzatrici di Ue e Usa in Ucraina e nel resto d’Europa e
soprattutto no ai trattati europei e all’ utilizzo dell’ euro come
strumento di ristrutturazione complessiva della società europea a favore
del capitale. Quei candidati i quali inequivocabilmente e senza
ambiguita’ andranno a rafforzare il Gue nel suo ruolo di alternativa a
PSE e PPE come afferma lo stesso documento di diversi partiti comunisti e
del Gue firmato da PdCI e PRC. In questo senso il Cf di Roma individua
in Fabio Amato l’unico candidato con queste caratteristiche tra quelli
dell’Italia centrale.
Approvato con un voto contrario e due astenuti.
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